Ricordare, dimenticare


Ho letto stamattina dei frammenti di un'intervista a Fernando Tavora, un architetto portoghese recentemente scomparso, e mi ha colpito questa frase:

"Dimenticare e' importante tanto quanto ricordare; e' un modo per selezionare, dunque una forma del ricordo. Per progettare e' necessario saper dimenticare, nell'architettura cosi' come nella vita".

La lascio qui per commentarla insieme se volete. Mi ha fatto molto pensare, soprattutto a tutte le proiezioni del passato nel futuro, che ci impediscono di vivere pienamente il presente. Si capisce cosa sto cercando di dire o resta tutto nella mia testa?

Il passato bisogna saperlo dimenticare a volte. Portarlo con noi come un peso, una zavorra non serve. E non e' sempre facile dimenticare, non e' facile.

E pero' non e' solo dimenticando che si riesce a volare in alto, leggeri sopra le nuvole?

Commenti

Anonimo ha detto…
Eh argomento molto interessante questo...ti mando un email perĆ² se non ti spiace :-)
Anonimo ha detto…
..credo che il passato non possa mai essere dimenticato.Il passato siamo noi e le esperienze che abbiamo vissuto, inevitabilmente, ci cambiano; anche se, il piĆ¹ delle volte, cadiamo in forme di recidiva compulsive e non so mai spiegarmi il perchĆØ!
A me capita molto spesso!....sarĆ² da internare?!
claudia
Fabio ha detto…
Il problema e' tutto nell'avverbio "inevitabilmente". Perche' invece la frase di Tavora dice il contrario, parla di saper dimenticare per lasciar spazio a nuovi progetti. "Let it be" in un certo senso, e passa oltre. Non lasciamo che le esperienze negative che abbiamo vissuto (un'offesa, un rifiuto, quello che vuoi) ci cambino. Il futuro e' sempre nuovo e va affrontato senza i condizionamenti del passato. E' un esercizio difficile, ma che alla fine ci fa stare bene. Sentivo stamattina "I feel just like a child" di Devendra Banhart, brano nel quale dice:

"From my womb to my tomb
I guess I'll always be a child
Some people try and treat me like a man
Yeah some people try and treat me like a man
I just they just don't understand"

Ed e' bello vivere cosi', no? Come diceva Andy Warhol: "La mia filosofia e': ogni giorno e' un nuovo giorno".

Perche' portare con se pesanti valigie di ricordi? Scegliamo solo i migliori e gli altri via, con leggerezza.
Anonimo ha detto…
Quello che dici e' molto interessante. Tuttavia ci sono cose, persone che voglio portare sempre con me; altrimenti non sarei piu' io. E pero' e' anche vero che se non si va avanti si resta fermi: bisogna morire per poter rinascere.
E' un processo lungo per me, e intanto il tempo passa..
Aldo
Anonimo ha detto…
E che dire del passato che va metabolizzato per capirci nei nostri gesti, nei nostri pensieri e reazioni e saperci quindi migliorare ma anche perdonare e amare per le nostre umane debolezze, scusabili shortcomings? Perche' dimeticare non sia fuga, non sia stagnare, non sia un lungo groundhog day...

baci
Fabio ha detto…
Le cose e le persone che porti con te ti fanno stare bene? Perche' e' questa la domanda alla quale dobbiamo dare una risposta, non credi?. Io porto con me tante cose e persone per abitudine, e poi queste abitudini finiscono per condizionarmi. La valigia diventa pesante e le pepite finiscono per essere soffocate da sassi di poca bellezza.
Fabio ha detto…
Anonymous -

Uhm, ma non e' che poi, perdono dopo perdono, finiamo per innamorarci delle nostre uname debolezze e crogiolarci negli shortcomings che dici? Guarda, in queste settimane ho fatto un po' piazza pulita di tante cose che tenevo in casa, sono andato a Oxfam con un bel sacco di vestiti che non avrei mai messo e tanta carta che si era accumulata e che stava soffocandomi. E che senso di leggerezza dopo. E quanto spazio per cose nuove. Dimenticare puo' essere anche una fuga, ma se la direzione e' quella giusta perche' non fare una corsetta? E per correre dobbiamo essere leggeri non credi?
Henry ha detto…
Secondo me il punto e' nella parola "selezionare". Tavora mica dice che si deve dimenticare tutto, fare piazza pulita dei ricordi sarebbe arido e inutile!

Il punto e' cosa decidiamo di tenere per "progettare" il nostro futuro. E qui si entra in un campo minato...perche io, nel mio bagaglio ho un sacco di ricordi che non mi fanno proprio bene ma ai quali non rinuncerei per nessuna cosa al mondo. Fanno e faranno parte per sempre dell'architettura della mia vita; io li ho selezionati tra mille altri e li porto con me forse proprio per il dolore che talvolta mi provocano (masochista che sono) ma sopratutto perche' lo spirito che vibra in me oggi si e' nutrito proprio di quei volti, di quelle emozioni, di quei ricordi.
Anonimo ha detto…
Ma metabolizzare vuole anche dire fare pulizia, e cosi' fscendo scavare, fare chiarezza...e meglio fermarsi con i propri pensieri ed esperienze che spazzarli di tutta fretta sotto il tappeto, dimenticandoci che siano mai stati nostri, noi...
Fabio ha detto…
Henry -

Hai provato a sbarazzarti di quei pensieri? E perche' resti abbarbicato a quelle rocce aguzze se ti tagliano le dita? Per paura di precipitare? Ma cosa c'e' poi la sotto? E quanto e' alto il salto? Come dici tu, il punto e' "selezionare" (modalita' attiva) piuttosto che nel "farci selezionare" (modalita' passiva) da esperienze, cose, ricordi, persone e tutto il resto che vuoi aggiungere.

Anonymous -

Sai cosa mi viene in mente? Che molto dipende dai punti di partenza. C'e' chi, come me (e forse come altri che stanno lasciando commenti) ha questa insana tendenza a ruminare ricordi, e c'e' chi non lo fa. Ti faccio un esempio. Se invece di parlare di liberarsi di ricordi avessimo parlato di gettar via oggetti, il post avrebbe fatto un effetto diverso a diversi tipi di persone. Chi ha la tendenza a tenere tutto, ad accumulare oggetti, lo avrebbe trovato rilevante. Chi invece butta via le cose appena si sgualciscono anche solo un pochino negli angoli, e cerca sempre le novita', avrebbe reagito con indifferenza. In ogni caso credo che Tavora non parlasse di "nascondere sotto un tappeto", ma proprio di gettare in un cassonetto sapendo che un minuto dopo passera' il camion che portera' tutto alla piu' vicina stazione di riciclaggio. I tappeti li rimuovi dopo un po'. Non e' quella la soluzione, sono d'accordo con te.
Anonimo ha detto…
"Dimentica, dimentica, che il dispiacere scivola ... la mia paura ĆØ vivere, uscire, amare e ridere .... "

Ci sono cose delle quali anche senza accorgerci ci dimentichiamo ... ma quelle alle quali siamo legati, positivamente o negativamente... quelle .. difficilmente le dimentichi.


Maya
Fabio ha detto…
E cosi' hai fatto un bel collegamento sugli ultimi due post (quello sul dimenticare e quello sulla paura di uscire). Se lo avessi lasciato dall'altra parte pero' avremmo fatto 30 commenti, una cosa unprecedented e si poteva festeggiare. Anche perche' ho bisogno di festeggiare qualcosa, da un po' non mi capita nulla che meriti davvero.

Il problema e' dimenticarle queste cose alle siamo legati da un campo energetico negativo, no? Altrimenti, temo, finisce che campi positivi e negativi si annullano a vicenda e non ci si muove, o al massimo si gira in un intorno molto limitato. Anzi addirittura viene da pensare che piu' x meno da meno, e quindi la negativita' tende a prevalere.
ele ha detto…
io rilancio con rilke:
importante ĆØ ricordare, ma ancora piĆ¹ importante ĆØ saper dimenticare
sempre tenendo presente che la definizione di un contesto ĆØ essenziale per regalare un senso a delle parole.. contesto di chi le pronuncia, quelle parole; e contesto di noi che le leggiamo.. (e con ciĆ² mi ricollego anche all'importanza dell'autobiografia, che volenti o nolenti ĆØ il nostro filtro interpretativo del mondo..)
Henry ha detto…
fabio -

si, ho provato a sbarazzarmene e l'ho fatto con tutta la forza che avevo...ma poi sono arrivato a capire che quei ricordi fanno parte di me, io "sono" quei ricordi e cercare di cancellarli sarebbe come cancellare una parte di me (tra l'altro la parte che amo di piu')...quindi: niente piu' tentativi di eliminazione, ma consapevolezza e superamento. Ed ogni tanto il rifugiarsi nella malinconia che quei ricordi generano...

"e il naufragar m'e' dolce in questo mare"
Fabio ha detto…
Ele -

l'autobiografia e' nostra per definizione. Decidiamo noi come riempirne le pagine. E' un nostro diritto discriminare i ricordi importanti e belli e quelli che in quel libro non vogliamo che entrino. E di ricordi belli e importanti ne abbiamo tanti per fortuna, da riempire parecchi volumi. Gli altri lasciamoli alle biografie non autorizzate ;-)

Henry -

eh come ti capisco. Cioe' capita anche a me di innamorarmi proprio di "quei" ricordi che invece mi farebbe bene dimenticare. C'e' questa romantica figura di loser che abbiamo letto in tanti libri e che continua a condizionarci. Ecco appunto, a condizionarci. Ma non si vive meglio senza condizionamenti?
Henry ha detto…
ma vedi fabio io non mi sento affatto un loser nel ricordare con nostalgia momenti che mi hanno segnato.

"soffri e sii grande!" questo e' l'insegnamento. le sofferenze sono le medaglie che prendiamo per la nostra sensibilita'. dobbiamo esserne fieri!
Fabio ha detto…
Essere fieri della sofferenza o del suo superamento? Mi sembra che il tuo intervento possa essere collegato al commento di Anonymous, che parlava di metabolizzazione anziche' di rimozione del passato. Forse sono sofferenze che sei riuscito a interpretare. In ogni caso a differenza di te io non sono sicuro di riuscire a essere fiero delle mie sofferenze, perche' un po' mi bloccano. Vorrei dimenticarle per poter "andare avanti".