A hard rain's a-gonna fall, part 3

Oggi, per la prima volta, un rapporto delle Nazioni Unite ha dichiarato che la vita in Iraq e' peggiore oggi rispetto ai tempi di Saddam Hussein:

The situation as far as torture in concerned in Iraq is now completely out of hand. The situation is so bad that many people say that it is worse than in the times of Saddam Hussein. You find these bodies with very heavy and very serious torture marks. Many of these allegations, I have no doubt they are credible.

Bodies often bear signs of severe torture including acid-induced injuries and burns caused by chemical substances, missing skin, broken bones (back, hands and legs), missing eyes, missing teeth and wounds caused by power drills or nails.

Commenti

Anonimo ha detto…
Tutto questo mi ha fatto venire alla mente quello che diceva mia nonna quando raccontava della guerra e dei tempi andati.
Premesso che i suoi fratelli nel '21 avevano partecipato a Livorno alla scissione dal partito socialista e che mio nonno ĆØ stato partigiano, quindi si puĆ² ben capire come la pensasse politicamante, affermava che il dopoguerra, dal punto di vista umano e della sopravvivenza quotidiana, fosse stato addirittura peggiore rispetto alla dittatura e alla guerra vera e propria.
... e la nostra cittĆ  fu tra le piĆ¹ bombardate.
"Si stava forse meglio quando si stava peggio"?
E' certo che lo scenario attuale ĆØ sempre piĆ¹ allucinante e vorrei aggiungere circa la notizia odierna di una delle presunte morti di Bin Laden un pensiero: se cosƬ fosse, o se potesse esserlo in futuro prossimo, che peso avrebbe sugli sviluppi plausibili di questa "nostra" storia?
Anonimo ha detto…
Questo post non c'entra nulla con l'Iraq, pero' da brava italiana anarchica ho pensato di metterlo qui... anche perche' non avrei saputo dove altro spedirlo.
Oggi ho finito di impacchettare vestiti, libri, CD, un po' di ricordi, ho salutato tutti gli amici di Londra, ho fatto un tour fisico e mentali nei luoghi della memoria e poi ho pensato che sarebbe stato ingiusto andarmene da Londra senza salutare e ringraziare una persona che mi ha tenuto compagnia per un anno con il suo blog. Nelle sere umide e rumorose di Hackney mi sono rilassata e divertita leggendo della imbianchina da urlo (per altro mi chiedevo se il meraviglioso Lee si sia mai piĆ¹ palesato) , i pomeriggi di studio sono parsi piĆ¹ sopportabili grazie a Regina Spektor nelle orecchie, a volte sparata a mille, a volte in sottofondo a cullare le ansie da studente "mature". E tutte le volte che sono finita al Barbican ho mentalmente ringraziato Fabiocalling (e il Compagno Beppe che mi ha consigliato il blog), perchĆØ la prima volta che ci sono andata ĆØ stata dopo aver letto un post e aver pensato "OK, proviamo al limite non mi fido piĆ¹ dei consigli sui posti (perchĆØ sulla musica, bĆØ insomma ho solo da imparare)". E come dimenticare Kat Power, Kick the darkeness till it bleeds sunlight (il mantra del mese degli esami), le riflessioni su quegli esseri alieni che sono gli americani (o erano i teletubbies???, trying to fly away might have been your first mistake, indignazione vera e non da salotto, Jonathan Coe, il 25 aprile virtuale che mi sono festeggiata da sola a Kew Gardens pensando che forse qui sono un po' barbari, e visualizzando il manifesto che avevo visto sul blog "per non dimenticare",... insomma tutto quello che mi ha dato serenitĆ , spunti visivi e mentali, risate e pensieri in questi mesi. Insomma, grazie Fabio, ti leggero' e (finalmente) ascoltero' dall'Italia.
Sto ascoltando Johnny Cash stasera, che chiude con "If I could start again, A million miles away I would keep myself I would find a way". Non so se mai troverĆ² la mia strada o il mio modo ma almeno ho trovato qualcosa di bello da leggere. Ciao ciao, g.
Fabio ha detto…
CC -

Nessuno sviluppo credo. Bin Laden, penso che almeno su questo i lettori di London Calling saranno tutti d'accordo (altrimenti avete sbagliato blog), e' stato soltanto il prestanome usato dalla CIA per l'ideazione e la realizzazione dell'attentato che e' servito come pretesto per occupare militarmente zone strategiche per il controllo dei flussi energetici. Per questo suo ruolo di migliore alleato degli Stati Uniti (di questi Stati Uniti, di quelli del terrorista internazionale George Bush) ha goduto, e finche' sara' vivo continuera' a godere, di protezioni straordinarie. Se anche fosse morto (e se fosse cosi' sarebbe per cause naturali), sarebbe nel migliore interesse dell'amministrazione Bush non farlo sapere alle masse ignoranti dei telespettatori. La guerra deve continuare, il fantasma dell'arabo cattivo dev'essere tenuto in vita fino a quando se ne trovera' un altro che giustifichera' nuove invasioni. Oppure fino a quando l'America decidera' di voltare pagina, magari eleggendo finalmente un leader democratico: Al Gore per esempio.

G -

Ho sempre pensato a cosa farei nel momento in cui dovessi lasciare questa citta', in quegli ultimi giorni prima di partire, addirittura nelle ultime ore. Vorrei prendere tempo per me, passseggiare da solo con la mia macchina fotografica all'alba, quando la citta' e' ancora addormentata, percorrere gli spettrali passaggi sopraelevati del Barbican, attraversare il Millennium Bridge, camminare fino al South Bank. Non potrebbero mancare nel mio giro di addio le stradine di Covent Garden. E poi i parchi. Attraverserei in diagonale St. James's Park, Green Park, Hyde Park, Kensington Garden, arriverei a Notting Hill e mi addentrerei in Holland Park. E non potrebbe mancare un'ultima visita ad Hampstead, alle sue strade tranquille e a quel parco dov'e' bello perdersi. E poi tornerei nella mia Clerkenwell, mi siederei a leggere le prime notizie nel Green. Ci vorrebbero molte sveglie puntate all'alba, ma ne varrebbe la pena credo. E penso che in piu' di un punto del percorso mi verrebbero i lucciconi. Il tuo messaggio e' bellissimo, mi ha fatto venire alla mente tanti ricordi (Lee l'ho visto una volta fuori da un cantiere, l'ho salutato ma si e' voltato dall'altra parte - e come chiunque mi conosce solo un po' puo' facilmente intuire, alla bella imbianchina non ho mai piu' telefonato, aspetto sempre che quel tipo di persone telefoni a me e non succede mai). E credimi, se tutti potessimo ricominciare penseremmo di fare cose diverse, ma alla fine ripeteremmo quegli errori che ci rendono persone uniche e in fondo speciali. Ti auguro buon ritorno, mi spiace non averti conosciuta, ma ci saranno altre occasioni ne sono certo. Come dice David Johanssen al termine del film New York doll, "God bless" (e poi, immagina che, come nel film, nella commozione generale, sui titoli di coda parte "Please please please let me get what what I want").