I dischi che ascoltiamo e quelli che ascoltano noi


Era evidente che si trattava di una lettrice. Una di quelle persone che leggono. Con concentrazione, con passione. Con tutta l'anima. Stava leggendo delle poesie e le sue labbra increspate scandevano silenziosamente le parole. Si sfrego' il naso con il bordo della mano, soprappensiero, tanto era concentrata su quello che stava leggendo. Perche' quando si leggono veramente delle poesie, sono le poesie che leggono te.

- Joyce Carol Oates, Three girls.

Ho letto queste parole stamattina, riascoltando il primo disco degli Smiths. E' bello rendersi conto che suoni e parole dei dischi che amiamo emergono da qualche parte dentro noi stessi, come per un fenomeno di assonanza. Si trasformano in immagini di ricordi, fotografie nitide, volti, luoghi. Quando si ascolta davvero della musica, e' la musica che ascolta te, verrebbe da dire.

Commenti

theBIGsun0f06 ha detto…
Mia madre oggi ad Edimburgo mi ha chiesto se la aiutavo a scegliere dei dischi da regalare a mia soralla, che ha 20 anni e un presente da dj alle prese con Rettore e roba da disco inferno. Avevo 5 minuti per scegliere, non ho esitato quando mi e' finito tra le mani Mr tambourine man, se ne e' parlato troppo bene, poi un Bowie perche' per iniziare mi sembra ottimo. Mia madre ha scelto Diana Ross e Jackson 5. Pentita di non aver aggiunto Elvis che ho ascoltato stamattina a colazione con una tovaglia bianca in una giornata limpida ed elettrizzante, ogni profilo piu' netto del normale. In the ghetto suonava come se nascesse nota per nota, per fissare il momento. Chi sa se apprezzera', forse i Byrds gli sembreranno da matusa e Bowie...non ci voglio pensare... comunque mia madre e' stata una grande. Evviva
Anonimo ha detto…
Singolare che anche io stia in questi giorni ascoltando il primo disco degli Smiths, il cui vinile consumai tanti anni or sono.
Quanto alla poesia (mi riferisco alla grande poesia), ĆØ semplicemente la forma piĆ¹ perfetta, necessaria, assoluta di linguaggio. Si aggancia direttamente alla parte piĆ¹ profonda e ontologicamente densa del nostro essere, si compenetra con la nostra essenza e se ne fa tutt'uno.
In questo senso ĆØ senza dubbio corretto dire che ĆØ la poesia a leggere noi, trattandosi dell'unico codice ermeneutico capace di dare ragione della complessitĆ  di una interioritĆ  e di interpretare l'altrimenti indecifrabile alfabeto dell'anima.
Nicola

PS. Probabilmente sarĆ² a Londra per tre o quattro giorni in Ottobre.
Se potrai mi farebbe piacere incontrarti, per parlare di musica o di arte, o delle nuvole, poco importa.
PiB ha detto…
verissimo...verissimo Fabio
Fabio ha detto…
Thebigsunof06 -

Non c'e' niente di piu' "fuori moda" di Byrds, Buffalo Springfield, Flying Burrito Brothers, e contemporaneamente nulla che ascolto piu' volentieri in questo periodo. Li ascolto e li faccio ascoltare a tutti quelli che conosco, e si armonizzano cosi' bene con il sole caldo di quest'estate che non ci vuole lasciare. Mi sembra un'ottima scelta. Ieri pomeriggio ero seduto fuori dal mio caffe' locale (Coffee @ Goswell Road) con amici vecchi e nuovi, e mi hanno raccontato di un bambino di 8 anni che cercava di "spiegare" Bowie a un suo coetaneo, una cosa che mi ha troppo fatto ridere. Bella l'idea della tovaglia bianca a colazione. Continuo a pensare che sia il pasto piu' esteticamente bello della giornata, con i colori della marmellata, il profumo del pane tostato, la scelta del te' perfetto per iniziare proprio quella giornata.

Nicola -

Sono d'accordo con te, in teoria, anche se la poesia "mi parla" meno rispetto alla musica o alla fotografia. Resta "ancorata al linguaggio delle parole", mentre a scuotermi sono soprattutto armonie e colori. Gli Smiths li riscopro periodicamente, ora e' "il momento del primo disco", cosi' ancora acerbo. Brano preferito del momento "Miserble lie": cinica, desolata corsa verso il nulla. In Ottobre dovrei essere qui sempre tranne dal 13 al 23.

Pib -

E tu sei un poeta, come dimostra "Il diario della lontananza", che mette i brividi.
Anonimo ha detto…
A proposito di Smiths: ad agosto sono stato in Inghilterra ed ho tristemente constatato che alla radio c'era la solita musicaccia anglofona che si passa anche qui in Italia ma ho notato con piacere che nei negozi di dischi, invece, spesso e volentieri qualche singolo degli Smiths capitava di sentirlo. Della serie: "Hang the DJs"?

http://qohelet.blog.tiscali.it
Fabio ha detto…
Esatto, le radio passano musica davvero trascurabile: Kasabian, Muse, ecc. E' incredibile come a Londra non esista una sola radio ascoltabile. Fa eccezione Radio 3 dalle 22.15 in poi, quando ci sono i vari Late Junction, Mixing It, Andy Kershaw, tutte cose che se sono a casa non perdo mai. John Peel non ha lasciato alcun erede purtroppo.