"Ghosts" ti prende allo stomaco, fa male e non va piu' via. Sono ormai giorni che penso a questo film senza riuscire a darmi pace. Soprattutto non trovo le parole per farvi parte di quella che e' stata un'esperienza cinematografica estrema senza precedenti.

I "ghosts", i fantasmi, sono gli inglesi, nel linguaggio dei cinesi immigrati. Gli inglesi ultra-razzisti dietro alla facciata di gelida formale accoglienza che nasconde il loro orgoglio basato sul piu' vuoto dei nulla. Il vomito rituale del fine settimana, le drammatiche villette famigliari suburbane, i debiti per comprare la macchina piu' ingombrante dei loro ancor piu' miserabili vicini, il gambling, le scommesse.

Un'economia che si regge esclusivamente sullo sfruttamento di "manodopera a basso costo", di esseri umani, esseri umani come voi e come me, che portano con se' lo stigma incancellabile di essere nati in una regione povera di questo pianeta. Che sono dovuti fuggire dalla miseria, a volte dalle guerre. Che hanno messo in gioco tutto per cercare di dare un futuro ai propri figli. Che si sono coperti di debiti, non per comprare il SUV e ancor piu' patetiche vacanze sul Mar Rosso ma un biglietto senza ritorno verso una terra che non conoscono. Per trovare un lavoro che permetta loro di dare da mangiare ai loro figli.

Il viaggio e' durato 6 mesi, su mezzi di fortuna, passando controlli con documenti falsi. L'ultima tratta avviene all'interno di casse saldate. Prima su un camion, poi su un traghetto, con l'aria che viene a mancare. Poi a un certo punto, per chi ce la fa, la luce. L'Inghilterra.

Fatta di materassi luridi buttati a terra, altri documenti falsi, uffici privati di collocamento, le strafottute agenzie interinali dello strafottuto Marco Biagi e del suo equivalente inglese che purtroppo probabilmente e' ancora vivo. Dove lavorano impiegati poveracci che ti offrono un lavoro solo se li copri di regalini, cioccolato e che sia di quello buono.

Poi il lavoro. Stabilimenti per l'impacchettamento di carne, catene di montaggio dove tutti sono vittime: gli animali pieni di veleni, chi li lavora, chi li mangia. Tutti tranne chi ci guadagna, e il film lo dice chiaramente: Tesco, Saisbury's, Asda. Orari impossibili e poi il salario, tanto sognato. Che pero' e' stato decurtato: dall'agenzia e dalle tasse. Il 44% di tasse. Quello che rimane sono 100 sterline settimanali, dopo aver lavorato dall'alba a notte fonda. Il prezzo dell'affitto e di un po' di cibo. Ma il cibo prodotto, gli immigrati non lo possono comprare.

Quando Ai Qin guarda le cipolle che ha colto con tanta fatica, e si rende conto di non poterle acquistare, ti sale dentro una rabbia che non e' possibile descrivere a parole.

E quando il lavoro non c'e' piu', e ci si deve trasferire su al Nord a raccogliere mitili, si accetta la prospettiva. Si ha ancora speranza. Ma poi la speranza si infrange. I raccoglitori locali organizzano una spedizione punitiva, distruggono il lavoro dell'intera giornata. Nessun risultato, nessun guadagno.

Ma la soluzione, ancora una volta, sembra esserci. Gli inglesi non sanno rinunciare a quel piscio che li rende in grado di socializzare quel minimo e allora perche' non raccogliere i mitili durante la notte, mentre i locali si ubriacano?

Forse ho gia' raccontato troppo di questo film, ispirato a una storia vera. Che forse non verra' mai distribuito fuori di qui. Prodotto da Channel 4. Il direttore e' Nick Broomfield, documentarista inglese che ha ispirato Michael Moore e Morgan Spurlock - quello del documentario anti-McDonald's "Super-size me", ricordate?

Si esce dal cinema devastati. Il genere di film che piace a me. Quello che ti apre gli occhi. Non ti fa uscire dalla realta'. La realta' la amplifica, la passa al microscopio, la mostra in tutta la sua tragica ingiustizia.

Una recensione vera la trovate qui.

[E parlando di cinema, lo so, non c'entra nulla, ma qualche sera fa sono stato a vedere il capolavoro di Bunuel "Belle de jour" sul grande schermo del National Film Theatre 1. Confesso di non averlo mai visto prima. Altra esperienza sconvolgente, ermetica, della quale non vedi il fondo. Un viatico per i sotterranei dell'anima. Con quel finale che mischia realta' e finzione e sembra dirti che in realta' non e' successo nulla, ti sei inventato tutto, le correnti magari si agitano sotto la superficie, ma questa rimane magicamente pacifica, perfettamente liscia, meravigliosamente normale].

Commenti

Myrea ha detto…
Il nome mi suona nuovo, grazie per la segnalazione!
Fabio ha detto…
Grazie a te per leggere. Ho aggiunto il testo, come promesso.
sonia ha detto…
Ho visto il trailer ieri, qui, sul tuo blog: mi è piaciuto parecchio.
Un film che sarebbe stato degno da Film Festival di Locarno, e sono convinta che, se lo avesse visto Frederic Maire, avrebbe apprezzato.

Ma perché non esce fuori dal paese britannico?
Anonimo ha detto…
Se volevi trasmetterci la rabbia che hai provato durante la visione ci sei riuscito perfettamente.
Mi ricorda un po' la storia dei raccoglitori di pomodori extracomunitari in Puglia, stra-sfruttati e picchiati.
Come possiamo procurarcelo?

Digio
Anonimo ha detto…
sembra più acido di Ken Loach (o dei pochi altri della sua generazione), più disperato, molto più pessimista.
Più attuale, insomma.
Speriamo in qualche premio a qualche festival (Torino?) altrimenti non ha speranza di distribuzione in IT. Non c'è nemmeno sesso! Magari si potrà comprare il DVD su Amazon...
grazie, terremo d'occhio
Auro
lophelia ha detto…
Grazie per avercene parlato, sarà più facile intercettarlo nel caso di qualche apparizione-lampo.
E grazie per ricordarci tutto il resto.
(proprio di Bella di giorno invece parlavo poche sere fa con un mio carissimo amico, e in particolare dell'ambiguo finale)
Anonimo ha detto…
mi sembra proprio una vera recensione invece, cosa dire di più?

è che forse non serve andare al cinema a vedere questi fantasmi, forse basta girare per certe strade di milano, o prendere certi treni vuoti dopo le nove di sera, dove ci sono solo quelle facce che raccontano quelle cose lì.
mi ha colpito quello che hai detto di Londra nel post precedente, a volte mi sembra di viverlo anche a me, qui, nella città in cui sono nato (ahimè) e praticamente sempre vissuto (ariahimè).
ripenso a una persona che se ne è andata a Londra più di vent'anni fa e mi domando cosa ha vissuto di tutto quello che racconti.
e mi domando dov'è, cosa fa in questo momento e se ripensa ogni tanto a quella Milano di ventiquattro anni fa, se prova almeno un po' di quella nostalgia che provo io e che mi tormenterà per sempre e che ancora adesso mi fa fare così tante cazzate.
poi mi chiedo che senso ha, essere devastatori e devastati allo stesso tempo, stare dentro questo sistema e poi vederne il lato mostruoso in un cinema e riferirne in un blog.
non lo dico a te in particolare, lo dico a me, agli altri, a tutti, io non sono marxista da sempre, lo sono sempre di più anche senza aver letto una riga di Marx.
eppure non riesco a far null'altro che scrivere qui o altrove esprimendo rabbia che si perde nel nulla.
ma è possibile che non esista più quanto meno l'idea del riscatto, della trasformazione, della liberazione, di un futuro?
è possibile ci sia solo questo nulla o questo inferno da vedere al cinema?
Fabio ha detto…
Sonia -

Potrebbe uscire dall'Inghilterra, ma non credo abbia la forza per uscire dal circuito dei festival. E' un film molto inglese, ricorda un altro film inglese, "Out of this world" di Michael Winterbottom. Anche quello non mi sembra si sia visto da noi. E poi c'e' un altro fatto, che tutte le volte che torno in Italia mi da' fastidio, ed e' il doppiaggio. Perche' non lasciare i sottotitoli? Nessuno spettatore al di sopra dei 7 anni credo abbia problemi di lettura. E allora come mai devono fare parlare i cinesi in italiano da noi? Si perde moltissimo con il doppiaggio.

Digio -

Ora in nessun modo, ma tra un po' credo che su siti inglesi come Fopp o HMV potrai procurartelo. E vale la pena, vedrai. Come dici tu, ci sarebbe materiale anche in Italia per girare un film simile.

Auro -

Il maestro resta Loach infatti. Anche se sono anni, da "Riff raff" forse, che Loach non realizza un film cosi' acido e al contempo commovente.

Lophelia -

"Belle de jour" e' tutto in quel finale. Io l'ho interpretato con il fatto che, nonostante tutto, sofferenze e tutto il resto, sono molte le occasioni nelle quali teniamo tutto dentro. Vivendo come se di nulla si trattasse.

Francesco -

Tocchi un punto molto importante. Cose da fare ce ne sono tantissime, alcune davvero con poco. In Iraq, per esempio, sono morti 260 mila bambini da quando Bush e il suo leccapiedi inglese hanno deciso cosi' magnanimamente di esportare la democrazia. Alcune di queste vite spezzate si sarebbero potute salvare con pochissimo. Ci sono stati bambini morti per la mancanza di mascherine per l'ossigeno. Costo: 95 centesimi. Altri per la mancanza di fiale di vitamina K. Costo: 1 euro. Addirittura alcuni morti per infezioni dovute alla mancanza di guanti chirurgici. Costo: 3 centesimi. Si possono salvare vite con pochissimo.

Sull'essere devastatori e devastati pero' non so. Ci sono molti devastatori e devastati anche fuori dal sistema. Non so se sia necessario uscire del tutto. Se tu prendi le risorse dal sistema e le dirotti al di fuori del sistema stai gia' facendo qualcosa. Se guadagni un salario da una multinazionale e compri prodotti di altri multinazionali, stai facendo la tua parte per rigenerare il sistema. Se pero' guadagni un salario da una multinazionale e compri prodotti del fair trade, hai tolto ossigeno al sistema stesso. Cioe' il discorso dentro e fuori dal sistema e' piu' complesso di quanto sembra, non trovi?