Piove qui a Londra. Il cielo e' grigio senza colore. Le previsioni del tempo per i prossimi tre giorni non lasciano sperare in un cambiamento. Non rimane che riascoltare 1969 (Polydor 1971) e adagiarsi sulle sue parole:

Sitting here at the window
warm and cosy as can be
all the raindrops are dancing
and they're smiling up at me

(da Lullaby).

[Di 1969 e' disponibile una ristampa di questa etichetta di Canterbury alla quale potete chiedere di mandarvi il disco direttamente a casa. La bella foto del retro-copertina e' sua - citazione necessaria dopo che Domenica scorsa ho dovuto tagliare un po' brutalmente le sue chiacchiere con la pubblicita', appena prima del GR delle 22.30].

[Ecco cosa scriveva il mio amico Alessandro Achilli su Musica Jazz di Novembre 2006 a proposito di questo disco:

Nel 1969 il ruolo di pop star da poco conquistato con i Trinity di Brian Auger andava già stretto a Julie Driscoll, che decise quindi di abbandonare quella strada (si parlava persino di lanciarla nel mondo del cinema, facendo leva sulla sua bellezza) per intraprenderne una nuova. Il suo produttore, Giorgio Gomelsky, non ebbe a ridire e anzi la incoraggiò a incidere i brani che lei da qualche tempo scriveva e proponeva come siparietti solitari nei concerti con i Trinity. Le consigliò anche di farne arrangiare alcuni da un giovane pianista, Keith Tippett, del quale le fece ascoltare un demo (embrione dell'esordio «You Are Here... I Am There») che la colpì molto. Oltre al legame (artistico e sentimentale) che continua tutt'oggi, ne nacque la partecipazione di Tippett e di alcuni suoi fidi a «1969»: non passa inosservato l'intreccio di chitarra acustica, pianoforte e celesta in Those That We Love; e i fiati di Charig, Evans e Dean (che in quello stesso anno affiancarono anche i Soft Machine) contrappuntano e sospingono con i propri riff il cantato di A New Awakening e quello esaltante di Walk Down, che dispiega tutta la sapienza soul accumulata con Auger. I colori di quella terna fiatistica contagiano anche le belle armonie di Parkes-Wadsworth-Sulzmann in Leaving It All Behind (testi e titoli alludono al sofferto cambio di rotta), con i solismi di Jenkins che -- come Clyne, Tomkins e Spedding -- era invece nel giro di Ian Carr. In alcuni degli episodi con Godding, la voce comincia poi a saggiare il proprio registro meno «nero» e più acuto: non tanto nel glissando di Break Out (con i Blossom Toes) quanto nelle parti più morbide della delicata Lullaby, non a caso uno dei due brani (l'altro è The Choice, in trio con Downes e Clyne, dove par di sentire Julie Tippetts in controcanto a Julie
Driscoll) ripresi nel 1976 alla testa dei Butterfly -- Harry Miller, Godding, Charig e altri -- nei concerti di presentazione di «Sunset Glow». Ottima la rimasterizzazione, come sempre in casa Eclectic
].

Commenti

artemisia ha detto…
OT: Sai che stanotte ti ho sognato? Ho sognato che scoprivo che c'erano DUE Fabi, e che io per tutto il tempo avevo creduto che tu fossi solo uno. Avevi un gemello, e anche lui aveva un blog, e io non riuscivo più a capire chi avevo commentato e chi aveva commentato me. Un'angoscia!

Chiederemo lumi a Lophelia per un'interpretazione junghiana.
Scusa la divagazione.
:)
Fabio ha detto…
Molto "Lupo della steppa" tutto cio'. Di fatto mi ci riconosco molto nella tua angoscia. Dovresti vedere, di fronte a una qualsiasi decisione da prendere, che combattimenti all'ultimo sangue tra i due Fabi.
artemisia ha detto…
O-O
Il Lupo della Steppa è il libro che sto leggendo adesso, e me l'ha consigliato Lophelia.