C'e' vita sul pianeta


Tornato a Londra da Miami Sabato mattina alle 6 e mezza, il comandante che scendendo sulla citta' parla di pioggia e 14 gradi centigradi, io che guardo la mia maglietta leggera di Other Music e i miei combat corti mimetici con una certa preoccupazione, avendo tutto con me tutto tranne che qualsiasi cosa anche solo remotamente impermeabile.

Quello che toglie improvvisamente gioia e speranza e' il grigio che ti circonda, la mancanza di contrasto tutt'attorno. Tutto degrada in varie tonalita' dello stesso grigio, nulla si staglia, e' colore che non sa vibrare, sordo e spento, che non dice nulla.

In tutto quel vuoto cromatico emozionale, il primo disco che ascolto, appena tornato a casa, mi lascia senza fiato. I Life On Earth! sono un supergruppo messo in piedi da Mattias Gustavsson dei non eccezionali Dungen, ma caspita siamo ad anni luce di distanza da quella formazione svedese in termini di coinvolgimento emotivo.

Nei Life On Earth! collaborano con Gustavsson Mia Doi Todd e componenti di formazioni che ho amato (e molto trasmesso, se ricordate, ai tempi ormai lontani di Tropici e Meridiani): gli US Maple (che incidevano per la gloriosa Skin Graft) e i Town & Country (sospesi incredibilmente a strapiombo tra post rock e folk fingerpicking degli Appalachi).

I Life On Earth! pero' c'entrano abbastanza poco con tutti questi riferimenti. Pensate piuttosto a una sorta di punto d'incontro tra psychedelia inglese (Move, Action, Misunderstood, Barrett) e Tropicalia (soprattutto i gloriosi Mutantes), sul quale aleggia lo spettro del nostro Devendra. Con abbondanza di flauti, sitar, archi a decorare chitarre acustiche ed elettriche.

Il loro unico album si intitola "Look!! There's life on Earth!", esce per la svedese Subliminal Sounds, e se siete curiosi a questo punto di ascoltarli potete farvi un giretto sul loro Myspace.

Come dicono loro: The basic idea is to make music that celebrates the incredible and absolutely wonderful phenomenon of life on Earth, hoping to spread some joy to any possible listeners.

May beauty, love and joy prevail allora, nonostante tutto, e buon ascolto.

Commenti

Anonimo ha detto…
Guardando le foto Miami-Londra viene da riflettere sul perchĆ© Shakespeare sia nato in Inghilterra e non a Miami :-). A parte gli scherzi, in un'intervista di qualche tempo fa Robert Smith confessava che quando i Cure venivano in Italia, o in luoghi con un clima piĆ¹ felice, tendevano a perdere la consueta cupezza. q.
Andrea ha detto…
niente da aggiungere, perĆ² la vista di fabio o'californaro con abbronzatura e majetta a fiori vale poi la tirata contro il tempo di londra (dai, non ĆØ mica cosƬ male...!)
Edo ha detto…
ciao! sono un ragazzo portoghese. ho visto il tuo blog e mi ha piaciuto... mi sono permesso di aggiungerti come amico... spero non tiinporti!
ciao
Fabio ha detto…
Q -

In effetti ricordo una vecchissima copertina di Rockerilla, anno 1984 (lo ricordo perche' era uscita appena prima della mia maturita'), con un Robert Smith sorridente che leccava un gelato alla frutta. In ogni caso non ho mai considerato troppo cupi i Cure: anche sui loro dischi piu' deprimenti ci sono brani uptempo che non definirei proprio oscuri ("Play for today" su "Seventeen seconds", "Primary" su "Faith" per esempio). Fa eccezione solo Pornography direi, quello e' un disco davvero senza luce.

Andrea -

Credo tu abbia cambiato opinione sul tempo a Londra dopo questo ennesimo fine settimana di pioggia, interrotta solo da acquazzoni piu' forti della pioggerellina che non ha smesso di cadere. Un po' di abbronzatura quando sono tornato da Miami in effetti l'avevo, pero' niente magliette hawaiane, quelle direi che non e' il caso.

Edo,

Benvenuto, e beato te che puoi comprendere i testi dei Mutantes :-) Adesso ti linko anch'io.