Elliott e le corde tese

[Igor Stravinsky e Elliott Carter]

Nel Paese messo in ginocchio da 15 centimetri di neve, la situazione sta lentamente tornando alla normalita'. Hanno riaperto la Circle line, che non fa un metro che non sia sottoterra e che il sindaco Boris Bellachioma con una scrollata di caschetto aveva Lunedi' mattina deciso di chiudere, insieme a tutte le linee della metropolitana, dei treni e dei bus. Senza peraltro preoccuparsi di far buttare un granello di sale per sciogliere un po' di ghiaccio, cosicche' in questi giorni i marciapiedi erano gia' pronti per la gara di pattinaggio acrobatico delle Olimpiadi 2012.

Se qualcuno fosse ancora in dubbio sul fatto che questo e' un Paese allo sfascio, con una moneta che non vale piu' un cazzo e un'economia basata puramente sul debito e su operazioni finanziarie da mago di Napoli, ha avuto in questi giorni la riprova di quanto i sudditi di sua maesta' siano assoluti dilettanti in tutto. Del resto se avessero un minimo di coscienza collettiva avrebbero probabilmente gia' stampato le suole delle loro Doc Martens sulle chiappe flaccide della demente ottantenne e della sua corte di parassiti sociali che invece mantengono nella pinguedine.

Intanto lo sciopero contro i lavoratori italiani continua. E l'Independent oggi dedica la prima pagina al fatto che impediranno le assunzioni di skilled workers dall'Europa, per dare la precedenza ai laureati britannici. Delle volte mi domando perche' la civile Europa accetti sto popolo di nazionalisti che se ne infischia delle regole dell'Unione e non li lasci marcire nei loro pub e Topshop fino a quando saranno costretti a presentarsi a Bruxelles col cappello in mano. Per altro non credo manchi molto prima che questo succeda. Poi qualcuno mi chiede ancora perche' voglio scappare in Svizzera.

Ecco, in tutto questo scenario (e per calmarmi un po'), ieri sera sono stato alla Wigmore Hall a sentire i 5 quartetti d'archi scritti tra il 1951 e il 1995 dall'immenso Elliott Carter. Davvero fondamentale e' il terzo quartetto, scritto nel 1971. I musicisti sono costretti a suonarlo stando in piedi, tanto e' spaventosamente dinamico. Sembra di vedere una danza. Le partiture assomigliano a scarabocchi, per quanto sono dense di segni. Meta' del quartetto viene suonato da ogni musicista con le dita anziche' con gli archi. Musica di lancinante bellezza. Eccone un frammento:



[Elliott Carter]

[Confermato: stasera il mio intervento sulle librerie di Londra e' in replica alle 22 su Radio Popolare. Mi ha appena scritto Paolo Maggioni che mettera' sul sito della radio anche il podcast - appena riesco lo attacco qui. Eccolo].

Commenti

lophelia ha detto…
devo andare a cena alla pizzeria degli algerini ma alle 22 sarĆ² a casa, promesso:)
Fabio ha detto…
Non tardare mi raccomando! Buona la pizza degli algerini. Poi caffe' nel cinemino!
Anonimo ha detto…
c'entraniente, ma oh, ĆØ morto LUX INTERIOR !!!!!

ma porca vira di merda...

JC
Fabio ha detto…
Il tuo messaggio e' arrivato pochi minuti dopo una mail di Paolo Bandera, che include la comunicazione ufficiale pubblicata da Pitchfork, che riporto:

"Lux Interior, the awesomely ghoulish frontman for sleazed-up New York rockabilly OGs the Cramps, died today in Glendale, California, as the Daily Swarm reports and an official statement confirms. He suffered from a heart condition.

Interior, born Eric Lee Purkhiser, formed the Cramps with his wife, Kristy "Poison Ivy" Wallace, in 1976. Although the band played CBGB a lot and was a part of the whole NYC birth-of-punk thing, but they didn't really fit in with pummelers like the Ramones and the Dictators or art-school types like Television and Blondie. Their sound was a slow, deranged, almost sensual take on 50s rockabilly: lots of guitar fuzz, no bass, tempos slowed to a slithery crawl. Before even the Misfits, the Cramps jammed their songs full of allusions to trash culture and long-forgotten B-movies.

The chemistry between Interior's halting, insinuating growl and Ivy's snakey surf-informed guitar lines remains one of the great iconic pairings in American underground rock. The Cramps even coined the term "psychobilly." Their 1981 sophomore album Psychedelic Jungle is a very serious must-have.

Onstage, Interior was always a proud member of the Iggy Pop school of self-sacrificing showman: climbing all over the stage, stripping down, rolling on the ground, generally showing no regard for his physical well-being. But he also had absolutely nuts timing and some truly great, theatrical facial expressions. He was a showman, not a performance-artist. And no less an authority than Ian MacKaye has often named a late-70s Cramps gig at a DC college as a hugely formative influence on the DC hardcore scene, even though those bands really couldn't have sounded more different than the Cramps' greasy throb.

Over the Cramps' three decades years of existence, Interior and Ivy plowed through a small army of supporting musicians, always remaining as the band's center. Against all odds, the band remained active up until very recently, though they weren't playing live shows too often anymore".

Lux Interior me lo ricordo molti anni fa, al termine di un loro concerto all'allora Odissea 2001 (non so come si chiami ora). Ero un ragazzino, e i Cramps li adoravo. Non chiedermi come, ma riuscii ad arrivare al backstage, dove lo stavano medicando per una ferita all'addome che si era provocato con una bottiglia rotta.

Quando mi vide, con disco e pennarello nelle mani, chiese gentilmente all'infermiere di fermarsi un attimo, e come un signore mi scrisse una dedica e una firma. Altrettanto gentile fu Poison Ivy.

Un gruppo immenso i Cramps. Grazie Eric.
Anonimo ha detto…
la prima volta li ho visti al Dingwalls ( esiste ancora ?) poi supporter dei Police a Milano...
all'odissea non c'ero !
Anonimo ha detto…
mi immagino le reazioni di chi era lƬ per vedere i Police. A Torino narrano che fu un macello autentico, sopra e sotto il palco.

JC
Fabio ha detto…
P e JC -

Era il 1980 e io ero troppo piccolo per andare ai concerti a Milano. Pero' lessi (e ho conservato) un formidabile articolo vintage di Claudio Sorge su uno dei primi Rockerilla che descriveva meravigliosamente quell'atmosfera.

Il pubblico ebete dei Police che prende a bottigliate i grandissimi Cramps in attesa di sentire per la milionesima volta Don't stand close to me e altra simile merda.

Chissa' come si sentono adesso, e soprattutto se hanno finalmente capito l'assurdita' del loro gesto.
lophelia ha detto…
senza nulla togliere ai Cramps..i primi due dischi dei Police (cioĆØ prima di Don't stand..) a me piacevano! e neanche ero una fan di Sting.
Fabio ha detto…
Sono gli unici che posseggo peraltro. Gia' col terzo si capiva che la festa era finita - anche se non si potevano forse ancora prevedere certi abissi di straziamento...