Giorgio Federico Ghedini, Concerto all'aperto (Stradivarius, 2010)

L'aereo e' partito da Milano e arrivato a Londra con oltre un'ora di ritardo, ma e' stato lo stesso un viaggio particolarmente piacevole. Mentre sorvolavamo le Alpi, il cielo si e' magicamente aperto e da quel momento sotto di noi abbiamo visto trascorrere l'Europa innevata.

Passata la manica, ci siamo accorti che anche la Gran Bretagna era ricoperta da una coltre candida che, come ho avuto modo di constatare dopo l'atterraggio, rallentava piacevolmente il traffico verso il centro di Londra.

La musica ascoltata durante il viaggio si e' scelta da sola, come spesso accade. Un volume intitolato Concerto all'aperto, che raccoglie in realta' ben due concerti e una sonata per flauto e orchestra, composti tra il 1947 e il 1958 da Giorgio Federico Ghedini (Cuneo, 1892 - Genova Nervi, 1965).

Ghedini e' ricordato dai piu' per essere stato insegnante (al Conservatorio di Milano) di Berio e Abbado, ma la sua musica non e' apprezzata come dovrebbe essere. E' un errore secondo me, perche' queste composizioni da un lato sanno restare ancorate alla tradizione (rendendo omaggio alla musica barocca, tanto amata qui in Engadina) e dall'altro segnalano una tensione e un'apertura a dissonanze anche stridenti che le rendono, almeno a tratti, moderne (alcuni tra i passaggi piu' vivaci ad esempio possono far tornare alla mente la Sagra della primavera di Stravinskij).

Abbandonarsi a questa musica contemplando il mondo che scorre e' un piccolo piacere che ci viene concesso in quella capsula spazio temporale ancora in parte incontaminata che e' l'esperienza del volo (spesso, tempo ideale per immergersi in musica non necessariamente semplice).

Questi sono il terzo e il quarto movimento (un allegro moderato e un andante) del concerto detto L'Alderina.

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