Lansine' Kouyate' - David Neerman, Kangaba (No Format!, 2008)

Sono giorni grigi e piovosi qui a Londra. Da quando sono tornato credo di non avere ancora visto un raggio di sole.

Per limitare l'impatto di questo grigiore che entra nell'anima, sto ascoltando molta musica africana. In particolare sto sentendo la collaborazione (per il momento unica), invero non recentissima, del suonatore di balafon Lansine' Kouyate', dal Mali, con il vibrafonista francese David Neerman.

Potremmo definirlo un disco di afro-fusion, se trovate questa etichetta non troppo disturbante. Il punto di partenza e' la musica del Mali, pensate soprattutto a Ali Farka Toure', alla quale si sovrappongono di volta in volta elementi di jazz, funk, psichedelia, musica ambientale.

Alcune tracce sono davvero silenziose, altre piuttosto distorte (vengono in mente addirittura certe atmosfere Miles Davis/ Herbie Hancock/ Weather Report di meta' anni '70). In tutte pero' si ha l'impressione che i due musicisti prestino molto ascolto reciproco, attenti a non sovrapporsi inutilmente. I loro strumenti, dalle sonorita' in fondo piuttosto simili, seguono linee melodiche distinte, senza arrivare mai a saturare lo spazio sonoro.

Molto bella la traccia conclusiva: i due musicisti suonano, con grande rispetto, su una registrazione realizzata nel 1969 dai genitori di Kouyate (il cui padre era suonatore di balafon, mentre la madre era una cantante di musica tradizionale).

A pubblicare il disco e' la ottima No Format!, sussidiaria francese della major Universal, molto attiva nel fare incontrare musicisti provenienti da ambiti geografici e musicali differenti.

Ho trovato in rete un frammento di un concerto che il gruppo di Kouyate e Neerman hanno tenuto nell'ambito del festival jazz di Francoforte, lo scorso mese di ottobre. Sentirete che si tratta di musica che dona molta energia positiva, e fa stare davvero bene. Impossibile abbandonarsi alla malinconia con questa musica. La voglia di vivere si fa strada e ha la meglio anche su questo inverno senza luce.

La musica africana si conferma, ancora una volta, una riserva di energie senza fine.

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