Niente, cosi', volevo chiederti a cosa stai pensando



Quando tanti anni fa mi cancellai da Facebook (del quale confesso con un po' di vergogna di essere stato un early adopter su suggerimento di colleghi americani che mi coinvolsero assai prima che diventasse di moda, e dal quale appena mi resi conto di cosa si trattava fuggii a gambe levate) lo feci per la sensazione molto evidente di non avere "nulla da dire a tutti".

Il punto e' che (come immagino succeda a tutti voi) ho amici con i quali parlo di musica, altri con i quali parlo di politica, altri ai quali chiedo consiglio quando ho un problema, eccetera. Si tratta di persone in genere diverse, alle quali mi accomuna in particolare un interesse, o una passione, o il semplice (e preziosissimo) fatto che quando chiedo un'opinione su un problema che mi assilla mi ascoltano con interesse e mi danno consigli preziosi.

Pur ricacciandola indietro, la sensazione di cui sopra si sta ripresentando regolarmente quando penso a cosa scrivere su questo taccuino.

Mi piacerebbe che chiunque ancora mi legge, ci trovasse il Fabio che sta cercando: il Fabio appassionato di musica, il Fabio che ha scavato un solco tra Clerkenwell e il BFI, il Fabio che parla delle sue emozioni, il Fabio che ogni tanto si cimenta a disegnare con passione un nuovo ordine mondiale nel quale le parole d'ordine sono solidarieta' e pace e ambiente e cultura, il Fabio che si diverte a fotografare ogni cosa...

E vorrei, contemporaneamente, che questo succedesse senza che ci trovasse gli altri Fabi, quelli che non gli piacciono tanto.

Ma non e' possibile. E allora resto sempre in dubbio sul senso di tutto questo, e se non sarebbe invece meglio alzare il telefono e chiamare a un amico che non sento da troppo tempo, anche senza avere nulla di particolare da dirgli, solo per sentire la sua voce e farmi raccontare a cosa sta pensando in questo momento.

Tanto, alla fine, anche chi fa finta di crederci ha capito da un pezzo che non e' la presenza in rete che ci fa sentire vivi, ma quello che facciamo fuori di qui, nel mondo la' fuori, quello vero.

Commenti

rose ha detto…
Ciao Fabio! Ah che bello, tutte le questioni metadiscorsive a me care :)
Secondo me la questione non ĆØ vero vs finto, ma privato vs sociale. Essendo una persona fondamentalmente asociale, considero i social network una maniera comoda di tenere alcuni contatti che sono nella sfera medio-lontana ma che non voglio perdere. E per un tempestivo scambio di informazioni, pubblico ma mirato, trovo Facebook e Twitter veramente utili. Certo resto perplessa anch'io davanti a persone cosƬ espansive da discutere su Facebook faccende piĆ¹ adatte alla telefonata con l'amico! E su Facebook davvero c'ĆØ la perplessitĆ  di cosa condividere con chi.
Sul tuo blog secondo me non ĆØ proprio un problema, finisce per formare un testo con una sua coerenza: da tutte le tue sfere di interesse emergono spunti degni di nota anche per altri. E poi ben venga anche sui blog uno scambio di opinioni, ma secondo me ĆØ la loro forma di zibaldone a conservare sempre un senso (sempre che ci sia l'urgenza espressiva dell'autore; se prevale il desiderio dello scambio d'opinioni, in effetti ĆØ meglio parlarsi a tu per tu!).
Fabio ha detto…
Ciao Rose! Non e' affatto vero che tu e io siamo asociali. Magari siamo un pochino selettivi, come e' giusto che sia :)

Mi sono domandato varie volte che senso ha "tenere alcuni contatti che sono nella sfera medio-lontana" e sono giunto a una conclusione, anche in questo caso, selettiva.

Nel senso che se tenere contatti con le persone nella sfera medio-lontana sottrae tempo alle relazioni importanti, allora non ne vale tanto la pena.

Dopodiche' sono in una fase di sottrazione, eliminazione, liberazione di spazi. Ho recentemente portato a Oxfam di Angel una buona meta' di libri e vestiti che avevo in casa. E ogni volta che torno a Milano faccio un salto davanti a casa, da Dischi Volanti, a vendere pezzi della mia collezione di dischi che hanno preso anche fin troppa polvere (questa si' che e' una notizia ghiotta! Collectors announcement! :)

In questo modo ti circondi di oggetti che hanno significato, che acquistano nuovo risalto. E fai posto per qualcosa di nuovo e sorprendente.

Con le relazioni non e' tanto diverso secondo me: soprattutto considerando che buona parte della giornata, quella dedicata al lavoro, trascorre con persone delle quali ci importa poco (almeno per me e' cosi'), il tempo che rimane e' prezioso e va speso "to find in the otherness an affectionate sameness of spirit peering back" per citare un post recente.

Su una cosa non sono tantissimo d'accordo con te. Per me sarebbe bello se davvero si condividessero su Facebook "faccende piĆ¹ adatte alla telefonata con l'amico". Facebook diverrebbe in tale caso un luogo dolce e riflessivo, non la cloaca di slogan e brutte foto che e' adesso.

Spero che ti siano arrivati i saluti della Gio' e miei settimana scorsa da parte di P., e urge continuare questi nostri discorsi davanti a una buona pizza la prossima volta che saro' a Milano.

(E scusa se non ti ho risposto ieri, ma i tuoi messaggi richiedono risposte pensate e non frettolose :)
rose ha detto…
SƬ sƬ, la pizza, cosƬ poco tecnologica e cosƬ tanto sociale, ĆØ sempre la cosa migliore :)
Ti dirĆ² che in linea di principio sono favorevolissima a minimalismo e rarefazione, ma in pratica sono una costruttrice di complessitĆ ... il difficile ĆØ non cadere nella dispersione, ma continuerĆ² a provarci finchĆ© posso!
(Nella complessitĆ  rientrano anche varie tendenze collezionistiche, per cui ora che mi parli di Dischi Volanti, ehm...)
a presto
Fabio ha detto…
Quella che chiami dispersione ha una sua utilita' secondo me. Per esempio, i miei primi anni londinesi sono stati quelli della dispersione. Senza un periodo esplorativo nel quale ci si perde imbattendosi in mille scoperte senza sentire il bisogno di organizzarle (ma contemporaneamente acquisendo un quadro completo) non ha poi forse senso ritrovarsi facendo ordine.

E probabilmente si fa ordine/ spazio come preparazione per altre esplorazioni libere.

(Per me una margherita con tanto basilico!).
CICCILLO ha detto…
beato te che riesci a vendere pezzi della tua collezione di dischi! io le ultime volte che ci ho provato sono tornato a casa col sacchetto pieno, nessuno vuole piĆ¹ nulla...

Fabio ha detto…
Sicuramente rifiutano i promo, che sono proprio la parte della mia collezione che tiene piu' spazio inutile e che alla fine (trattandosi di bustine senza dorso col titolo) e' piu' difficile da archiviare.

Per gli altri, dipende. Ma i criteri mi sfuggono. Sono riuscito a vendere ciofeche pazzesche e altri dischi di qualche valore (che ero anch'io incerto se alienare) mi sono rimasti in mano.

Quando succede (collectors announcement # 2) a volte finisco per lasciare in giro (su tavolini, cassette delle lettere, panchine) cio' che non sono riuscito a vendere, un po' tipo book crossing.

Nella mia zona ti posso dire che Dischi Volanti paga poco ma ha una buona politica di cambio merce (e un bel catalogo tra cui scegliere). Il Libraccio paga invece cash.