Riflessioni sparse nella quiete irreale del sabato mattina a Clerkenwell (quasi una rubrica settimanale)



Avete gia' letto da qualche parte del concetto di cultural mining?

Si tratta di estrarre dai prodotti culturali dei quali facciamo esperienza dopo averli scoperti come accade spesso scavando sotto la superficie (o come mi piace piu' pensare, su vette molto alte) i "minerali" buoni e utili alla qualita' delle nostre vite (ai nostri processi di pensiero, alle nostre relazioni, ai nostri processi di scelta), separandoli da tutto il resto. Per esempio dal piacere puramente estetico, che da solo (parlo per me naturalmente) non basta.

E' una cosa che molti di noi fanno magari gia' spontaneamente, ma forse non cosi' consapevolmente. Mi viene da pensare che in alcuni casi il nostro giudizio su tanti prodotti culturali, esteticamente belli, indubbiamente innovativi, ma anche un po' fini a se stessi e "scollegati" dalle nostre vite cambierebbe.

A me per esempio vengono in mente decine di dischi incensati da Wire, molta poesia e molta arte contemporanea, magari assai concettuali, ma fondamentalmente poveri di quei "minerali" di cui sopra.

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