I dischi del 2015: # 1

JULIA HOLTER
Have you in my wilderness
Domino.

I can't swim. It's lucidity. So clear. E poi ancora e ancora e ancora. Per giorni dopo l'uscita di Have you in my wilderness il ritornello  e l'imprevedibile assolo di sax (un UFO) di Sea calls me home mi hanno accompagnato ovunque andassi.

Il quarto album di Julia Holter e' contemporaneamente naturale conseguenza del pop barocco contemporaneo di Joanna Newsom e Sufjan Stevens e della musica di ricerca del suo primo lavoro (Tragedy, che a Prospettive Musicali vi trasmisi al tempo della sua pubblicazione senza peraltro immaginare dove Julia Holter sarebbe arrivata).

Racconta storie struggenti e bellissime, che parlano di abbandono (Lucette stranded on the island), di scoperta di infinite possibilita' nel momento in cui si fanno a pezzi abitudini (Sea calls me home), di un'attesa della quale non si vede la fine (Betsy on the roof).

E' musica mai ascoltata prima ma che stranamente e nonostante questo suona familiare, come se fosse sempre esistita dentro di noi: per questo, quando eravamo convinti di avere asoltato tutto, Have you in my wilderness merita di essere considerato il disco piu' emozionante e riuscito del 2015.

Grazie "per l'ascolto", e a tutti i lettori di London Calling e agli ascoltatori di Prospettive Musicali gli auguri di un 2016 di serenita', pienezza, salute, con tante buone letture e tanta buona musica a accompagnare le nostre giornate.

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