I dischi del 2018: 4.


MARK TURNER/ ETHAN IVERSON
Temporary kings.

Il suono di Temporary kings e' piuttosto indefinibile. Sfugge ogni immediata categorizzazione rispetto alla collaborazione di Turner e Iverson sui dischi di Billy Hart, che si muove in un territorio piu' distintamente jazz.

Le atmosfere restano eteree e silenziose anche nei pochi momenti ritmici, come quando il pianista e il saxofonista americani si cimentano in una cover di Warne Marsh e pare di essere passati ad ascoltare un vecchio disco di Lennie Tristano.

Temporary kings riesce a fare stare insieme magicamente musica da camera e jazz, come un utopico incontro tra Debussy e Coltrane.

Richiede concentrazione e restituisce poesia.

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