Schedato e felice.



Niente di personale, soprattutto trattandosi di un giornalista che mi e' capitato di incontrare abbastanza spesso.

Pero' leggere un articolo cosi' fa cascare le braccia. Nel senso che da un giornalista di fama e esperienza ci si aspetterebbe indignazione rispetto a una schedatura razziale, non entusiasmo perche' la app che consente la schedatura, e che stanno testando da mesi, funziona.

Va bene, i tempi sono cambiati, accetto questa ulteriore conferma che appartengo a un'altra epoca. Lasciatemi pero' scrivere almeno nel mio blog che quelli la', di tempi, erano un pezzo migliori di questi.

Commenti

Claudia ha detto…
Secondo me, Franceschini ha semplicemente cavalcato l'onda della sua esperienza per scrivere un articolo rilevante, specie per tutti quegli italiani confusi, che ancora non sanno come e cosa fare. Certamente c'ĆØ poco da gioire su questa schedatura. Io stessa avrei potuto cavalcare l'onda e narrare con un post il mio lungo e sofferto rapporto con l'home office. Non l'ho fatto perchĆ© mi sono sempre rifiutata di divenire un canale di servizio per chi mi legge (della serie: "come trovare casa, lavoro, oyster card, eccetera a Londra) e l'unica volta che ho scritto un post sulla Brexit era a caldo e mentre ero ancora scioccata. Personalmente, mi sento Europea, anche se da tutte le parti si cerca di demolire l'immagine dell'UE e di infrangerne il sogno, anche a causa di populismi e nazionalismi obsoleti, ma preoccupanti. Tutte le scelte e le motivazioni che portano a decidere di farsi schedare/incasellare nel sistema britannico, io le vedo come le vedrebbe un antico Romano, cioĆØ eminentemente pratiche (pezzo di carta per viaggiare, lavorare, affittare casa).
Per il resto, sfondi una porta aperta. Questa non ĆØ la Londra che ci piaceva tanto un tempo... Ma forse eravamo anche come quegli innamorati con le fette di prosciutto sugli occhi, ed ora ci resta la cocente delusione...
Fabio ha detto…
Ciao Claudia, io credo che Londra sia vittima suo malgrado di questo suicidio collettivo, e per questo non riesco a guardare a questa citta' con ostilita'.

Londra e' stato un grande esperimento sociale, del quale sono contento di essere stato parte. Una citta' liberata da ogni nazionalismo, nella quale si parlano 300 lingue diverse. Quell'esperimento purtroppo e' finito, perche' le nuove leggi sull'immigrazione non consentiranno quel ricambio continuo che abbiamo visto in questi anni.

Spiace solo che a fare terminare questo esperimento siano persone che non ne sono state parte. Che non mettono piede qui da anni. Che non sono mai state in Europa se non per ubriacarsi tra di loro in Spagna.

Londra non e' Inghilterra, non e' Regno Unito. E' proprio un'altra cosa. Se provi a uscire di qui, te ne rendi immediatamente conto. Per questo coltivo ancora il sogno che un giorno dichiari indipendenza, cosi' come presto (tempo un paio d'anni, spero) fara' la Scozia.

Lo meriterebbe perche' se ci abbiamo vissuto per tanti anni e' perche' con tutti i suoi difetti e' stata una fonte di costante ispirazione, anche quando (ed e' successo un bel po' di volte) questo caos creativo e' stato difficile da navigare.