18/ John Trundle Highwalk.



Ho lavorato da casa tutto il giorno e stasera, avendo finalmente smesso di piovere, sono uscito a fare una passeggiata.

Arrivato al Barbican, ne ho percorso il perimetro in direzione Est. Poi mi sono fermato un po' su una panchina di John Trundle Highwalk, a pensare e a scrivere.

Di John Trundle Highwalk che sembra il titolo di una canzone di Bob Dylan, Quiet London che e' l'unica guida di questa citta' davvero essenziale se siete lettori di questo blog scrive: le canne che ondeggiano dolcemente, le ninfee galleggianti e l'abbondanza di fiori selvatici rendono questo angolo del Barbican quasi rurale.

Mentre ero immerso nei miei pensieri, si e' palesata una volpe molto bella. Non si aspettava di vedere un umano e io di incontrare lei. Si e' avvicinata pur restando a distanza di sicurezza e siamo rimasti un po' a guardarci. Incuriositi ma cercando di non disturbarci vicendevolmente. E poi siamo tornati a fare quello che stavamo facendo, lei a cercare la sua cena e io a scrivere.

Quando e' diventato troppo buio per annotare i miei pensieri sul mio Moleskine, ho ripreso a camminare sempre percorrendo il perimetro Est. Seguendo le sopraelevate tra gli uffici si finisce nella City, a quell'ora deserta.

Prima di tornare a casa sono entrato nel centro culturale. L'atmosfera di sera e' molto silenziosa. Ci sono un po' di persone che leggono e scrivono, per lo piu' immerse nei loro computer. Ma non tante.

Ho preso il programma di Luglio e Agosto e mi sono messo a leggerlo sotto a un lampione in riva al lago. A cavallo tra questi due mesi, Ludovico Einaudi che qui e' molto popolare terra' sette concerti consecutivi nella Barbican Hall che e' una sala da quasi milleduecento posti. Notevole. La presentazione dei concerti dice che il giorno in cui e' stato pubblicato, l'ultimo lavoro di Einaudi ha totalizzato due milioni di streaming.

L'unita' di misura usata, fa pensare. A me piacciono tanto i dischi, con le loro copertine, le fotografie e le loro note da leggere. Lo streaming, e magari pure sentito col computer, lo associo a una pila di fotocopie in bianco e nero e non rilegate di una rivista a colori.

E poi per me componenti importanti di ogni esperienza piacevole sono: l'immaginazione, l'attesa, il desiderio, la sorpresa. Senza, l'esperienza perde spessore, profondita'.

Tornando a casa pensavo che questo fanatismo per il tutto subito, questa moda collettiva dell'eiaculazione precoce simbolo definitivo di questi anni di Spotify e Amazon Prime, questa corsa senza freni alla gratificazione immediata e alla novita' che tra un'ora sara' gia' sorpassata da un'altra e da un'altra ancora, non riescono proprio a coinvolgermi.

Entrato in casa, ho messo nel lettore un vecchio disco di Susanne Abbuehl, abbandonandomi all'ascolto dalla prima all'ultima nota. E ho scritto questo post. 

QUIET LONDON.

Commenti

prospettive musicali ha detto…
Secondo me fa parte della «moda collettiva dell'eiaculazione precoce», della «novitĆ  che tra un’ora sarĆ  giĆ  sorpassata» anche la mania degli exit poll.
C’ĆØ una rincorsa fanatica a cercare di prevedere con molta approssimazione (o talvolta scazzando completamente) quali saranno i risultati, le percentuali, le cifre che aspettando poche ore si avranno invece per certi.
E anche tutti i dati parziali: ma perchƩ stare alzati tutta la notte continuando a discutere e interrogarsi ed esultare o deprimersi in anticipo, quando basterebbe invece attendere i risultati definitivi?
Probabilmente c’entra la finanza, di cui non so nulla.
Ma ho il sospetto che c’entri anche un modo “calcistico” di vedere le cose (al quale sono altrettanto estraneo): chi rimane sveglio tutta la notte ad appassionarsi per exit poll e percentuali provvisorie crede probabilmnete di assistere a una partita.
In realtĆ  ĆØ una partita giĆ  giocata, senza pubblico. ƈ solo l’esito a non essere ancora noto: si scrutinano i goal e i tifosi fanno cori imbecilli ogni volta che viene rivelato un pezzo di (via via meno presunto) risultato.
Preferisco la paura del portiere prima del calcio di rigore.
Alessandro
Fabio ha detto…
Mi trovi completamente d'accordo Alessandro.

Qualche giorno fa la tua collega Alba Bariffi ha condiviso questo articolo parecchio interessante:

https://theoutline.com/post/6447/ethics-in-news-consumption?zd=1&zi=imc3rkkx.

Parla della nostra ossessione per le news, specialmente quelle piu' polemiche e inutili. Essendo americano, l'articolo fa riferimento all'importanza che viene data ai tweet deliranti del loro presidente, mentre di temi assai piu' d'impatto sulle nostre vite come la sostenibilita' e le disuguaglianze sempre piu' offensive si parla all'interno di circoli chiusi.

Molte delle notizie che vengono comunicate in fretta e attraverso articoli sciatti e lessicalmente poveri si rivelano poi falsi allarmi o del tutto prive di fondamento.

In questo clima gli individui piu' culturalmente impreparati e facilmente manipolabili finiscono per facilitare l'ascesa di avventurieri che giocano senza scrupoli con la paura, come abbiamo visto accadere nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Ungheria e in Italia.
Andrea ha detto…
Questo commento ĆØ stato eliminato dall'autore.
Fabio ha detto…
Faccio una doverosa premessa. Questo blog non pretende di possedere verita'. Contiene riflessioni personali sul mio modo di interpretare il mondo.

Per esempio non ho parlato di regresso. Ho scritto cosa piace a me: ascoltare un disco dall'inizio alla fine, anche piu' volte. Leggendo i testi, le note. Guardando le fotografie.

Oggi ho letto questa frase: "Mi ci sono voluti molti anni per capire che un quadratino di cioccolata e' piu' buono di una tavoletta intera". Per me e' cosi'. Una piccola collezione di dischi ben selezionata e' migliore di tutti gli Spotify del mondo.

Pero' si puo' dissentire, ovvio.

Come io dissento che ci possa essere soddisfazione dallo scaricare musica illegalmente. E dissento anche dai numeri che suggerisci. Gli streaming aumentano in proporzione al calo delle vendite dei dischi.