21/ Porte aperte.



Il curriculum di un introverso figlio unico non sarebbe completo senza il fatto di avere imparato a leggere prima di andare a scuola. Credo che leggere mi piacesse tanto, allora come oggi, perche' mi ha sempre fatto sentire meno la solitudine.

Nel suo controbuto a A velocity of being, una raccolta di riflessioni sulla lettura, lo scrittore americano Alexander Chee ha scritto:

A book to me is like a friend, a shelter, advice, an argument with someone who cares enough to argue with me for a better answer than the one we both already have. Books aren’t just a door to another world — each book is part of a door to the whole world, a door that always has more behind it.

Negli anni ho preso l'abitudine, quando finisco un libro, di lasciare passare due o tre giorni prima di iniziarne un altro. In quei due o tre giorni non ripongo il libro che ho terminato in libreria. Lo lascio sul divano e ne rileggo alcune pagine, per fissarlo nella memoria.

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Ognuno di noi ha sviluppato piccoli rituali basati sull'esperienza di cio' che ci da' piacere.

Un altro esempio, per quanto mi riguarda, e' comprare dischi, perche' una volta che ho comprato un disco lo ascolto varie volte. Mentre se ascoltassi musica in streaming ne cercherei sempre di nuova e la qualita' dell'ascolto sarebbe superficiale.

Un altro esempio ancora e' il fatto che non ho mai smesso di andare al cinema. Una volta alla settimana mi prendo un po' di tempo per studiarmi per bene i programmi dei tre cinema che frequento qui a Londra - British Film Institute, Institute of Contemporary Arts e Cine Lumiere.

Leggo le descrizioni, le recensioni, guardo i trailers. Poi scelgo uno o due film che desidero vedere. Nuovi o di repertorio, non fa differenza. L'importante e' che si tratti di una storia che parli della vita. Una storia che potrebbe capitare davvero, non campata per aria. Senza eroi, con persone comuni.

L'attesa di quei momenti e' per me piacevole come il momento stesso. E mi piace la metafora che usa Alexander Chee, quella di aprire una porta, entrare in un altro ambiente. Se possibile non tanto diverso da quello nel quale si svolge la vita vera, per vedersi riflessi e, proprio per questo, riflettere.

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