37/ Il cinismo e i giudizi affrettati.



Qualche volta, leggendo vecchie pagine di questo taccuino - e a volte mi capita di farlo perche' la nostalgia di tempi passati e' un sentimento malinconico ma dolce - mi colpisce la sincerita' di alcuni miei scritti. Una sincerita' che sconfina tante volte nell'ingenuita'.

E' quella stessa ingenuita' che a volte capita di leggere anche in certe interviste, verso la fine, quando l'intervistato - un artista, un politico, un architetto, uno scienziato, insomma qualcuno famoso e distante - si scioglie un po' e racconta di se' con apertura e umanita', abbassando le difese.

Sono dichiarazioni che se lette freddamente fanno sorridere. Che ingenuo, che sentimentale, pensiamo.

Il problema non sono pero' quelle umanissime frasi rivelate un po' incautamente.

Al contrario, il problema io credo sia proprio la freddezza con la quale interpretiamo quelle frasi. La mancanza, non l'eccesso, di empatia e di una sana ingenuita'. Il cinismo. I giudizi affrettati.

L'ho definito un problema perche' il cinismo eleva una barriera invalicabile tra noi e la dolcezza del vivere, e va quindi respinto se vogliamo vivere bene le nostre brevissime, finitissime vite.

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