43/ Tinder.



Nel fine settimana, sono stato a Milano. Una campagna pubblicitaria che a Londra non avevo mai visto mi ha molto colpito. E' davvero onnipresente, soprattutto se vi spostate con la metropolitana.

E' la campagna dell'app di incontri Tinder, e contiene secondo me due errori, uno logico e uno piu' di sostanza.

L'errore logico e' evidente. Se e' cosi' bello essere single, come la campagna sostiene, allora non c'e' bisogno di usare Tinder.

L'errore di sostanza e' che essere single sia un'esperienza appagante.

Di quando ero single ricordo ancora la percezione tangibile di mancanza, di vuoto. Passare da un'esperienza superficiale all'altra, generava una dinamica ripetitiva di illusione/ delusione che quel vuoto lo amplificava anziche' colmarlo.

C'era sempre quest'aspettativa che quello spazio vuoto un giorno sarebbe stato riempito di senso. E' solo che non sapevo quando, e questo generava impazienza e una costante attenzione a ogni segnale.

Ogni volta che mi capitava di essere invitato a una cena con persone che non conoscevo, ogni volta che avevo una collega nuova, ogni volta che arrivava una nuova vicina di casa, ogni volta che si sedeva di fianco a me una fascinosa sconosciuta su un mezzo pubblico o al cinema, addirittura ogni volta che una lettrice lasciava un messaggio qui, cercavo quel segnale.

Essere single non e' un'esperienza appagante. Non e' nemmeno un'esperienza di liberta' come la campagna sembrerebbe suggerire. Anzi. Non c'e' liberta' piu' grande di quando si genera un dialogo profondo e si condivide l'esperienza del vivere con chi ci capisce, ci apprezza, sta dalla nostra parte e ci aiuta a realizzare noi stessi.

Se poi Tinder aiuta a trovare questa persona, ottimo. Ma il messaggio dovrebbe essere questo, anziche' quello illusorio e superficiale della loro campagna.

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