Sweet child of mine
Le regole della distribuzione cinematografica mi sono davvero oscure. Qui a Londra, dove non vengono mai doppiati, i film dovrebbero uscire immediatamente, cosa ci vuole a scribacchiare un po' di sottotitoli? E invece spesso bisogna aspettare mesi prima che una pellicola che voi in Italia avete gia' visto tutti passi anche da queste parti. E succede pure con film in lingua inglese (per fare un esempio, con "Le tre sepolture", che qui dobbiamo ancora vedere).
Insomma e' successo anche con "L'enfant", palma d'oro a Cannes l'anno scorso, che finalmente e' stato distribuito anche qui, ultimo Paese europeo immagino. Se non altro lo danno al mio cinema locale (il Barbican per chi ancora non lo sapesse), quindi anche con l'otite ho potuto percorrere i cinque sopraelevati e ventosi minuti che separano il mio soggiorno dalle poltrone della sala 2.
La storia, immagino la conosciate, e' quella di due sbandati belgi che hanno un figlio. Il padre decide di venderlo, all'insaputa della madre. La quale, naturalmente, ha un collasso quando lui, raggiante, le mostra i 5mila euro ottenuti dalla vendita. Seguono delle cose, che naturalmente non vi racconto.
Tutto questo per dire che anche per un appasionato del cinema dei fratelli Dardenne come me, entusiasta sia di "Rosetta" che di "Le fils", "L'enfant" e' un assoluto capolavoro. I film precedenti, pur bellissimi, erano un po' monocromatici, tendenti al grigio. L'ultimo film dei fratelli belgi invece non ha un istante sprecato. L'ambientazione e' superlativamente realista: asfalto, cemento, fango. I personaggi disperatamente romantici. La musica e' traffico, rumore di auto e scooters. Le vite sono sopra le proprie possibilita', sempre e comunque.
E' la realta', bellezza.
Insomma e' successo anche con "L'enfant", palma d'oro a Cannes l'anno scorso, che finalmente e' stato distribuito anche qui, ultimo Paese europeo immagino. Se non altro lo danno al mio cinema locale (il Barbican per chi ancora non lo sapesse), quindi anche con l'otite ho potuto percorrere i cinque sopraelevati e ventosi minuti che separano il mio soggiorno dalle poltrone della sala 2.
La storia, immagino la conosciate, e' quella di due sbandati belgi che hanno un figlio. Il padre decide di venderlo, all'insaputa della madre. La quale, naturalmente, ha un collasso quando lui, raggiante, le mostra i 5mila euro ottenuti dalla vendita. Seguono delle cose, che naturalmente non vi racconto.
Tutto questo per dire che anche per un appasionato del cinema dei fratelli Dardenne come me, entusiasta sia di "Rosetta" che di "Le fils", "L'enfant" e' un assoluto capolavoro. I film precedenti, pur bellissimi, erano un po' monocromatici, tendenti al grigio. L'ultimo film dei fratelli belgi invece non ha un istante sprecato. L'ambientazione e' superlativamente realista: asfalto, cemento, fango. I personaggi disperatamente romantici. La musica e' traffico, rumore di auto e scooters. Le vite sono sopra le proprie possibilita', sempre e comunque.
E' la realta', bellezza.
Commenti
Una cosa che ho notato e' che i critici inglesi sembrano piu' indipendenti dai grandi festival internazionali (Venezia, Cannes, Berlino, Sundance, ecc.). Se ne parla meno, e quindi i premi assegnati nel corso di queste rassegne non sono una grancassa pubblicitaria sufficiente a fare uscire il film in tempi ravvicinati.
Pib -
A Chicago pero' mi e' capitato di vedere autentiche perle di cinema indipendente americano che qui non sognamo di vedere nemmeno in DVD. Quella citta' in fatto di cinema mi sembra decisamente superiore a Londra. Considera che i gusti medi inglesi sono molto simili ai gusti medi americani: super-produzioni, roba che dovrebbe fare ridere, ecc.
Kit -
A differenza dei dischi, la sensazione che ho avuto durante i miei viaggi negli Stati Uniti e' che una parte minuscola, e non la migliore, della produzione cinematografica indie americana passa l'Oceano. Uno dei miei sogni resta andare al Sundance Festival infatti. Del resto qui a Londra arriva una frazione della splendida produzione francese, e siamo pressoche' confinanti.
Su Garden State visto poi a giugno scorso in una sala deserta (lo aspettavo solo io...?) volevo scrivere un post che poi non ho mai scritto. Con tutto il bene che posso volere a Zack Braff per Scrubs e il suo essere cosƬ adorabile, GS ĆØ un film sopravvalutato.
Certo lui alla sua opera prima fa *tutto* (dirige, sceneggia, fa l'attore principale, sceglie con gusto la colonna sonora indie che lancerĆ artisti prima di nicchia) ma poteva farlo meno buonista il film, e meno Mtv generation. Ha davvero della stoffa come regista perĆ² (due o tre scene davvero stupende) e mi piace come attore quando non riprende troppo JD di Scrubs appunto.
Voto 6 al sette dai. E mi ha fatto venire voglia x 20 minuti di scrivere un film anche a me :-)
(per dire io il finale l'avrei fatto alla The Graduate, ci stava davvero)
p.s.
scusa Fabio per essere andato fuori tema e per aver usufruito del tuo spazio
[E caspita si' 2 ore non sono poche, pensavo fossi piu' vicino alla Windy City].
Beh io ho deciso che dovevo *assolutamente* vedere Garden State dopo aver letto quella quote su imdb.
Andrew Largeman: "You'll see when you move out it just sort of happens one day one day and it's just gone. And you can never get it back. It's like you get homesick for a place that doesn't exist. I mean it's like this rite of passage, you know. You won't have this feeling again until you create a new idea of home for yourself, you know, for you kids, for the family you start, it's like a cycle or something. I miss the idea of it. Maybe that's all family really is. A group of people who miss the same imaginary place".
The Big Chill ĆØ un film stupendo, e per nulla buonista. Le poche vicende che sembrano finire bene in realtĆ lasciano l'amaro in bocca. Fortuna che c'ĆØ il soundtrack Motown ad addolcire il tutto.
[scusate ma ho buona memoria per i film che adoro]
"Big Chill" l'ho trovato particolarmente noioso...non che il film finisca bene e che e' tutto impregnato di "buonismo" americano ..hey e' una questione di gusti personali..tutto li. Non e' detto che i film che trovo interessanti siano poi interessanti per il resto dell'umanita'...:) Comunque magari prendo il film in DVD e ti dico visto che sono una di quelle centinaia di fans di "Scrubs"..
@ Myriamba: ora sono curioso di sapere anche la tua opinione
menzione d'onore ai fratelli d'ardenne che ti sciorinano un titolo meglio dell'altro (prima "the son", anche quello molto bello, e ora "the child" :-)
Tra l'altro abbiamo notato che ormai il cinema renoir e' stato trasformato in territorio francese: i prossimi e attuali film sono tutti francesi o francofoni, io spero in una rivisitazione dei film di leconte, che ha 50 anni ma ha fatto tipo 400 film, ovviamente sconosciuti
a proposito, dettaglio tecnico, io ho capito che il figlio "costava" 2500, e che poi il neo-padre ne avrebbe restituiti il doppio. Non per pignoleria ma per notare quanto poco si ottenga dal vendere una creatura