Bandiera gialla
Ieri sera ho visto un film sugli anni '80. Non degli anni '80, un film di fatto girato l'anno scorso, ma che ricostruiva storicamente quel periodo. Vorrei scriverci sopra un post e lo faro', ma ora il ricordo e' troppo fresco e non riesco a organizzarlo nel linguaggio delle parole scritte.
Vi ho raccontato questa cosa solo per dire che appena tornato a casa ho sentito l'esigenza di liberarmi immediatamente di quegli anni, di quelle atmosfere, di quei ricordi. E non ci sono storie. Per liberarti dagli anni '80 non puoi andare avanti, puoi solo andare ancora piu' indietro, a prima che gli anni '80 li inventassero.
Cosi' mentre mi preparavo una tazza di te', nel dubbio se mettere nel lettore un disco dei Byrds o qualcosa dei Buffalo Springfield, alla fine ho scelto il primo album dei Moby Grape. Il migliore del gruppo di San Francisco. Anno 1967. Ristampato dalla Sundazed. Che, lo so, e' meno simpatica di Numero, Water e Sunbeam, e in piu' e' associata alla Sony, ma il cui catalogo e' superlativo.
E' un disco che ogni volta che riascolti ti dice delle cose nuove. L'attacco ti prende sempre e comunque all'improvviso. Non c'e' preavviso, e' un getto di acqua ghiacciata. Non oso immaginare cosa potesse essere ascoltarlo allora, nei profondi anni '60. Non siamo ancora preparati adesso per una cosa del genere. Era punk, come punk erano Standells, Shadows of Knights, Blues Magoos. Solo che non lo sapevano.
Skip Spence arrivava dai Jefferson Airplane, ma non doveva starci troppo bene. Gli Airplane erano la summer of love, lui e i Grape dei ribelli senza causa. E le chitarre dei Moby Grape il ponte tra country rock e primigenio hard rock. Ci sono frammenti elettrici spezzati in questo disco che avremmo trovati anni dopo nei dischi di Steppenwolf, Led Zeppelin, Deep Purple, Cream. E pero' anche melodie che sono pura sognante California psychedelica, come dei Byrds virati a colori acidi.
Fin qui tutto bello. Poi c'e' il down naturalmente. Perche' that was then but this is now, e un po' di tristezza questo pensiero inevitabile lo porta con se' quando finisce l'ultima nota e torna il silenzio. E le bandiere piu' che gialle un po' le vedi ingiallite dagli anni. E alle volte, non sai mica piu' se fanno tanto bene queste operazioni nostalgia, e scaldarsi tanto, come volerla fare al presente che pero' e' qui, e ora, e non si scappa.
[MOBY GRAPE - Hey Grandma+Sitting by The Window]
Vi ho raccontato questa cosa solo per dire che appena tornato a casa ho sentito l'esigenza di liberarmi immediatamente di quegli anni, di quelle atmosfere, di quei ricordi. E non ci sono storie. Per liberarti dagli anni '80 non puoi andare avanti, puoi solo andare ancora piu' indietro, a prima che gli anni '80 li inventassero.
Cosi' mentre mi preparavo una tazza di te', nel dubbio se mettere nel lettore un disco dei Byrds o qualcosa dei Buffalo Springfield, alla fine ho scelto il primo album dei Moby Grape. Il migliore del gruppo di San Francisco. Anno 1967. Ristampato dalla Sundazed. Che, lo so, e' meno simpatica di Numero, Water e Sunbeam, e in piu' e' associata alla Sony, ma il cui catalogo e' superlativo.
E' un disco che ogni volta che riascolti ti dice delle cose nuove. L'attacco ti prende sempre e comunque all'improvviso. Non c'e' preavviso, e' un getto di acqua ghiacciata. Non oso immaginare cosa potesse essere ascoltarlo allora, nei profondi anni '60. Non siamo ancora preparati adesso per una cosa del genere. Era punk, come punk erano Standells, Shadows of Knights, Blues Magoos. Solo che non lo sapevano.
Skip Spence arrivava dai Jefferson Airplane, ma non doveva starci troppo bene. Gli Airplane erano la summer of love, lui e i Grape dei ribelli senza causa. E le chitarre dei Moby Grape il ponte tra country rock e primigenio hard rock. Ci sono frammenti elettrici spezzati in questo disco che avremmo trovati anni dopo nei dischi di Steppenwolf, Led Zeppelin, Deep Purple, Cream. E pero' anche melodie che sono pura sognante California psychedelica, come dei Byrds virati a colori acidi.
Fin qui tutto bello. Poi c'e' il down naturalmente. Perche' that was then but this is now, e un po' di tristezza questo pensiero inevitabile lo porta con se' quando finisce l'ultima nota e torna il silenzio. E le bandiere piu' che gialle un po' le vedi ingiallite dagli anni. E alle volte, non sai mica piu' se fanno tanto bene queste operazioni nostalgia, e scaldarsi tanto, come volerla fare al presente che pero' e' qui, e ora, e non si scappa.
[MOBY GRAPE - Hey Grandma+Sitting by The Window]
Commenti
E quali anni Ottanta, allora?
Quello alto e con gli occhiali ecc. ecc.
Si' pero' gli anni '80 li abbiamo vissuti. Abbiamo ricordi veri. Alcuni mica tanto belli, altri cosi' belli che tornare a rivangarli e poi confrontarli con il presente ti fa venire voglia di piangere e di rivolere tutto indietro: quel modo di vedere il mondo che pero' non avremo mai piu'.
Invece gli anni '60 e '70 no, quelli li possiamo solo immaginare: eravamo decisamente troppo piccoli. E ci possiamo immaginare davvero tutto quello che vogliamo.
Per questo e' un'operazione dannatamente pericolosa.
Musicalmente sono d'accordo con te: ti ricordi come si aspettava l'uscita di Rockerilla? E non deludeva mai. Il che vuol dire che sono stati anni fantastici da un certo punto di vista.
Poi pero' c'era tutto il mondo fuori dalle nostre camerette piene di dischi SST e Voxx, e quello bello non era.
In questo senso, il volume di Zen Arcade bisognava tenerlo davvero alto a formare una barricata impenetrabile tra noi e il mondo.
E' stato cosi' anche per te, giusto?