E adesso voglio vedere chi dice ancora che vado a vedere solo film di registi cecoslovacchi morti suicidi
[Billy e Picatchu, (foto: R.)]
Il centro commerciale N1 e' fatto in modo che non puo' piacere a nessuno. Non significa nulla, anzi e' il nulla.
Non trasmette quel senso che tutto e' perduto che ti prende quando il bus per Luton ferma a Brent Cross, e ti guardi attorno e vedi tutte quelle luci e tutti quei colori sparati dentro occhi e cervello e ti rendi definitivamente conto che con tutti i South Bank e le Tate e i Barbican di questa citta' non ci sono cazzi, quello che davvero le persone le fa godere come bestie e' lo shopping elevato a credo e rituale salvifico, e un altro telefonino che fa i video, e un altro jeans a vita bassa - uniche inconfutabili definitive prove che siamo vivi e ggiovani e moderni.
No, il centro commerciale N1 e' una cosa che mette una tristezza senza fine. Per fare una roba simile tanto valeva costruire un condominio e non pensarci piu'. Invece no, si sono accaniti, ci hanno fatto pure dentro una piazzetta, manco avessero lo spazio per farla. E tutt'attorno, sorpresa, Gap, Starbucks, French Connection, Wagamama. Quando si dice avere fantasia.
Poi, non contenti di cotanto sforzo creativo, ci hanno pure aperto dentro una sala per concerti, che hanno chiamato Islington Academy, di un gelo impressionante. Ci ho visto una volta gli Stereolab e mi vergognavo per loro.
E per finire, cosa manca, ditelo voi, un bel multisala. Si chiama Vue e non l'avreste mai detto fa pure quello parte di una catena.
Al Vue intanto non ci sono le casse, una roba del passato evidentemente. Ti guardi attorno, le cerchi ma mica le trovi. Ci sono le macchinette. Metti dentro la tua bella carta di credito segui le istruzioni e opla' che esce il biglietto.
Poi sali delle scale mobili, convinto di arrivare alle sale. Ma va. Ti trovi invece in uno spiazzo francamente impressionante, un cerchio piuttosto grande e illuminato con una luce da allevamento in batteria dove attorno a te vedi soltanto gente che beve Coca-Cola da secchi e arraffa pop-corn da scatoloni pieni fino all'orlo, ma davvero, scatoloni, tipo quelli che le persone normali usano quando devono fare trasloco. Devi passarci in fretta in quello spiazzo perche' l'odore da' il voltastomaco.
E infine, dopo una curva a 90 gradi, vedi le sale. Una in fila all'altra, dieci in tutto. Se penso a una rappresentazione dell'angoscia penso a quel corridoio.
Va be', perche' ci sei andato. Per due ragioni. Primo perche' a me piace provare un po' tutto. E secondo perche' per quanto abbia setacciato ben bene Time Out per studiare se esistessero eccezioni, Ratatouille qui a Londra lo danno solo nei multisala. E allora tanto vale scegliere quello piu' vicino a casa senza sforzarsi troppo.
Insomma, Ratatouille. L'avrete gia' visto tutti o ne avrete letto fino alla nausea e poi ne parlano comunque ovunque. Pero' anch'io voglio dire una cosa. Ratatuille nel suo genere e' un capolavoro. E' fatto della stessa poesia della quale sono fatti gli Aristogatti e la Carica dei 101. Davvero. E' solo che ormai siamo grandi e non sembra, ma e' cosi'.
E poi c'e' una scena, tipo un quarto dentro al film, che e' da ieri che mi torna in mente in continuazione. E' dopo che Linguini (il nome piu' geniale della storia dei cartoni animati) decide di salvare la vita a Remy e di farlo uscire dal barattolo e di portarlo a casa. E' quando Linguini si sveglia, e cerca Remy, e lo trova sulla cucina che gli sta preparando la colazione.
E ci sono due padelle davanti a Remy. In una c'e' un'omelette che sta preparando per il suo amico Linguini. E nell'altra c'e' un'omelette che sta preparando per se'. E l'omelette che sta preparando per se' e' molto piu' piccola.
A me quell'immagine si e' stampata nella mente e non va piu' via. E adesso datemi del retorico e dello sdolcinato mieloso, ma per me quella scena rappresenta benissimo l'amicizia. Il mettere il tuo amico davanti a te. Cucinare qualcosa per lui, e intanto che ci sei magari fai qualcosa anche per te, ma decisamente piu' piccolo e meno importante. Perche' al primo posto c'e' il tuo amico, c'e' il fatto che tu vuoi che stia bene, che sia a suo agio, che sia felice. E ti prendi cura della sua felicita'.
Poi certo, ci sarebbero altre cose da dire sul film, ma quello e' il compito dei critici cinematografici, e io non sono capace di raccontarlo un film, posso solo dire quello che mi ha colpito, e in genere sono particolari come questo che mi restano dentro per giorni.
[Ratatouille]
Il centro commerciale N1 e' fatto in modo che non puo' piacere a nessuno. Non significa nulla, anzi e' il nulla.
Non trasmette quel senso che tutto e' perduto che ti prende quando il bus per Luton ferma a Brent Cross, e ti guardi attorno e vedi tutte quelle luci e tutti quei colori sparati dentro occhi e cervello e ti rendi definitivamente conto che con tutti i South Bank e le Tate e i Barbican di questa citta' non ci sono cazzi, quello che davvero le persone le fa godere come bestie e' lo shopping elevato a credo e rituale salvifico, e un altro telefonino che fa i video, e un altro jeans a vita bassa - uniche inconfutabili definitive prove che siamo vivi e ggiovani e moderni.
No, il centro commerciale N1 e' una cosa che mette una tristezza senza fine. Per fare una roba simile tanto valeva costruire un condominio e non pensarci piu'. Invece no, si sono accaniti, ci hanno fatto pure dentro una piazzetta, manco avessero lo spazio per farla. E tutt'attorno, sorpresa, Gap, Starbucks, French Connection, Wagamama. Quando si dice avere fantasia.
Poi, non contenti di cotanto sforzo creativo, ci hanno pure aperto dentro una sala per concerti, che hanno chiamato Islington Academy, di un gelo impressionante. Ci ho visto una volta gli Stereolab e mi vergognavo per loro.
E per finire, cosa manca, ditelo voi, un bel multisala. Si chiama Vue e non l'avreste mai detto fa pure quello parte di una catena.
Al Vue intanto non ci sono le casse, una roba del passato evidentemente. Ti guardi attorno, le cerchi ma mica le trovi. Ci sono le macchinette. Metti dentro la tua bella carta di credito segui le istruzioni e opla' che esce il biglietto.
Poi sali delle scale mobili, convinto di arrivare alle sale. Ma va. Ti trovi invece in uno spiazzo francamente impressionante, un cerchio piuttosto grande e illuminato con una luce da allevamento in batteria dove attorno a te vedi soltanto gente che beve Coca-Cola da secchi e arraffa pop-corn da scatoloni pieni fino all'orlo, ma davvero, scatoloni, tipo quelli che le persone normali usano quando devono fare trasloco. Devi passarci in fretta in quello spiazzo perche' l'odore da' il voltastomaco.
E infine, dopo una curva a 90 gradi, vedi le sale. Una in fila all'altra, dieci in tutto. Se penso a una rappresentazione dell'angoscia penso a quel corridoio.
Va be', perche' ci sei andato. Per due ragioni. Primo perche' a me piace provare un po' tutto. E secondo perche' per quanto abbia setacciato ben bene Time Out per studiare se esistessero eccezioni, Ratatouille qui a Londra lo danno solo nei multisala. E allora tanto vale scegliere quello piu' vicino a casa senza sforzarsi troppo.
Insomma, Ratatouille. L'avrete gia' visto tutti o ne avrete letto fino alla nausea e poi ne parlano comunque ovunque. Pero' anch'io voglio dire una cosa. Ratatuille nel suo genere e' un capolavoro. E' fatto della stessa poesia della quale sono fatti gli Aristogatti e la Carica dei 101. Davvero. E' solo che ormai siamo grandi e non sembra, ma e' cosi'.
E poi c'e' una scena, tipo un quarto dentro al film, che e' da ieri che mi torna in mente in continuazione. E' dopo che Linguini (il nome piu' geniale della storia dei cartoni animati) decide di salvare la vita a Remy e di farlo uscire dal barattolo e di portarlo a casa. E' quando Linguini si sveglia, e cerca Remy, e lo trova sulla cucina che gli sta preparando la colazione.
E ci sono due padelle davanti a Remy. In una c'e' un'omelette che sta preparando per il suo amico Linguini. E nell'altra c'e' un'omelette che sta preparando per se'. E l'omelette che sta preparando per se' e' molto piu' piccola.
A me quell'immagine si e' stampata nella mente e non va piu' via. E adesso datemi del retorico e dello sdolcinato mieloso, ma per me quella scena rappresenta benissimo l'amicizia. Il mettere il tuo amico davanti a te. Cucinare qualcosa per lui, e intanto che ci sei magari fai qualcosa anche per te, ma decisamente piu' piccolo e meno importante. Perche' al primo posto c'e' il tuo amico, c'e' il fatto che tu vuoi che stia bene, che sia a suo agio, che sia felice. E ti prendi cura della sua felicita'.
Poi certo, ci sarebbero altre cose da dire sul film, ma quello e' il compito dei critici cinematografici, e io non sono capace di raccontarlo un film, posso solo dire quello che mi ha colpito, e in genere sono particolari come questo che mi restano dentro per giorni.
[Ratatouille]
Commenti
E' un film Disney in grande stile, computerizzato, ma con un cuore, per niente melenso. Penso che sia davvero geniale la sua capacitĆ di rappresentare la bellezza e la bontĆ dei capolavori di arte culinaria senza far provare la tortura dell'acquolina in bocca o le parolacce di Ramsay.
claudia
Bella la foto di Billie nel giardino di casa, anche se la luce non era un gran che.
ciao
Auro
E infatti riporta l'arte culinaria laddove immagino che al solo sentire il nome di Ramsay reagiscono come reagiamo noi... Hai detto esattamente quello che penso: un film Disney finalmente, di quei film Disney che mi ricordano quando eravamo bambini e un film Disney significava un film con un cuore.
Claudia -
Proprio come dici, sa in qualche modo dissacrare quel mondo. Io ci ho letto anche in qualche modo una critica all'idea di fast food, intesa come mangiare velocemente, senza pensare. Non so quanto possa c'entrare, ma anni fa trascorsi un periodo in un ashram indiano e li' ti insegnavano a gustare davvero il cibo. Il cibo va gustato infatti, assaporato proprio come fa Remy.
Auro -
Il battage pubblicitario e' un po' inevitabile, si tratta pur sempre di una grande produzione. Alla fine mi sono fermato a leggere i titoli di coda: non finivano piu'. E' un'opera titanica produrre un cartone del genere, ed e' ovvio che debbano rientrare nei costi. Ma una volta vinta la naturale resistenza, ti cattura dal primo fotogramma all'ultimo e ti proietta in un'altra dimensione, poetica e fiabesca. E' retorico e banale dirlo, ma e' vero: per due ore ritorni bambino e dimentichi tutto.
Ratatouille ĆØ davvero tanto bellino, anche a me ĆØ rimasta impressa la scena di cui scrivi, cosƬ come lo scambio di sguardi tra i due quando Linguini decide di aprire il barattolo e lasciare libero il topo... ahahaha, spettacolare!
La scena che citi e' me-ra-vi-glio-sa. Hai visto che c'e' quasi tutta nel trailer linkato qui sopra? Ogni tanto la vado a rivedere. Commuove e fa stare bene.
accidenti fabio...! se ne avessi parlato malissimo (tipo quello dei pinguini ti un paio di anni fa) non mi sarei sorpreso per niente!
Comunque non e' una recensione. Sto ben alla larga dal recensire qualsiasi cosa. Gia' dato, e per 10 lunghi anni, sul Manifesto. Qui mi diverto a scrivere quello che mi viene in mente (spesso sono adoranti peane in effetti adesso che mi ci fai pensare).
auro.m
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