E gridare aiuto aiuto e' scappato il leone

[South Kensington, Maggio 2008]




Che poi dare le perle ai porci delle volte e' pure divertente. E vedere di nascosto l'effetto che fa. Tu ti aspetti di sentire i Portishead, quelli del Martini a notte fonda, e ti trovi tra le mani atmosfere This Heat, ritmi Neu! e chitarre Sonic Youth. Voglio proprio vederli bere l'aperitivo sui Navigli ascoltando Silence. Un po' come allegare Y del Pop Group a Sorrisi e Canzoni o trasmettere l'Aleksandr Nevskji in russo la Domenica pomeriggio su Canale 5.


E i Massive Attack che ti organizzano un festival e fanno suonare Mark Stewart e i Gang of Four. E la Yellow Magic Orchestra. E i Gong.


Quel ritmo cardiaco sincopato e soulful lo trovi ancora ma devi cercare altrove. Ieri per dire ho cercato di ricostruire cos'avevo da fare di cosi' importante il 2 Novembre. L'agendina riporta l'appuntamento con un amico alle 19. Non risultano prelievi bancomat tra il 30 Ottobre e il 4 Novembre, entrambi fatti allo sportello locale della mia banca. La carta di credito indica l'acquisto di un biglietto da 10 sterline via Ticketweb, ma non dice per cosa.


Insomma boh. E' che mi sono perso un concerto davvero superlativo. Alla Royal Albert Hall per di piu', con orchestra e tutto quanto. Ho contato tutti i nomi. 40 in tutto. Archi, fiati, cori, tutto. Cinematic Orchestra, loro. Che io nemmeno li conoscevo anni fa, e poi Tom Chant che avevo conosciuto a un concerto improv nella chiesa locale di dove vivevo allora mi mise in lista per un loro concerto e pure la festicciola subito dopo, allo Shepherd's Bush Empire.


Io che delle volte in musica sono di un conservatorismo spettacolare a vedere un gruppo Ninja Tune non ci volevo nemmeno andare. Ma era quando a Londra non conoscevo nessuno e non sapevo che cacchio fare. E andai.


La Cinematic Orchestra dal vivo e' una roba che se non li hai mai visti non so proprio come descrivere. Come se l'Art Ensemble di Chicago rinascesse in versione soul jazz, con ritmi drum & bass soffici e appena suggeriti. La classe e' quella. Radici jazz colte e profondissime le loro, una coesione e un'abilita' strumentale impressionanti. Dei Jaga Jazzist di lusso.


Come questo Live at the Royal Albert Hall conferma, dal vivo le tracce dei dischi vengono dilatate, permettendo maggiori espressioni individuali, che restano sempre pero' molto misurate.


Gioielli del disco: All that you give, che apre questo live e apriva pure Every day, il loro album che preferisco. Flite con i suoi ritmi drum & bass suonati e contrappuntati per tutto il tempo dalla chitarrina funky, con quei fiati solenni. Breathe, che in questa versione commuove fino alle lacrime. Familiar ground che viene introdotta da overdrive intestellari e poi una chitarra che arriva dal lato oscuro della luna. Man with a movie camera che e' metamorfosi e trasformazione citazionista. Time & space, con Lou Rhodes alla voce. In pratica un po' tutto l'album.


Ecco, se proprio il nuovo Portishead non riuscite a digerirlo, London Calling vi ha appena suggerito l'Alka Seltzer.



[To Build a Home - The Cinematic Orchestra]

Commenti

Anonimo ha detto…
Come ti invidio Fabio!
Questa sƬ che ĆØ preparazione musicale.
Ecco perchĆØ la musica italiana sta andando (ĆØ andata da tempo, n.d.r.) in pezzi.

PerchĆØ i cosiddetti "Produttori Discografici" dovrebbero avere alle spalle un certo tipo di cultura, di entusiasmo.
Ed invece sono impresari solo del loro cachet, e se gli facessi leggere mezzo post dei tuoi, penso ti guarderebbero come se gli avessi chiesto di risolvere il problema della tettonica a zolle!

Scusa lo sfogo...sono pur sempre un batterista frustrato! :)
Fabio ha detto…
Credo che ci sia un po' di tutto nel mondo della musica. C'e' anche molto entusiasmo probabilmente, cosi' come ci sono una miriade di impiegati. Vale per la musica, per i giornali, un po' per tutto.

Qualche sera fa stavo sentendo Radio 3 della BBC e improvvisamente hanno trasmesso un pezzo di Gianmaria Testa, che in Italia non conosce nessuno. Sono cose che fanno pensare. Qui nessuno ascolterebbe mai Vasco Rossi e Caparezza, e invece un artista bravo e da noi sottovalutato e messo in un angolo e' riuscito a fare breccia nella programmazione di quella che considero di gran lunga la migliore stazione radio inglese.

Mi sembra un buon segnale: la qualita' che si fa beffe del marketing.
Anonimo ha detto…
i tuoi post sono sempre una boccata d'aria fresca in questi tempi stonati. devo dirti che a me pero' third e' piaciuto parecchio. non quanto i bad seeds nuovi, ma parecchio.
Anonimo ha detto…
Third ĆØ bellissimo e non poteva "non" piacermi. Ma andatevi a sentire il nuovo di Erykah Badu, please. E' il What's Going On di oggi, fatte le debite proporzioni.
Con piĆ¹ funkadelia e jazz metafisico, inoltre...

cheerz

JC
Fabio ha detto…
Forse non si capisce dal post, ma anche a me e' piaciuto da pazzi Third. E' stata una bella sorpresa. Ed e' giusto accomunarlo al disco nuovo dei Bad Seeds. Entrambi dischi carichi di tensione, forse anche un po' troppo carichi di tensione. Ti confesso che sto alternando al nuovo Portishead i due dischi incisi da Doug Dillard e Gene Clark nel periodo 1968 - 69. Bluegrass. Altri anni, altre speranze, altra positivita'.

Questi sono anni Portishead e Bad Seeds, senza dubbio.

JC -

Non sei il primo a consigliarmi quel disco. Un mio caro amico dopo averlo sentito mi ha addirittura telefonato e per almeno tre minuti ha usato solo superlativi assoluti. Io posseggo un po' di sue cose vecchie, ma adesso sono davvero curioso.

Nuovo soul, vecchio soul, l'importante e' che sia soul.