La Stefania C.
Stanotte ho sognato la Stefania C. Non ci sarebbe nulla di male nel sognare la Stefania C., devo averlo anche fatto parecchie volte in passato, senonche' al risveglio ho calcolato che la Stefania C. non la vedo da 24 anni.
Nel sogno incontravo la Stefania C., e per quello che mi sembra di ricordare non era un incontro casuale, perche' lei mi stava gia' aspettando. Era sera, il luogo era abbastanza tetro. La Stefania C. era seduta su una sedia, a un tavolino di quello che sembrava essere un caffe' deserto un po' Hopper e un po' Carpenter. Di fianco al tavolino, vicino a dove era seduta la Stefania C. stava una sedia a rotelle. La Stefania C. era ancora lei, ma il suo volto e il suo corpo erano deformati e terribilmente invecchiati.
La Stefania C. la conobbi in una scuola di un sobborgo di Londra, West Wickham, che entrambi frequentavamo quando avevamo 13 anni. Era una ragazzina bellissima, dai folti riccioli biondi, estroversa. Aveva la mia stessa eta', ma era molto piu' matura di me. E non so perche' quella ragazzina circondata dall'ammirazione di tutti avesse a un certo punto deciso di adottare quel ragazzo magrolino e timido che ero io in quegli anni. Ma fu cosi': inizio' a coinvolgermi in tutto quello che faceva, un po' come se desiderasse proteggermi dal mondo.
Tornati in Italia qualche volta riuscimmo a rivederci. Lei stava a Milano, io a Voghera, ci separava solo un'ora di treno. In piu' i suoi genitori avevano una casa a Salice Terme, dove stava il mio nonno. Stefania C. ci passava qualche fine settimana, e in estate anche un paio di settimane.
In quegli anni Stefania C. mi insegno' una cosa fondamentale. A scrivere per il puro piacere di scrivere. Una parola tira l'altra all'inizio non arrivano facilmente Fabio ma vedrai che ti piacera'. Iniziammo a scriverci lettere, lunghissime, una o due alla settimana. Cominciai a tenere un diario, sul quale scrivevo ogni giorno. Le parole iniziarono ad arrivare sulla carta facilmente e con naturalezza.
Le conservo ancora tutte quelle lettere, nella cameretta dove mi rintanavo per ore a rispondere. Non le rileggo da secoli, ma ce n'e' una che ricordo ancora come se l'avessi ricevuta ieri. E avevo 14 anni. Devi leggere questo libro Fabio. Si intitola Il lupo della steppa, e' di uno scrittore tedesco che si chiama Hermann Hesse. Dentro ci ho trovato te, con tutte le tue contraddizioni. E pero' non soffrire per quelle contraddizioni. Ci sono persone che sono capaci di vivere due volte, anche se attraverso mille conflitti interiori.
Quella lettera mi e' venuta in mente qualche giorno fa, al termine di XXY, il bel film argentino di Lucia Puenzo che racconta la storia di una ragazzina dalla doppia sessualita'. Perche' per come l'ho capito io, e' sostanzialmente un film sull'io diviso, e sulle sue implicazioni emotive. E lo so che in Italia e' uscito da parecchio tempo, ma se l'avete perso consiglio di recuperarlo in DVD. E' una visione disturbante ma coinvolgente, forse necessaria.
La Stefania C. la persi di vista che avremo avuto diciannove anni. Le nostre strade ci portarono ad allontanarci progressivamente. Lei inizio' a frequentare i figli della buona borghesia milanese, io scoprii il punk, i Joy Division, la poesia anarchica dei Crass. Smisi di mangiare carne, mi feci crescere i capelli tutti ingarbugliati oltre le spalle, partecipavo a tutte le manifestazioni possibili. Ero diventato un'altra persona per lei, e lei per me.
Un paio di anni fa scrissi una mail a una serie di suoi indirizzi possibili (nomecognome@hotmail.com; nome.cognome@hotmail.com, stessa cosa con yahoo e gmail). Tornarono tutte indietro. Guglando il suo nome scoprii che insegna francese in un liceo di Milano, ma il sito del liceo indica solo il suo orario di ricevimento.
Una sera d'estate nella quale mi trovavo a Salice Terme, salii in collina fino alla sua casa di allora. Sul campanello, proprio come allora, lessi il cognome della sua famiglia, ma non ebbi il coraggio di suonare, e in ogni caso la casa sembrava disabitata da tempo.
Non credo la rivedro' mai piu' la Stefania C. La immagino felice, con una bella famiglia, dei bei bambini, tanti amici come allora, in una bella casa con un bel giardino. And what a terrible mess I've made of my life, oh what a mess I've made of my life. Meglio non lo sappia mai. Pero' quando penso a lei sorrido, e so che la mia vita sarebbe diversa, e che forse adesso non esisterebbe nemmeno questo blog, se non l'avessi mai incontrata.
Commenti
C'ĆØ tutto e molto di piĆ¹, Fabio, nella tua splendida "short story", che sa di vissuto, realtĆ romanzesca, narrazione interiore.
Ho un paio di storie simili alla tua, non quanto a trama, no certo, ma per quanto riguarda le mie elucubrazioni su di esse, le mie sensazioni di allora e quelle di adesso se torno con la memoria a ripercorrerne gli eventi.
E quando sento che mi sto facendo irretire e quasi narcotizzare dalla ovattata doceamara sensazione di queste storie, e che la mia mente inizia a meditare bem oltre la mera successione dei fatti, e che inizia la mia fase speculativa, ripasso a memoria quell'incredibile incipit di T.S.Eliot, ovvero i versi all'inizio del primo dei Four Quartets, che certo conosci:
"Time present and time past
Are both perhaps present in time future,
And time future contained in time past.
If all time is eternally present
All time is unredeemable.
What might have been is an abstraction
Remaining a perpetual possibility
Only in a world of speculation.
What might have been and what has been
Point to one end, which is always present.
Footfalls echo in the memory
Down the passage which we did not take
Towards the door we never opened
Into the rose-garden. My words echo
Thus, in your mind."
NIcola
A me invece piace molto quando divaghi anche un po', oltre la musica!
Abbraccio.
Scherzi della blogosfera.
Inutile dire che questo ĆØ il tipo di post che io amo. Gli altri mi piacciono, questi li amo.
Spero che almeno per un altro po' tu continui ad annoiarti di scrivere post musicali.
quando inizi la carriera di romanziere? Sempre troppo tardi, o troppo presto :D
lol
Jc
A me molto piu' terrenamente rileggendo quello che ho scritto con la tecnica Stefania C. (una parloa tira l'altra non pensarci troppo) venivano in mente le immagini acide e malinconiche di Broken flowers, o anche la metafora della fish bowl, year after year, running over the same old ground di Wish you were here.
Pero' devo dire che Eliot, con i suoi passaggi non percorsi e le sue porte non aperte, ha toccato delle corde che cercavo razionalmente di non sfiorare nemmeno.
Il suono che ne e' uscito e' un po' quello delle arpe eolie che citavo in un post di qualche settimana fa. Incontrollabile, imprevedibile, sconosciuto come certi piaceri avvolti in una copertina nera con il profilo di montagne non piu' scalabili.
Riccardo -
Un romanzo ce l'ho in mente da ormai tantissimi anni, sempre quello, sempre non scritto ma vivissimo nella mia immaginazione e nei miei ricordi. E forse potrebbe partire proprio da quella lettera su Hermann Hesse adesso che ci penso. E' stata una genesi, forse come l'Ummagumma regalatomi da un cugino grande quando avevo solo 10 anni.
C'e' un prima e un dopo quella lettera, che conteneva gia' l'allontanamento e le vite diverse che, immagino, la Stefania C. e io stiamo adesso vivendo.
Andre -
Ho pensato spesso a sdoppiare questo blog, non sarebbe una cattiva idea: un blog di musica arte cinema libri. E un altro sul quale scrivi solo quando sei davvero ispirato. Potrebbe essere un'idea.
Arte -
Bella citazione davvero, e molto in tema. Aggiungerei solo che certe persone ci sono sempre, non scompaiono mai veramente. Pensi a loro e sorridi a quello che erano loro e che eri tu, non puoi farne a meno.
Lophelia -
Anche se poi anche i post musicali proprio musicali li sono solo raramente, di solito c'e' qualcos'altro di detto o solo pensato. Se solo avessi la capacita' che hai tu di sintetizzare mondi in sole due frasi.
JC -
Non so se ti ho detto, scritto o solo pensato che anni fa (non ci vedevamo da una vita) buttai giu' lo schema per un romanzo, e tra i vari personaggi c'eri pure tu, che negli anni eri diventato hai presente Alberto Campo quella volta che lo incontrammo a Mantova? Eri diventato cosi'.
Era una storia che aveva a che fare con il seguire la propria strada, o il restare irrisolti se si decide di adagiarsi e perseguire altri obiettivi.
C'erano alcuni personaggi che erano riusciti, altri che si erano persi, e tu eri nella prima categoria.
Poi, come accade con mille progetti, non ne ho mai fatto niente, ma quegli appunti e schemi dovrei ancora conservarli da qualche parte nella casa di Milano.
cheers
JC
lol
JC Clone-ey
hehehhee
"age is a state of mind"
JC