Well, this type of record, there's no market for it
[South Kensington, Agosto 2008]
Come previsto, e' piovuto per tutto il fine settimana. Non senza tregua, piuttosto nel modo di piovere che caratterizza il tempo inglese. Acquazzoni a tradimento. Ti asciughi un poco e poi subito giu' un'altra dose di acqua. Cosi' per due giorni. Il sole si e' visto solo per brevi intervalli Domenica mattina, naturalmente proprio durante le due ore che stavo dedicando a pulire casa.
Il sole pero' ho cercato di immaginarlo, e non e' stato troppo complicato, ascoltando un album che mi e' arrivato proprio Venerdi' sera via Dusty Groove di Chicago. Che, parentesi, ha un mail order eccellente. Assai superiore per qualita' (tempestivita' dell'informazione, cartoncino usato per avvolgere i preziosi manufatti) rispetto a Other Music di New York.
Sto parlando di Rhythm and blues di Melvyn Price, anno di grazia 1974. Una delle ristampe dell'anno, arrivato fino a noi grazie alla sempre superlativa Wax Poetics di Brooklyn. Melvyn Price era un trombonista del Michigan, che a un certo punto sull'onda dei movimenti beatnik e free-folk decise di dedicarsi alle congas.
Per studiare ritmi jazz, parti' alla volta di Stoccolma. Che detto cosi' sembra non avere molto senso: uno vuole studiare ritmi afro-cubani e non ti aspetteresti di vederlo partire per la Scandinavia. Senonche', gli Svedesi hanno sempre avuto una passione per il jazz, e pare che proprio verso la fine degli anni '60 un certo tipo di soul jazz fosse diventato popolare come accompagnamento ad attivita' ginniche: una sorta di ginnastica aerobica ante-litteram. Il signor Price trovo' la sua dimensione, e la qualita' della vita nordica lo convinse a non lasciare piu' quella terra.
Non fu immediatamente facile: I went to one record company and the man says, "Well, this type of record, there's no market for it". Ma Price non si perse d'animo, e tra il 1970 e il 1974 mise fuori tre album (Jazzballet rytmer, Rytmer II e Rhythm and blues) di eccellente soul jazz strumentale. Dischi tutti introvabili fuori dalla Svezia, fino a questa ristampa del terzo dei tre, al quale speriamo segua la ripubblicazione degli altri due.
Rhythm and blues contiene molto ritmo e pochissimo blues: musica davvero uplifting, sospesa tra ritmi africani, cubani e brasiliani. Solo 6 tracce, 34 minuti, ma che fanno venire voglia di risuonare il disco dalla prima all'ultima nota parecchie volte di fila. In fondo, musica semplicissima, sostenuta da percussioni e contrabbasso e tessuta da fiati (sax tenore che dialoga con il trombone di Price). Formazione davvero internazionale, che comprende musicisti americani, svedesi, francesi e argentini.
Di Melvyn Price, dal 1974 non si sa piu' nulla. Scomparso. Lo immagino felice, su un'isola lontana, a scambiare racconti con Kendra Smith e Max Prestia. A volte, lo confesso, pure a me piacerebbe passare un po' di tempo su quell'isola che non c'e'.
[Melvyn Price - Behind kungstrƤdgƄrden]
[Dusty Groove]
Come previsto, e' piovuto per tutto il fine settimana. Non senza tregua, piuttosto nel modo di piovere che caratterizza il tempo inglese. Acquazzoni a tradimento. Ti asciughi un poco e poi subito giu' un'altra dose di acqua. Cosi' per due giorni. Il sole si e' visto solo per brevi intervalli Domenica mattina, naturalmente proprio durante le due ore che stavo dedicando a pulire casa.
Il sole pero' ho cercato di immaginarlo, e non e' stato troppo complicato, ascoltando un album che mi e' arrivato proprio Venerdi' sera via Dusty Groove di Chicago. Che, parentesi, ha un mail order eccellente. Assai superiore per qualita' (tempestivita' dell'informazione, cartoncino usato per avvolgere i preziosi manufatti) rispetto a Other Music di New York.
Sto parlando di Rhythm and blues di Melvyn Price, anno di grazia 1974. Una delle ristampe dell'anno, arrivato fino a noi grazie alla sempre superlativa Wax Poetics di Brooklyn. Melvyn Price era un trombonista del Michigan, che a un certo punto sull'onda dei movimenti beatnik e free-folk decise di dedicarsi alle congas.
Per studiare ritmi jazz, parti' alla volta di Stoccolma. Che detto cosi' sembra non avere molto senso: uno vuole studiare ritmi afro-cubani e non ti aspetteresti di vederlo partire per la Scandinavia. Senonche', gli Svedesi hanno sempre avuto una passione per il jazz, e pare che proprio verso la fine degli anni '60 un certo tipo di soul jazz fosse diventato popolare come accompagnamento ad attivita' ginniche: una sorta di ginnastica aerobica ante-litteram. Il signor Price trovo' la sua dimensione, e la qualita' della vita nordica lo convinse a non lasciare piu' quella terra.
Non fu immediatamente facile: I went to one record company and the man says, "Well, this type of record, there's no market for it". Ma Price non si perse d'animo, e tra il 1970 e il 1974 mise fuori tre album (Jazzballet rytmer, Rytmer II e Rhythm and blues) di eccellente soul jazz strumentale. Dischi tutti introvabili fuori dalla Svezia, fino a questa ristampa del terzo dei tre, al quale speriamo segua la ripubblicazione degli altri due.
Rhythm and blues contiene molto ritmo e pochissimo blues: musica davvero uplifting, sospesa tra ritmi africani, cubani e brasiliani. Solo 6 tracce, 34 minuti, ma che fanno venire voglia di risuonare il disco dalla prima all'ultima nota parecchie volte di fila. In fondo, musica semplicissima, sostenuta da percussioni e contrabbasso e tessuta da fiati (sax tenore che dialoga con il trombone di Price). Formazione davvero internazionale, che comprende musicisti americani, svedesi, francesi e argentini.
Di Melvyn Price, dal 1974 non si sa piu' nulla. Scomparso. Lo immagino felice, su un'isola lontana, a scambiare racconti con Kendra Smith e Max Prestia. A volte, lo confesso, pure a me piacerebbe passare un po' di tempo su quell'isola che non c'e'.
[Melvyn Price - Behind kungstrƤdgƄrden]
[Dusty Groove]
Commenti
:)
In attesa di conoscerci di persona, quando saremo entrambi in Italia, e trascorrere una bella serata con Paolo. Ora linko il tuo super-interessante blog.
Lophelia -
Guarda, mi stai leggendo nel pensiero. Tutte le volte che vedo una Eos, in un negozio, su una rivista, in mano a qualcuno, mi tenta infinitamente. Poi pero' penso che dovrei portarla con me apposta - e che nelle occasioni casuali (l'arcobaleno della quinta foto qui sopra, per dirne una) non l'avrei mai.
Il dubbio rimane. Non si tratta secondo me di sentire e ragionare nella stessa frazione di secondo (il che sarebbe comunque, nella vita, utile, ma richiede una freddezza che ne' tu ne' io possediamo), quanto di strumenti tecnici adeguati al momento.
Esistono momenti Ixus e momenti EOS, ma i primi sono spontanei, i secondi pensati. Forse, tutto sommato, preferisco i primi.
ma dunque alla fine si puĆ² concludere che esistono tipi ixus e tipi eos?...e una ixus e un eos possono fidanzarsi? anzi, che possono lo so per certo, quello che non so ancora e se si compenseranno o finiranno per picchiarsi...ho un aneddoto sulla stessa situazione fotografica vissuta dall'uno sentendo e dall'altro pensando, forse ci faccio un post.
Il ruolo della Ixus ĆØ molto diverso, ĆØ la camera da tenere in tasca e tirare fuori ovunque per cogliere l'attimo, scattare senza pensare alla profonditĆ di campo, all'esposizione, alla messa a fuoco: fa tutto lei, anche se suppongo si possa usare in manuale (ma lo usate?). Da qualche tempo (=da quando ho un bimbo) faccio pochi viaggi e uso una compatta digitale digitale Sony (ottica Zeiss), molto piĆ¹ comoda e meno costosa.
Quest'estate ho tirato fuori la mia vecchia reflex a pellicola e ho scattato alcune foto in doppio, poi le ho stampate entrambe. Risultato: mi comprerĆ² una reflex digitale appena scendono i prezzi.
ciao
Auro
Eh, in teoria si'. Il problema nasce quando sei un tipo Ixus ma credi di essere un tipo Eos, o come nel mio caso quando continui a pencolare come il lupo della steppa di hesseiana memoria. Le crisi di personalita' in quel caso si susseguono a ritmo serrato. Ma mi dici cosi' che sei fidanzata, facendomi ingelosire? ;) L'importante e' che tu non faccia come quelli che fidanzandosi chiudono il blog. Per me sarebbe una tragedia.
Aspetto il post su tipi Ixus e tipi Eos.
Auro -
Ricordo bene quando acrobaticamente, con esperte mosse che mi sembravano di un'avventatezza impensabile, cambiavi la pellicola da colore a bianco e nero.
La Ixus la uso sempre in modalita' manuale: quella poca manualita' che consente usiamola. I margini di manovra non sono molti, piu' o meno puoi cambiare solo la luminosita' e dirgli di non usare mai e poi mai l'odioso flash. Poi con un programmino come Picasa puoi mettere un po' a posto i colori e i contrasti.
Come reflex digitale le riviste di fotografia inglesi stanno spendendo parole di meraviglia nei confronti della Eos 1000. Solo 450 grammi, tra l'altro. Qui costa 500 sterline.
Piu' tardi cerco di capire se ci sono ancora posti e se riesco a spostare un impegno che ho gia' preso per stasera. Nel caso riuscissi, lo scrivo qui, altrimenti aspetto di leggere un resoconto di la' da te.
Grazie per la notizia in ogni caso.
per quell'altra cosa: ormai ĆØ qualche mese e il blog ĆØ ancora lƬ, sarebbe una tragedia ma per me se lo chiudessi!