Prospettive Musicali del 5 febbraio 2012

1) GIOVANNA PESSI/ SUSANNA WALLUMROD
The plaint
da If grief could wait
(ECM, 2011)

2) DUO GAZZANA
Distance de fee
da Takemitsu/ Hindemith/ Janacek/ Silvestrov: Five pieces
(ECM New Series, 2011)

3) WIELAND KUIJKEN/ JORDI SAVALL
Concert XXVII: Bourrasque: Balet
da Sieur de Sainte-Colombe: Concerts a' deux violes esgales
(Alia Vox, 2011)

4) BERTRAND CUILLER
Chromatic pavan
da Mr. Tomkins, his lessons of worthe
(Mirare, 2011)

5) GIOVANNA PESSI/ SUSANNA WALLUMROD
The forester
da If grief could wait
(ECM, 2011)

6) SINIKKA LANGELAND
Meine seele erhebet den Herren BWV 648
da Maria's song
(ECM, 2009)

7) LLIO RHYDDERCH/ TOMOS WILLIAMS
Seren syw
da Carn Ingli
(Fflach, 2011).

Ascolta il podcast.

[Chiedo scusa per l'interruzione di ieri sera, che mi ha impedito di portare a termine la scaletta che avevo preparato per voi. La finestra informativa (tagliata nella registrazione) non e' dipesa dalla mia volonta', ma da un'esigenza della radio di informare gli ascoltatori su cio' che avviene. Anche, a volte, interrompendo programmi come Prospettive Musicali, che avrebbero bisogno di continuita' e concentrazione].

Prospettive Musicali, settimanale di altre musiche di Radio Popolare, va in onda tutte le domeniche alle 22.35 in FM 107.600 e sul web.

Commenti

Anonimo ha detto…
Francamente non ho capito l'urgenza di quella interruzione. GiĆ  da diversi giorni su Radiopop si sapeva e si parlava di quelle misure a favore dei clochard.

Qohelet
Fabio ha detto…
Neanch'io se posso dirlo, Massimo.

Siamo in inverno. In inverno fa freddo, nevica, le temperature scendono sotto lo zero termico.

Io credo che si debba mettere in conto che, ogni tanto, i sistemi di trasporto possano andare in tilt.

Forse ho lasciato l'Italia da troppi anni per saperla comprendere ancora quando ci torno. Ma, davvero, a me l'isteria alla quale sto assistendo in questi giorni risulta incomprensibile.

Perche' non accettare che una nevicata sia un'occasione per fermarci? Per fare una bella passeggiata imbacuccati, fotografare, leggere, contemplare il mondo che, coperto di neve, e' bellissimo.

E stare un po' in silenzio, quel silenzio magico e poetico che la natura ci sta generosamente regalando.

E invece no. Si polemizza, si grida, si litiga. Quello si deve dimettere, quell'altro non ha saputo prevedere, le ferrovie dovevano funzionare a pieno regime...

Perche' non accettare che c'e' un momento per l'azione e uno per la contemplazione, uno per viaggiare e uno per fermarsi?

La natura ci sta donando paesaggi bellissimi, se solo ci fermiamo a guardarli, lasciando che la calma imperturbabile di questi paesaggi imbiancati ci entri nell'anima.

Io credo sia una grande opportunita', quella di doverci fermare.
Anonimo ha detto…
Sono d'accordo. Anch'io questa nevicata me la sto godendo il piĆ¹ possibile, nelle piccole cose. Fatte salve le vittime che ci sono state in tutta Italia, le polemiche su Alemanno mi sembrano piĆ¹ che altro la solita strumentalizzazione, e mi da fastidio che venga dalla "mia" stessa parte politica.

Massimo
Fabio ha detto…
Alemanno e' un omino ripugnante, ma lo e' indipendentemente dalle condizioni metereologiche. Suscita obbrobrio anche in una bella giornata primaverile con 25 gradi e il cielo azzurro.

La citta', finalmente bloccata dalla coltre bianca, offre un momento di pausa dalla frenesia produttivista capitalista e consumista. Un piccolo ammunitanamento dalla tacita irregimentazione del quotidiano.

Un altro mondo e' possibile, e la natura ci insegna a ricordarcene.

Naturalmente come per tutte le cose c'e' il rovescio della medaglia, ci sono le vittime del freddo.

In questo senso, anche se come te non ho compreso l'urgenza dell'interruzione, ho accettato di buon grado di cedere una parte di Prospettive Musicali, quando mi e' stato chiesto.

Contavo solo in un supporto tecnico competente, che non ho avuto. E a me piace entrare in studio preparato, detesto l'approssimazione, mi sembra poco rispettosa di chi sta ascoltando.
CICCILLO ha detto…
non riesco ad essere del tutto d'accordo con la tua visione della situazione social-metereologica attuale.
anche a me piace la neve e piace fermarmi, anch'io auspico qualche granello di sabbia negli ingranaggi dei meccanismi del capitalismo e dell'economia di mercato (e infatti qualcuno ĆØ giĆ  lƬ a fare i calcoli di quanto PIL stiamo perdendo con il gelo, puntualmente riportato da Repubblica.it che ormai ĆØ diventato il portavoce dei prof neo-liberal che ci governano, ignorando bellamente lo stato in cui versa il paese e ripetendo a macchinetta le loro fesserie sul "posto fisso" per poi puntualmente puntualizzare il giorno dopo dicendo di essere stati fraintesi, come tutti gli altri che li hanno preceduti..).
e tuttavia questa volta mi pare che sia accaduto qualcosa di diverso e allo stesso tempo di tragicamente sempre uguale a sƩ stesso.
voglio dire che non esistono solo i due soggetti che tu metti in scena, vale a dire i cittadini o gli esseri umani e il sistema capitalistico.
in teoria ce ne sarebbe un terzo, cioĆØ lo Stato con tutte le sue varie funzioni e competenze e capacitĆ  di mediare fra i due di cui sopra, cosa piĆ¹ o meno accaduta in Europa fino a qualche anno fa in varie forme e tempi.
ma in Italia purtroppo lo Stato non esiste piĆ¹.
ĆØ inutile far finta del contrario, bisogna ammetterlo, lo Stato italiano non esiste piĆ¹.
esistono una marea di funzioni amministrative e di gestione dello Stato che c'era prima (per esempio quelle preposta ad affrontare le emergenze atmosferiche come in molti paesi cosiddetti ricchi) le quali o sono state privatizzate e dimostrano ampiamente di non aver tratto alcun giovamento da questo oppure sono ancora statali e navigano a vista nel totale disprezzo di tutti mal gestite da dirigenti sciatti o inetti e spesso salvate solo dalla buona volontĆ  di qualche subordinato che ci mette del suo e talvolta ne paga le conseguenze.
vorrei raccontare quello che mi ĆØ successo oggi, un'inezia nel panorama dei disastri di questi giorni, ma sarebbe troppo lungo.
in tutti i modi ormai ĆØ troppo tardi, eravamo un paese con le sue tradizioni e le sue culture, i suoi territori.
ora invece tutti si spostano continuamente, per andare a lavorare (magari da precari e senza rimborso spese viaggio), ora tutti i supermercati devono essere riforniti da camio che portano frutta raccolta chissĆ  dove magari anche all'estero, nessuno ha piĆ¹ un legame col luogo in cui vive, nessuno puĆ² piĆ¹ andare a farsi una passeggiata, Fabio, perchĆ© nessuno se lo puĆ² piĆ¹ permettere.
e in tutto questo lo Stato non esiste piĆ¹, se non a posteriori, quando ĆØ il momento di metterci una pezza ed ĆØ troppo tardi (e i casi ormai di questo non si contano piĆ¹, cosƬ come le tragedie ad essi connesse).
per tornare a passeggiare nella neve, secondo me, occorre qualcuno o qualcosa che ce ne dia il permesso, che ci metta nelle condizioni di farlo.
ma come ho giĆ  detto prima, nonostante ci si illuda del contrario, questo qualcuno o qualcosa non esiste piĆ¹.
Fabio ha detto…
Intervento pienamente condivisibile Francesco.

Lascia pero' che mi soffermi un momento sull'unico elemento di parziale dissenso.

Davvero non ci si puo' piu' permettere una passeggiata nella neve? Che e' un "proxy" per una domanda piu' ampia: davvero non c'e' piu' tempo per la contemplazione della bellezza (nella natura, nella musica, nelle arti visive...)?

Perche' se fosse cosi' la vita sarebbe davvero triste, non trovi?

Sai cosa mi disturba moltissimo di quello che leggo in questi mesi? Il generale consenso sul concetto di CRESCITA.

Fino a quando dovremo continuare a crescere? Qual e' l'obiettivo finale?

Se e' la felicita', allora abbiamo davanti agli occhi tutti quanti che questo modello di sviluppo dissennato ha generato solo poverta', disuguaglianze, disoccupazione, esclusione. E quindi infelicita'.

A meno che, per qualcuno, esista un'identita' tra CONSUMO e FELICITA'. Che si sia felici con 3 macchine, 3 iPhone, mangiando fragole e pomodori a Natale, andando a sciare in agosto e al mare in febbraio.

Il problema e' scardinare questo paradigma distopico secondo me. Riproporre una prospettiva REALISTA.

Il problema non e' come CRESCERE, ma casomai come DE-CRESCERE.

Il problema non e' di crescita, ma di DISTRIBUZIONE.

Il problema e' cioe' come DISTRIBUIRE la produzione e il prodotto NECESSARIO al funzionamento della societa' e dell'economia.

Questa distribuzione, per generare FELICITA', puo' solo seguire criteri di EQUITA'.

EQUITA' nella distribuzione del lavoro, equita' nel godimento dei frutti di questo lavoro.

Il compito dello Stato e' fondamentale. Sono d'accordo con te.

E' infatti quello della GESTIONE della DE-CRESCITA e della DISTRIBUZIONE del lavoro e del suo prodotto, nel rispetto della natura e del tempo, vere nostre ricchezze.

Questa e' la realta'. Il resto, il paradigma della crescita, e' una distopia che andrebbe eradicata, finalmente e per sempre.

Che significherebbe eradicare finalmente dalla societa', in un colpo solo: poverta', disoccupazione, esclusione, disuguaglianze.
CICCILLO ha detto…
sono d'accordo sulla critica al concetto di "crescita" ma non sono cosƬ sicuro che tutti siano pronti a sopportare una vera "decrescita", significherebbe una messa in discussione davvero radicale delle nostre abitudini di vita.
detto questo, le passeggiate sulle neve, nelle attuali condizioni socio-economiche, secondo me sono un lusso e non un diritto.
un po' come i cibi bio, tanto per intenderci.
Fabio ha detto…
Sai pero' cosa Francesco?

La parola lusso mi fa pensare a beni/ attivita'/ servizi che richiedono una considerevole ricchezza materiale.

La passeggiata e', in fondo, completamente gratuita. A differenza dei cibi biologici, ad esempio.

Poi siamo sicuri che quello che manca sia il tempo? Prova a entrare in Facebook, anche adesso, e guarda quante persone restano collegate tutto il giorno, a aggiornarci su quello che hanno mangiato, se hanno dormito o no, di che umore sono, o a postare foto del gatto, del bambino, della moto, ecc.

Se pero' all'interno di "lusso" inserisci una componente intellettuale, allora si': leggere un buon libro, passeggiare, sentire buona musica sono, pur se attivita' molto economiche, dei grandi lussi.

Senza, si finisce per informare il mondo su pasti, sonno, prole, e quando qualcuno avra' il coraggio di rompere l'ultimo tabu' della rete, sulla frequenza delle proprie evacuazioni.
Gio ha detto…
Entro in punta di piedi, vi lascio questa citazione, ed esco subito.

"La decrescita non ĆØ la riduzione quantitativa della produzione.

Non ĆØ la recessione.

E non ĆØ nemmeno la riduzione volontaria dei consumi per ragioni etiche, perchĆ© la rinuncia implica una valutazione positiva di ciĆ² a cui si rinuncia.

LA DECRESCITA E' IL RIFIUTO RAZIONALE DI CIO' CHE NON SERVE" Maurizio Pallante
Fabio ha detto…
La decrescita non e' affatto rinuncia, infatti.

E' SOSTITUZIONE, casomai. E', soprattutto, ritrovare se stessi.

Puoi essere molto piu' felice, se consumi meno, ma magari meglio, focalizzandoti su quello che e' importante per te.

Liberando tempo per relazioni, formazione, riposo, contemplazione.

E' stato calcolato che possediamo, ognuno di noi, 14mila oggetti.

Liberarcene e', appunto... una liberazione! Si liberano energie,
si libera tempo, si libera spazio.

Mi fa molta compassione chi ha troppo. A quanto se stesso ha dovuto rinunciare!
CICCILLO ha detto…
beh ĆØ gratuita sƬ la passeggiata ma richiede il tempo e le energie per farlo.
che poi in Italia vi siano altrettante persone che si concedono il lusso di passare il tempo a postare le foto delle loro creazioni gastronomiche di quelle che invece stanno in mezzo alla neve col camion fermo per cercare di trasportare comunque il loro cibo (bio e non) ĆØ un altro dato di fatto sul quale secondo me occorre riflettere.
il problema ĆØ che, a mio parere, che viviamo in un mondo tutto sbilanciato e, come ho giĆ  detto, senza governo degno di questo nome, senza cioĆØ qualcuno che lo governi.
senza questo, sempre a mio parere o meglio a mia sensazione istintiva, non ci sarĆ  mai la decrescita.
intendo dire che non mi pare che possa essere il risultato di scelte individuali.
molti non hanno scelta, ĆØ questo che spesso ci dimentichiamo.
Fabio ha detto…
La decrescita ci sara', per forza di cose. C'e' gia'.

Il sistema capitalista e' al collasso. Nel Regno Unito e' chiaro a tutti che non si uscira' dalla crisi economica in questo decennio, e che i tempi della crescita economica cosi' come l'abbiamo conosciuta sono da considerare finiti per sempre.

Un governo serio, specialmente un governo di tecnici, dovrebbe semplicemente mettere in atto politiche realiste.

Che significa prendere atto del fallimento del sistema capitalista, e avviare politiche ri-distributive orientate a dare un lavoro a tutti, e a tutti il necessario per vivere.

Ri-distribuire il lavoro, ri-distribuire il reddito, ri-distribuire i mezzi di produzione, ri-distribuire i patrimoni privati.

Le alternative a queste politiche ri-distributive sono: pochi con il superfluo e tanti senza il necessario. Alcuni che lavorano per 10 ore fino a 70 anni, a fronte di disoccupazione diffusa, soprattutto tra i componenti piu' giovani ed energici della collettivita'.

Quindi si', un governo della de-crescita e della ri-distribuzione e' necessario, per evitare la catastrofe.

E si', si sta solo perdendo tempo, parlando di un'utopia, la crescita, che non ha piu' ragione di esistere.
CICCILLO ha detto…
sono d'accordo.
se ne deduce che l'attuale governo italiano NON ĆØ un governo serio.
Fabio ha detto…
L'attuale governo italiano, composto da anziani baroni accademici garantiti e privilegiati, e' il piu' liberista che il nostro Paese abbia visto in tutta la storia repubblicana.

Applica all'economia quelle stesse ricette che hanno portato l'economia capitalista prima alla recessione e poi al collasso.

Soprattutto manca di realismo, rifiutandosi di prendere atto che un modello economico e' finito, per sempre, e che e' tempo di ripensare l'economia dalle fondamenta. Mettendo al centro l'uomo, la natura, la creativita', l'espressione.

Eliminando il superfluo, riducendo, riutilizzando, riciclando.

Producendo solo il necessario.

Liberando tempo, la nostra risorsa piu' preziosa.
CICCILLO ha detto…
piĆ¹ che l'interruzione il problema di questo podcast ĆØ che salta!
peccato perchĆ© la puntata sembrava davvero bellissima e mi ricorda una sera in cui mi ĆØ successo qualcosa di molto speciale.

curiosamente la voce di Susanna Wallumrod ha delle somiglianze con quella, perĆ² piĆ¹ incantevole, sensuale e straziante, di Jeanne Added che ho sentito proprio oggi in un live del gruppo "Yes, is a pleasant country" registrato per la radio francese.
se ti interessa il link l'ho messo oggi su facebook.
Fabio ha detto…
Ci abbiamo lavorato in due, Alessandro e io, per cercare di risolvere il problema, ma e' proprio presente nel file originale, e non credo si possa farci niente.

Non ho fatto nulla di diverso dal solito...

Yes is a pleasant country mi fa venire in mente l'interpretazione della poesia di Cummings eseguita dalla cantante svizzera Susanne Abbuehl (dal suo disco, magnifico, April), che ha in comune con Jeanne Added e Susanna Wallumrod la stessa innata e non ricercata sensualita'.