Comincio a pensare che Londra non finira' mai di stupirmi.

Stasera sono stato a sentire John Tilbury che ha eseguito lavori di Morton Feldman (soprattutto lavori assai poco noti, risalenti agli anni '50) per un fundraising a favore del nostro amato Cafe Oto.

Tilbury e' la prima volta che lo sento eseguire Feldman dal vivo, e non me lo aspettavo capace di estrarre le painterly qualities del compositore newyorkese cosi' visivamente. Ascoltarlo e' come sentire un quadro di Rothko.

Esco dal Cafe Oto preparato ad aspettare il 56 al freddo, e invece miracolosamente passa subito. Non solo, ma mi accorgo che sull'autobus saliamo in due, e che il cortese signore che mi fa passare e' niente meno che Steve Beresford. Lo abbiamo evocato proprio qualche giorno fa, nei commenti a questo post, ed ecco che magicamente si materializza.

Facciamo insieme il viaggio fino a Clerkenwell, ed e' un viaggio bellissimo, trascorso a parlare di tutto, da Cornelius Cardew alle Slits passando per Brian Eno, Gavin Bryars, la London Improvisers' Orchestra, e dei nostri comuni amici Alessandro Achilli e John Corbett. Alla mia fermata mi saluta con una bella stretta di mano e ricevo proprio da Beresford i primi auguri di buon Natale di quest'anno.

Arrivo a casa tutto contento e il primo tweet che leggo e' del Cafe Oto: Fantastic turnout for a beautiful concert tonight. Thanks to Mr Tilbury and everyone who braved cold outside! Much £££ raised towards piano!

Commenti

prospettive musicali ha detto…
be', mi fa proprio piacere.
Anche le cose che dici di Tilbury mi piacciono: credo (e non sono il solo) che lui sia il più grande interprete vivente della musica pianistica di Feldman, oltre che di quelle di Cage e Cardew e di molti altri.
Fabio ha detto…
Ed e' una persona generosa: non e' da tutti prestarsi a suonare per aiutare un piccolo caffe' dell'East End a comprarsi un pianoforte. Significa amare la musica profondamente.

Della chiacchierata con Beresford mi ha colpito come nei suoi ricordi non ci siano toni nostalgici.

Quando gli ho detto: "Londra doveva essere fantastica allora, per la musica" mi ha risposto "Londra e' sempre una citta' fantastica per la musica, la e' anche adesso".

Don Letts e Mick Jones, qualche anno fa, mi dissero esattamente la stessa cosa.
prospettive musicali ha detto…
Le maggiori istituzioni europee (e non solo europee) di musica contemporanea chiamano Tilbury a suonare Feldman e Cage ma poi lo ritrovi anche in situazioni come il Cafe Oto. Ricordo che tra l'88 e l'89 lo vidi suonare Debussy Cage Feldman Cardew alla Fenice di Venezia, ancora Feldman e Cardew al conservatorio di Milano (per Musica nel nostro tempo) e poi Dave Smith, Cardew e arrangiamenti pianistici (dello stesso Tilbury) di canzoni dei Beatles in un teatrino dell'hinterland bolognese (che aveva solo un mezzacoda) in un concerto che organizzammo con Radio Città 103 e un budget limitatissimo.
E in anni più recenti l'ho visto sia al Piccolo, quando lo chiamarono a interpretare le Sonatas & Interludes all'indomani della morte di Cage, sia in una saletta di Lodi a improvvisare con gli Amm (ridotti a duo: lui ed Eddie Prevost).
Tilbury è così.
Fabio ha detto…
Il concerto di martedì scorso era ininterrotto da applausi per richiesta dello stesso Tilbury, che evidentemente è consapevole che le composizioni di Feldman richiedono una totale concentrazione. Naturalmente prima del concerto uno del Cafe Oto ha chiesto a tutti di mettere i telefoni quantomeno in modalità silenziosa.

Ma, come in ogni congregazione umana, il cretino di turno non manca mai, e tra la prima e la seconda composizione un tizio ha risposto al telefono, tranquillamente, come fosse a casa sua.

Tilbury si è limitato a sorridere, ha aspettato che tornasse il silenzio, e poi ha ripreso, senza fare tante scene. Il suo atteggiamento mi è molto piaciuto.
prospettive musicali ha detto…
Quando vedi gli Amm a Padova (trio: Prevost Tilbury Rowe, marzo 1998), suonarono nella semioscurità a un volume talmente basso che dopo un po' pareva normale e tutti gli altri suoni o rumori sembravano invece ingigantiti. A fine concerto non fu immediato riabituarsi alle normali intensità dei rumori.
Alessandro
Fabio ha detto…
E' quello che osservavamo, dopo il concerto, con gli amici che sono venuti al Cafe Oto con me. Anche le nostre voci, dopo tutto quel silenzio, sembravano strane. Parlavamo sottovoce, come se un tono di voce normale fosse stato disturbante.