Il califfo e la bambina


Nemmeno le immagini dei califfi islamici bastano a farmi dimenticare che di fanatici ne abbiamo una discreta collezione anche in Occidente scrive con la consueta intelligenza sulla Stampa Massimo Gramellini, sempre piu' indispensabile contrappeso quotidiano agli ammorbanti hashtag e pensierini infantili del bimbominchia idiota.

Commenti

L. ha detto…
Gramellini tempo fa era molto tenero con Renzi...poi non l'ho piĆ¹ seguito, dici che ha cambiato orientamento?
Fabio ha detto…
Quello che oggi scrive Gilioli sull'Espresso va riconosciuto che, con toni piu' leggeri naturalmente, Gramellini lo scrisse a febbraio:

http://www.lastampa.it/2014/02/28/cultura/opinioni/buongiorno/linsonne-Q2Dkb3vnPitDlJbAqXH99O/pagina.html.

Poi certo, Gramellini e' un giornalista di temi di costume piu' che un corsivista politico, e usa un linguaggio discorsivo e ironico.

Pero' secondo me guarda che la sua metafora delle giovani marmotte coglie bene l'aspetto avventuriero di questo gruppo di compari che si sono improvvisati ministri per gioco ("Te vai alle riforme, te ti occupi degli esteri, te ti metto al lavoro, te fai il segretario alla presidenza del consiglio. Dai che ci facciamo vedere in televisione").

E secondo me a Gramellini non sfugge certo in quale baratro ci sta portando l'avventura irresponsabile di questa compagine di attori improvvisati senza alcuna competenza.
L. ha detto…
be', meno male che ora non gli sfugge piĆ¹.
Io oramai sono diventata atarassica, perchĆ© di tutto questo (in primis la banda di improvvisati che arriva al timone e pretende di fare chissĆ  cosa con poco o nulla know-how) ne ho fatta esperienza anni fa, e dopo tanto tempo passato a parlare senza essere creduta (non da te, ovviamente) ora mi sento "oltre"...mi sembra che faccia parte del passato - e invece ĆØ qui, ed ora.
Fabio ha detto…
Beh ma sai, le supercazzole tollerate nella gestione locale della cosa pubblica, non passano inosservate quando la posta in gioco e' il governo di un intero Paese.

Di incompetenti come Renzi, Boschi, Madia, Poletti sono piene le amministrazioni locali. Hanno pero' la decenza di stare schisci, godersi quel poco potere che gli deriva da un ruolo che non si sa come mai occupino, cercare di passare inosservati.

Questi l'hanno fatta davvero tanto fuori dal vaso, e adesso che tutti se ne sono accorti credo che stiano elaborando una exit strategy.

Lo spero per loro almeno, perche' vederli invece uscire a sputi e scarpate nel didietro non sarebbe un bello spettacolo.
L. ha detto…
Per chiarire cosa intendo, Fabio: non parlo di altri "come loro" ma proprio di loro, e dei loro "metodi" (?) che a Firenze abbiamo avuto il privilegio di conoscere in anteprima. PiĆ¹ che tolleranza credo si sia trattato di un'aberrazione di prospettiva: da lontano certi modi di fare venivano recepiti (da alcuni in buona, da altri in mala fede) come cambiamento, salvo da vicino rendersi conto che "dietro l'annuncio niente".
Fabio ha detto…
Credo di capire cosa intendi ora che questo morbo dapprima diffuso finora solo localmente si e' esteso a tutto il Paese.

Mi viene solo da aggiungere alle tue parole che la parola cambiamento non e' necessariamente positiva e desiderabile.

La crescita delle disuguaglianze, l'aumento del biglietto dei mezzi pubblici, un piano di licenziamenti, l'abbassamento dei salari reali sono tutti cambiamenti. Ma nessuno di questi suona particolarmente desiderabile.

Luca Ricolfi nell'editoriale della Stampa di ieri lo spiegava bene. Gli annunci di cambiamenti in genere riscuotono molto piu' successo dei cambiamenti annunciati.

In condizioni normali, Renzi galleggerebbe, come hanno fatto prima di lui Fanfani, De Mita, Forlani.

Ma queste non sono condizioni di navigazione normale, e la nave per non affondare ha bisogno di un capitano di esperienza, non di questo Schettino ilare in stato confusionale, narciso e innamorato di una sola cosa: il suo potere personale.