Il meglio del quale siamo capaci (ripresa)



We do the best we can with the tools we have at our disposal. Given that we are changing, the tools are changing, the thing itself is changing — there must be a moment when we stop. When we say, This is the best I can do for now…

There is nobility in the effort, courage in the dailiness — the doggedness. It is a process of trying and failing. Of beginning again.



Da qualche settimana sto cercando di fare una cosa che proprio non mi sta riuscendo. E' un lavoro paziente, che richiede ogni giorno impegno, organizzazione, studio. Ma questi sono solo pre-requisiti.

Poi c'e' la variabile umana. Deve esistere, tra le persone che sto incontrando, la ricerca di qualcuno che possegga le mie caratteristiche: quelle sulle quali ho scelto di lavorare, e anche quelle sulle quali non posso proprio decidere (per esempio la mia eta', o il fatto che per quanto lo parli fluentemente l'inglese non e' di fatto la mia prima lingua). 

Devo sapere ispirare fiducia, che per me che di fiducia in me stesso ne ho sempre avuta un po' pochina e' per certi versi l'impresa piu' ardua.

Mi sto domandando ogni giorno se tutto questo mio impegno portera' a qualcosa. In questo momento mi sembra l'obiettivo non si avvicini, di girare a vuoto. Che questa caparbia tenacia non porti da nessuna parte.

Pero', stranamente, sento anche che, contro ogni previsione, questi sforzi mi stanno naturalmente regalando una bella centratura, come se dessero senso alle mie giornate un po' a prescindere dal risultato finale.

This is the best I can do for now. Lo faccio con passione e impegno e io che non sono mai soddisfatto di me, sento di avere imparato con gli anni a reagire, e a non perdermi d'animo nonostante tutto. 

Forse trascurabile e insignificante nel grande schema delle cose, ma e' gia' un piccolo successo al quale aggrapparmi per andare avanti.


PS: Che bello avere un blog letto da pochissimi fedeli lettori, ai quali raccontare come mi sento senza pretendere cio' che non e'. Oggi ho letto che in Italia i social network sono tempestati di commenti violenti sui nostri fratelli poveri, nomadi e migranti. Alcuni vogliono addirittura radere al suolo le loro precarie abitazioni con le ruspe, in tipico stile Israele.

Come si vede che non avete mai avuto il coraggio di emigrare, amici miei. Evidentemente per voi e' meglio stare in Italia a pontificare di cose che non sapete per non averle mai vissute direttamente. Immagino siate gli stessi che chinano il capo ammirati davanti a villoni, macchinoni e yacht, senza rendervi conto che la vostra meschinita' morale fa ridere i padroni compiaciuti. Dai social sono ogni giorno piu' contento di starmene fuori. Con il popolo dei selfie sento di non avere nulla da condividere.

Commenti

rose ha detto…
Proprio cosƬ: si fa il punto su se stessi, forze, debolezze... e ci si lavora su. GiƠ si impara tanto!
Fabio ha detto…
Courage in the dailiness: a volte ne serve tanto. E' allora che in genere scopri di possedere risorse che giacevano un po' nascoste, che abbiamo messe da parte senza nemmeno saperlo per i momenti di necessita'.
Anonimo ha detto…
perĆ² i pochissimi fedeli lettori li lasci con la curiositĆ  di sapere che cosa hai in mente...?
bello fare cose in cui credi, le fai co impegno ma a cuor leggero. e anche con un po' di ostinazione, mica viene tutto facile al primo tentativo
trial and error, metodo sperimentale, terapia empirica, evidence based medicine
ciao
Auro

OOT: sono tanto poco social da non avere neanche uno straccio di account per cinguettii, figuriamoci il librofaccia. Per qualche mia strana piega cerebrale, associo la parola selfie a masturbazione, ma forse sono l'unico
Fabio ha detto…
Il post e' venuto fuori da solo, come spesso accade, seguendo i miei pensieri. Mi piace il fatto che sia generico: ognuno lo puo' adattare a se stesso, e da quello che hai scritto capisco che hai colto il senso.

Twitter lo uso esclusivamente come lettore, non essendo capace di sintetizzare i miei pensieri in un periodo breve: mi serve almeno una subordinata. Seguo quasi solo media, divisi per argomenti (musica, design, filosofia...) e ne leggo i link. Le liste di Twitter sono uno strumento molto potente secondo me.

Facebook e selfie invece per fortuna li sento totalmente estranei. Anche se da quando Alessandro mi ha segnalato l'account Facebook di Battiti, quello mi capita di seguirlo. Ma appunto solo quello.