Decrescita, ambiente, cultura e ridistribuzione equa: qualita' della vita diffusa, non per pochi
Quello che Matteo Renzi si e' dimenticato di dirvi oggi nel suo discorso delirante da esaltato e' che nella zona euro tutti i Paesi meno uno (la Grecia) hanno segno piu', ma un valore assoluto che e' almeno doppio rispetto allo zero virgola italiano.
Fuori dall'area euro poi le cose vanno anche meglio, con il Paese dal quale scrivo che ha un tasso di crescita che e' quadruplo (il Regno Unito e' cresciuto nel secondo trimestre quanto l'Italia se tutto va bene crescera' in un anno) e un tasso di disoccupazione che e' del 5.4% contro il 12.4% dell'Italia.
Se poi guardiamo fuori dall'Europa, gli Stati Uniti per esempio, grazie al quantitative easing di Bernanke (quindi da un bel po' di anni in qua), galoppano a velocita' ancora maggiore (+3.9% nello scorso trimestre).
La fragilissima "crescita" italiana peraltro non c'entra nulla con le riforme eutanasia della democrazia che il governo Renzi-Alfano-Verdini, il piu' liberista e di destra della storia repubblicana, ha recentemente approvato, essendo invece la risultante della riduzione del costo delle materie prime (soprattutto energetiche), della svalutazione dell'euro, e del successo del fondo salvastati della BCE (acquisto di titoli di stato di Paesi con alto debito, tra i quali l'Italia, per ridurre i tassi di interesse sul debito e quindi dare ossigeno agli investimenti pur mantenendosi all'interno dei parametri UE).
Ma soprattutto quello di cui la brutta copia di Berlusconi non ha parlato e' il tema principale che si dovrebbe affrontare, che e' la distribuzione della ricchezza, non la sua crescita. Il discorso sulla crescita del resto e' cosa rancida, buona per gli stomaci forti che vanno a battere le mani alla festa dell'Unita'.
La crescita infinita e' una leggenda tenuta in piedi per prendere i voti dei tanti, troppi, teledipendenti (nel senso di televisione e telefonino) che vengono tenuti nell'ignoranza del fatto che il benessere si otterrebbe dividendo bene, in parti il piu' possibile uguali tra tutti, la ricchezza generata nel Paese, e non crescendo sempre di piu'.
Non serve produrre di piu'. Benessere e' avere tempo per coltivare i propri affetti, interessi culturali, amicizie. Tempo per i nostri libri, i nostri amici, i nostri animali, le nostre piante, per imparare a cucinare una cosa buona da condividere con chi amiamo, per ascoltare musica, per riposare.
Servirebbero politiche fiscali fortemente progressive per ridurre le disuguaglianze e finanziare un welfare che aiuti chi si trova in maggiore difficolta' e sia espressione di un'armonica solidarieta' sociale.
E servirebbe investire molto, molto di piu' per l'ambiente, l'arte, la cultura, che sono le vere ricchezze sulle quali fondare il futuro del Paese, puntando su una qualita' della vita diffusa: per tutti, non per pochi.
Servirebbe soprattutto un soggetto politico capace di realizzare le idee illuminate di Corbyn, Sanders, Bergoglio.
Ma all'orizzonte, anche guardando bene, non si vede proprio, e questa e' una constatazione che fa davvero male.
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