Riflessioni sparse nella quiete irreale del sabato mattina a Clerkenwell (ripensamento del lunedi' mattina)
Ieri sera sono andato a vedere Il sacrificio di Tarkovsky. Nelle sempre eccellenti note al film del BFI e' inclusa la risposta del regista a una domanda di un intervistatore del New York Magazine.
"The issue I raise in this film" dice Tarkovsky "is one that to my mind is the most crucial: the absence in our culture of room for a spiritual existence. We have extended the scope of our material assets and conducted materialistic experiments without taking into account the threat posed by depriving man of his spiritual dimension.
Man is suffering but he doesn't know why. I wanted to show that a man can renew his ties to life by renewing his covenant with himself and with the source of his soul. And one way to recapture moral integrity is by having the capacity to offer oneself in sacrifice".
Quando in questo post di sabato includevo tra gli ingredienti fondamentali per vivere bene "pensieri profondi", sbagliavo. Avrei dovuto scrivere infatti "pensieri alti". E tra le due cose c'e' una notevole differenza.
Qualche anno fa, durante uno dei miei ritorni in Italia, andai a fare una passeggiata in collina con il mio amico R. Era un giorno di nebbia e ricordo ancora come fosse successo ieri che in un istante un po' magico, superando una certa altezza, la nebbia si dissolse e lascio' spazio a una bella giornata di sole. Sotto di noi la pianura era invisibile, immersa in quella foschia molto densa.
Qualche giorno dopo tornai a Londra. Scrissi una mail al mio amico. "E' come se i miei pensieri fossero immersi nella nebbia di domenica" gli scrissi. La sua risposta fu: "E allora sali, Fabio. Fai uno sforzo e cammina, sempre piu' in alto, fino a bucare le nuvole e a raggiungere il sole".
Ecco, credo che quelle parole ci debbano guidare sempre, per provare a non buttare via questa cosa preziosissima e fragilissima che chiamiamo vita.
Commenti
Mi spiego: i "pensieri profondi" e i "pensieri alti" non credo siano due espressioni antitetiche per esprimere un concetto analogo. Se cosƬ fosse ti darei ragione e concorderei nel sostituire i "pensieri profondi" con i "pensieri alti" fra gli ingredienti fondamentali per vivere bene.
Credo invece che siano necessari entrambi perchƩ, per come li intendo io, i primi -"i pensieri profondi" - sono quelli che ci portano ad indagare profondamente dentro noi stessi, mentre i secondi - i "pensieri alti" - sono quelli che ci consentono di innalzarci sopra la nebbia per vedere il "mondo" e noi stessi da un punto di vista luminoso e libero da quello strato "fumoso" generato da pensieri indotti e schemi mentali rigidi.
Per esperienza, ho imparato che l'immersione puo' portare a restare invischiati, a impigliarci in uno scoglio. E risalire puo' essere molto difficile. Com'e' profondo il mare, cantava Lucio Dalla, e se leggi le liriche di quella memorabile canzone capisci immediatamente cosa intendo.
La salvezza, se una salvezza esiste, nasce dall'elevazione e dalla ricerca della luce secondo me, non dall'immersione nell'oscurita' del profondo, dove puo' capitare di essere sopraffatti dal buio e dalla mancanza di aria.
E' dall'alto che hai una visione complessiva, ed e' salendo in alto che ti avvicini al sole, che vedi la' sotto, nella pianura, la nebbia, il traffico, i luoghi affollati, e sei felice di non farne parte e di respirare aria pura e fresca.
E' un percorso lungo, impegnativo, ma e' un'esplorazione che non delude. Per salire bisogna farsi leggeri, liberarsi di tante cose.
E liberandosi delle cose in piu' si diventa, appunto, liberi.