"We are all just prisoners here, of our own device"



E cosi' ieri me ne stavo a ripararmi dalla pioggia sotto alla pensilina della fermata di Pentonville Road, aspettando il 205 che mi portasse verso Marylebone.

Il 205 non ne voleva sapere di passare e io stavo li', guardandomi attorno. Accanto a me passavano le persone veloci, ognuna diretta chissa' dove: a incontrare amici, a fare la spesa del sabato, a casa.

Guardavo il marciapiede, le belle foglie colorate dell'autunno i cui colori erano resi ancora piu' vivi dai riflessi della pioggia e, per contrasto, dal grigio uniforme del cielo specchiato nelle pozzanghere.

L'attesa in genere non mi disturba, almeno se non sono in ritardo per qualche appuntamento. Il mio sguardo vaga, la mia mente lo segue e l'asseconda.

Mentre ero immerso in quel bel frammento di autunno in citta', e' venuto a sedersi vicino a me un ragazzo di colore sui 16 - 17 anni, in divisa da ragazzo di colore di 16 - 17 anni (cappellino da baseball, trainers nuove di pacca che io non potrei mai permettermi, ecc.).

La sua cuffia sparava hip-hop a un volume che, almeno a giudicare da quello che si sentiva da fuori, doveva essere prossimo alla soglia del dolore.

Appena seduto, ha tirato fuori dalla tasca destra del suo giubbotto griffato un Iphone ultimo modello che manovrava con una mano sola, usando il pollice per scorrere lo schermo.

Mentre svolgeva questa operazione sembrava terribilmente annoiato.

Un momento dopo, senza staccare gli occhi dall'Iphone ultimo modello, ha messo nervosamente la mano nella tasca sinistra, del tutto incurante della gomitata che mi ha assestato facendo questo.

La mano e' uscita dalla tasca sinistra stringendo un altro Iphone ultimo modello, differente dal primo per il colore (questo era dorato).

Lo sguardo del ragazzo ha iniziato a muoversi dall'Iphone di destra a quello di sinistra in modo frenetico, frenetico come il movimento dei suoi due pollici, che scorrevano e si fermavano sui due Iphone in sincronia con lo sguardo. A destra aveva Facebook, a sinistra Instagram.

Dopo un paio di minuti e' arrivato il 205. Sono salito e mentre ripartiva ho rivolto un ultimo sguardo, pieno di sincera compassione, al ragazzo intubato nel suo mondo. Mi e' sembrato ancora piu' annoiato.

Un vero peccato, si leggeva nella sua espressione, non avere un terzo arto superiore e un terzo Iphone.

Commenti

Anonimo ha detto…
Drug dealer?