251/ In egual misura a noi stessi e agli altri.



Al posto di un'etica nel senso vecchio di questo termine, dovremmo promuovere tutti quegli impulsi dell’uomo che sono creativi ed espansivi. Dovremmo fare tutto il possibile per liberare gli uomini dalla paura.

Non solo dalle paure coscienti, ma anche dai vecchi terrori primordiali che abbiamo portato con noi dalla giungla e teniamo imprigionati dentro di noi. Dovremmo far capire, non solo come proposta intellettuale ma come qualcosa che il cuore crede spontaneamente, che non è facendo soffrire gli altri che raggiungeremo la nostra felicità, ma che la felicità e i mezzi per raggiungerla dipendono dall'armonia con gli altri uomini.

Quando tutto questo non sarà solo compreso, ma profondamente sentito, sarà facile vivere in modo da portare felicità in egual misura a noi stessi e agli altri. Se gli uomini potessero pensare e sentire in questo modo, non solo i loro problemi personali, ma anche tutti i problemi della politica mondiale, anche i più astrusi e difficili, si dissolverebbero.

Improvvisamente, come quando la nebbia si dissolve dalla cima di una montagna, il paesaggio sarebbe visibile e la strada sarebbe chiara. Basta aprire le porte dei nostri cuori e delle nostre menti per far fuggire i demoni imprigionati e far sì che la bellezza del mondo ne prenda possesso.


Bertrand Russell, New hopes for a changing world.
Traduzione un po' libera mia.


Mi piace tantissimo, sempre nella logica del noi e non dell'io (logica che considero il centro di quel modo di pensare che mi piacerebbe si affermasse) questa idea dell'uguale misura tra se stessi e gli altri.

Una visione del mondo immersiva. Noi stessi come parte del tutto, uniti in un legame stretto, fraterno, avvolgente, sul quale fare affidamento nei momenti di debolezza e di stanchezza.

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