Stella polare
Fa un freddo becco, e la neve caduta stanotte ha formato sulle strade e sui marciapiedi uno strato di ghiaccio piu' adatto al pattinaggio che a una passeggiata. Non viene nessuna voglia di uscire: e' una serata da copertina di lana, libro e un po' di buona musica. Ne approfitto per ripassare un po' di storia.
I Big Star li incontrai grazie a questa magnifica cover di September gurls. Una canzone cosi' pura e poetica meritava che ne andassi a ricercare la versione originale, e cosi' attorno alla meta' degli anni '80 mi ritrovai a fare la conoscenza di una delle formazioni piu' talentuose, e sfortunate, del precedente decennio. Che, per citare Peter Buck, served as Rosetta Stone for a whole generation of musicians. Non avremmo probabilmente avuto Modern Lovers, Feelies, Talking Heads, REM, tutto il Paisley Underground, Replacements, Wilco, senza le intuizioni del quartetto di Memphis.
Per crudele ironia della sorte, mentre nella mia cameretta ascoltavo il capolavoro Radio City dal quale September gurls era tratta, ignoravo che in quel momento Alex Chilton, che quella struggente, purissima canzone firmo', sbarcava il lunario lavorando come lavapiatti a New Orleans. La storia della musica e' davvero piena di inspiegabili ingiustizie.
Mischiando il pop dei Kinks con il senso melodico dei Byrds, i Big Star inventarono un genere che venne chiamato power pop. I loro tre dischi degli anni '70 sono collezioni di melodiche gemme che ogni sedicente appassionato di musica, qualsiasi genere di musica, dovrebbe mandare a memoria. Sono vinili che scaldano il cuore, commuovono, fanno sorridere, inteneriscono l'anima.
Il fondamentale box set quadruplo uscito l'anno scorso su Rhino la storia dei Big Star la racconta con dovizia di particolari, senza nulla dimenticare (tranne cio' che va dimenticato, come l'imbarazzante album di reunion di qualche anno fa che cito per puro dovere di cronaca).
Comprende, tra le altre cose, anche un 45 giri di Chris Bell del 1978, che nemmeno io ho mai posseduto, di lancinante bellezza, che da solo varrebbe l'acquisto del box set. Si intitola I am the cosmos, e contiene tutta la poesia rock'n'roll del mondo (venne pubblicato appena prima della scomparsa di Bell in un incidente stradale, a soli 27 anni).
E poi demo, tracce rare e mai precedentemente pubblicate, un intero concerto del 1973. E naturalmente, per intero sia #1 record che Radio City che 3rd/ sister lovers, con alcune tracce in versione diversa rispetto agli album ufficiali.
E un libro formato 45 giri, di un centinaio di pagine, che contiene articoli e fotografie capaci di farci ritornare a quegli anni, a quell'America, a quell'abbagliante stella polare della musica.
Grazie amici.
I Big Star li incontrai grazie a questa magnifica cover di September gurls. Una canzone cosi' pura e poetica meritava che ne andassi a ricercare la versione originale, e cosi' attorno alla meta' degli anni '80 mi ritrovai a fare la conoscenza di una delle formazioni piu' talentuose, e sfortunate, del precedente decennio. Che, per citare Peter Buck, served as Rosetta Stone for a whole generation of musicians. Non avremmo probabilmente avuto Modern Lovers, Feelies, Talking Heads, REM, tutto il Paisley Underground, Replacements, Wilco, senza le intuizioni del quartetto di Memphis.
Per crudele ironia della sorte, mentre nella mia cameretta ascoltavo il capolavoro Radio City dal quale September gurls era tratta, ignoravo che in quel momento Alex Chilton, che quella struggente, purissima canzone firmo', sbarcava il lunario lavorando come lavapiatti a New Orleans. La storia della musica e' davvero piena di inspiegabili ingiustizie.
Mischiando il pop dei Kinks con il senso melodico dei Byrds, i Big Star inventarono un genere che venne chiamato power pop. I loro tre dischi degli anni '70 sono collezioni di melodiche gemme che ogni sedicente appassionato di musica, qualsiasi genere di musica, dovrebbe mandare a memoria. Sono vinili che scaldano il cuore, commuovono, fanno sorridere, inteneriscono l'anima.
Il fondamentale box set quadruplo uscito l'anno scorso su Rhino la storia dei Big Star la racconta con dovizia di particolari, senza nulla dimenticare (tranne cio' che va dimenticato, come l'imbarazzante album di reunion di qualche anno fa che cito per puro dovere di cronaca).
Comprende, tra le altre cose, anche un 45 giri di Chris Bell del 1978, che nemmeno io ho mai posseduto, di lancinante bellezza, che da solo varrebbe l'acquisto del box set. Si intitola I am the cosmos, e contiene tutta la poesia rock'n'roll del mondo (venne pubblicato appena prima della scomparsa di Bell in un incidente stradale, a soli 27 anni).
E poi demo, tracce rare e mai precedentemente pubblicate, un intero concerto del 1973. E naturalmente, per intero sia #1 record che Radio City che 3rd/ sister lovers, con alcune tracce in versione diversa rispetto agli album ufficiali.
E un libro formato 45 giri, di un centinaio di pagine, che contiene articoli e fotografie capaci di farci ritornare a quegli anni, a quell'America, a quell'abbagliante stella polare della musica.
Grazie amici.
Commenti
ps.: tra parentesi con chris condivido pure la data di nascita...
Ieri sera mentre scrivevo il post mi e' venuto da pensare che per la nostra generazione, parafrasando Peter Buck, la Rosetta Stone del rock americano '60 e '70 sia stato proprio il Paisley Underground.
Elleeffe -
L'edizione della quale sono a conoscenza e' la Rykodisc di una decina di anni fa, con versioni in piu' del lato A e B del singolo, anche se ho visto che 4 Men With Beards ha ristampato il disco in vinile (gia' fuori catalogo naturalmente, e ha raggiunto un prezzo discretamente proibitivo).
Molto bello il tuo blog, adesso ti linko qui di fianco.
i grizzly bears che mi citi li conosco, sono nel mio ipod ma ancora non sono riusciti ad aggiudicarsi un posto nella top10.
(ps, scusate se ho scritto quƬ e non sotto il post in tema)
I Grizzly Bear sono complicatissimi, e richiedono parecchi ascolti per essere districati per bene.
Hanno un'anima folk che pero' viene quasi sepolta da tutta una serie di curve paraboliche e inversioni a U compositive. In questo mi ricordano gli Animal Collective.
Se proprio dovessi definire il suono indie di oggi ne cercherei le coordinate nello spazio Dirty Projectors/ Animal Collective/ Grizzly Bear: la loro e' musica che ha il pregio di non essere mai stata sentita prima (gli elemnti si', la combinazione no).
Quella e' la musica che ascolterei dalla mattina alla sera se fossi under 30, credo.
Wishful thinking, ovvio.
JC the polemic ptolemaic psunspotter AKA the archduke of Stratocastersphear...
E vero che i Proiettori ricordano abbastanza gli XTC di Black sea, non ci avevo pensato. Per gli XTC pero' la comunicativa era salvata dall'opera omnia dei Beatles mandata religiosamente a memoria.
JC runnin' low on soul coal
JC
Per noi era diverso. Quando comprai The big express (a seguito di un pezzo di Campo su Rockerilla, rammento ancora), lo feci scegliendo tra una gamma di opzioni limitata da 1) la mia disponibilita' economica (i dischi li pagavi) e 2) la disponibilita' fisica dell'oggetto disco (che spesso dovevi chiedere al negoziante di ordinarti). (Poi certo c'era lo scambio di cassette, e tu e io ne sappiamo qualcosa, ma nulla che si avvicini alla disponibilita' attuale).
L'atto di acquisto implicava un'attenzione focalizzata e selettiva, mentre il download gratuito e la disponibilita' infinita di musica presente in rete generano un attention span limitato. La differenza tra tecniche di lettura veloce vs. sottolineatura a matita, insomma.
E infatti certo, dentro Bitte orca trovi gli XTC, ma come mi e' venuto da scrivere qualche giorno fa si senti anche folk, R'n'B contemporaneo, colonne sonore ecc.
E' frutto di ascolti veloci e meticciato assoluto. In questo sta la sua importanza secondo me, al di la' del valore della musica in se'.
Come al solito, il troppo stroppia. SEgno dei tempi anche questo, ovviamente, come dici tu Fabio.
Solo che noi e quelli di unacerta etĆ , questo confronto lo possono fare. Gli altri, piĆ¹ giovani, no: per loro, il nostro modo di consumare musica e rapportarvisi a un valore di "archeo-sociologia" della cultura.
JC in Reynolds trance mode
1) quando Chris Bell era in vita pubblico' soltanto il 45 giri "I Am The Cosmos" su etichetta Car Records. Molto, molto raro;
2) il cd Rykodisc, uscito nel 1992, e' postumo rispetto alla scomparsa di Chris ma contiene - oltre al 45 giri - le sue registrazioni di studio;
3) il vinile della 4 Men With Beards (uscito pochi anni fa) e' null'altro che la stampa in vinile del cd Rykodisc;
4) Elleeffe ha ragione quando afferma che l'album di Chris Bell e' stato ristampato con ulteriori bonus rispetto a quello della Ryko. E' accaduto nel 2009 ad opera della Rhino Handmade negli USA. Si tratta di un CD doppio, edizione limitata del costo di circa 40 dollari, reperibile direttamente dall'etichetta. Consiglio di spicciarsi a chi fosse interessato;
5) infine, pur senza minimamente arrivare alle vette dell'originale, venga dato un ascolto alla versione di "I Am The Cosmos" fatta dalla dolce attrice Scarlett Johansson nell'album pubblicato in coppia con Pete Yorn nel 2009.
Marco "Record Collector" Reina
@fabio: grazie! E: quello della cesura tra musica comprata e musica scaricata da una miriade di fonti ĆØ lo snodo piĆ¹ importante di qualsiasi ipotetica sociologia dei giovani ascoltatori (e musicisti) moderni. Io per ragioni anagrafiche sto con un piede qua e uno lĆ , ma davvero ho il sospetto che la mia forma mentis de 34enne e quella di un 21enne di oggi in merito ad ascolti, influenze eccetera, distino anni luce.
E' un modo pero' che mi tengo stretto, e non direi per conservatorismo, quanto piuttosto dopo avere confrontato le conseguenze.
Personalmente credo che mai come oggi abbiano senso concetti come scelta e percorso, quando si parla di arte, cinema, musica, letture. Questo a fronte di un'offerta infinita.
E non sto parlando di introdurre nella fruizione artistica idee afferenti alla sfera del razionale (come coerenza ad esempio, che precluderebbe molte possibilita'), quanto di chiarirsi ad ogni passo le coordinate sulla mappa.
Per fare questo, un'idea di mappa la si deve avere, e personalmente quell'idea me la sono fatta attraverso ascolti sistematici.
Poi e' bello saltare di qui e di la' sul quella mappa (e le scalette di Prospettive Musicali direi che esemplificano abbastanza bene), ma se questo contesto pregresso non hai avuto modo di cotruirlo, perdi molto secondo me.
Grazie per le aggiunte. La cosa che non ricordavo (ma avrei dovuto, perche' me la dicesti tu) e' la ristampa su Rhino Handmade. La domanda e': come sono gli inediti? Meritano l'esborso di 40 verdoni piu' spese postali?
Elleeffe -
Sono molto d'accordo con te, e la mia risposta a JC di pochi minuti fa, che stavo scrivendo quando e' arrivato il tuo messaggio, giunge alla tua stessa conclusione.
La definizione della mappa e' stata per gli over-40 un processo piuttosto lento, costruito poco per volta, ma fatto di tante piccole e grandi scoperte.
Mi sono spesso domandato se mi appassionerei di musica rock avendo vent'anni oggi. Ho seri dubbi.
Per ora mi faccio bastare cio' che ho.
Ci sto pensando anch'io e mi sa che prima di domani (anzi, dopodomani, chĆ© domani ho una consegna) non ne verrĆ² fuori.
Buona consegna domani, a te che fai un lavoro bellissimo (ho pensato spesso di seguire le tue orme il giorno che tornero' al paesello).
No, dĆ i, i pro per ora sono piĆ¹ dei contro.
ma che bel carteggio!
Fabio: "Ƨa va sans dire" che ci teniamo stretti questo modo di approcciarci alla musica, che ĆØ lo stesso per tutte le arti e, anche, alla vita. Quel modo di fare e pensare di chi suole andare a fondo alle cose, capire il perchĆ© e il percome, al di lĆ di intellettualismi e lambiccamenti, che come sai - da finto americano quale sono - non incontrano il mio gusto. Chiaro che questo finisce per indirizzarci su cose interessanti e essere iper-critici. Ma non ĆØ colpa nostra, sono gli artisti di oggi che sono un bel pĆ² anemici... perchĆ© i tempi sono scarsi di sangue pure loro.
buona giornata a tutti
JC thee almost 40 years old punker
Sul discorso CHris Bell, volevo aggiugnere che su uno dei volumi dei This Mortal Coil c'ĆØ una bellissima "you and your sister" e la title track di I Am The Cosmos, al pari bella.
"You and Your Sister" che ĆØ la sorella (...) di "Thirteen", entrambe splendide.
E sui tempi: piĆ¹ che anemici, direi che il sangue c'ĆØ ma ĆØ un po' annacquato.
@Fabio riguardo al lavoro in solitario: anch'io sto bene senza vicini di scrivania, ma allo stesso tempo senza skype o altri grimaldelli mi sentirei un po' troppo isolato (tanto piĆ¹ che i colleghi e le colleghe che mi sono piĆ¹ cari sono sparsi in tutta Italia, qualcuno anche all'estero).
JC thee Ashed Sun Ra Templeman
I carteggi qui con JC sono la continuazione di quelli iniziati circa vent'anni fa (quando ero un fervente ascoltatore del programma settimanale di JC su Radio Onda d'Urto) via lettera, assai piu' lenti ma piuttosto simili. Chi avrebbe detto, allora, che non ci sarebbe piu' stato bisogno di carta, francobollo e postino...
JC -
Grazie per le tue parole, ma naturalmente il merito e' condiviso, io do solo il la. Il blog non avrebbe senso senza la partecipazione di tutti, e' un progetto plurale e collettivo, come si sarebbe detto negli anni d'oro.
LF -
Julian Cope, Michael Moore, Joyce Carol Oates, Will Self: complimenti per il curriculum.
Quello che intendevo rispetto al lavoro solitario e' che presuppone una certa liberta' di scelta, mentre il lavoro d'ufficio impone prossimita' non sempre piacevoli, e a volte decisamente spiacevoli.
Lavorando da casa puoi scegliere chi contatttare e chi no, ma se sei relegato in un ufficio, inevitabilmente altri hanno scelto per te (a meno che l'ufficio sia il tuo, ma anche cosi', per dire, a me e' capitato di assumere persone che col tempo hanno iniziato a piacermi sempre meno).
E' un grandissimo privilegio, credi a uno che ha provato entrame le situazioni.
http://www.guardian.co.uk/music/2010/jan/14/william-egglestone-rock-photography.
ciao
Auro
http://www.divus.cz/images/umelec/WILLIAMEGGLESTONUNTITLED.jpg.
Tutta colpa di quella gente che non compra piu dischi e spende i risparmi nei concerti! io in primis :)
in compenso il bambino infreddolito ha una postura che a colpo d'occhio mi ha fatto impressione, mi ha fatto pensare agli impiccati di Cattelan
buon weekend
Auro
11/12/13 e' gia sold out
Peace, Myriam
xoxo
JC scabbia o vaiolo this is the question
Non sono molto convinta, ma ho voglia di aver visto almeno una volta nella mia vita i Pavement. D'altra sicura che partiro' innervosita dal concerto, come per tutte le reunion..Voila.
Perche' non provare a riascoltare i Pavement come se non si fossero mai divisi?
Ci sono fior di band (Sonic Youth, Yo La Tengo... per restare in ambito rock indipendente) che si sono formate prima dei Pavement, i componenti delle quali sono anagraficamente piu' stagionati, e che ancora oggi fanno uscire dischi ottimi (non tutti, non sempre, ma Rather ripped e Popular songs ammetterete che sono piccoli capolavori pop). E quindi perche' non dare credito ai Pavement?
Qualche sera fa mi e' capitato di uscire a cena con un musicista se volete "decaduto" (di I buoni e i cattivi mi ha detto che vendette un milione e mezzo di copie, oggi credo non arrivera' col disco nuovo a 50 mila), ma assolutamente non malinconico, Edoardo Bennato (che passava qui a Londra per girare un video: la sua A&R e' una mia amica e mi ha invitato sul set e poi a cena con loro due).
Abbiamo parlato per tre ore e mezza, di tutto - anche se io naturalmente facevo pressione perche' mi parlasse degli anni '70 (Non farti cadere le braccia, i festival di Lotta Continua, ecc.).
A un certo punto, di fronte alla mia insistenza a parlare di quegli anni mi ha guardato negli occhi e mi detto: Fabio, non c'e' bisogno che sia io a dirti cosa succede a chi mitizza il passato, vero?
A 64 anni, Edoardo (persona deliziosa) sta per prendere una seconda laurea. 5 anni fa e' diventato papa' per la prima volta. Continua a incidere musica, senza guardarsi indietro.
Credo sia chiaro anche a lui che Non farti cadere le braccia, La torre di Babele, I buoni e i cattivi rimarranno parte della storia (gloriosa, qualora chi vivesse in Italia non avesse la distanza giusta per rendersene conto) della musica italiana.
Pero' mi sono reso conto, ancora una volta, che gli artisti guardano sempre avanti: lo avevo capito parlando con Patti Smith, Peter Buck, Howe Gelb, perfino Booker T. Jones.
Gli artisti scrivono musica, dipingono, scolpiscono, danzano, pubblicano libri convinti che il loro capolavoro assoluto e' ancora tutto da scrivere, dipingere, danzare, scolpire.
In questo senso, certo, ci sono le reunion malinconiche, per pecunia (Pistols, PiL, e una lista lunga come un treno).
Pero' sono convinto che in alcuni casi la forza che spinge artisti del passato a salire ancora su un palco sia la sensazione che c'e' qualcosa che ancora non hanno detto, qualcosa che per loro e' importante.
Potrebbero vivere benissimo con quello che hanno, e invece decidono di rimettersi in discussione.
Qualche volta, secondo me, ha senso ascoltare cos'hanno ancora da dire, no?
come la reunion dei Sex Pistols: una cosa che ĆØ stata la pietra tombale del punk. in ciĆ², molto punk, effettivamente. E di quella dei P.I.L. SENZA Jah Wobble, vale davvero la pena di parlare?
credo che il mio point sia chiaro.
E Bennato, che nel mio mondo sonoro non ha mai significato nulla, oggi mantiene una dignitĆ che in tanti hanno perso o mai avuto. Mica male.
Forse che,talvolta, guardare avanti sia un guardasi indietro, e il tmepo una sfera circolare come la Terra?
hai visto mai...
JC in the planetarium
Credo che ci sia un'aria malinconica in molte reunion, pero' e' difficile generalizzare. I Devo che hanno rifatto Q: are we not men? A: we are Devo al Forum l'anno scorso, sono stati fantastici. E hanno dato un'occasione a me e a tanti altri che all'epoca di quel disco eravamo troppo piccoli per andare ai loro concerti, di riviverne l'atmosfera (operazione che in quel caso mi sembra di poter dire sia molto riuscita).
Insomma, ti seguo e condivido, ma lascio lo spazio aperto a sorprese ed eccezioni.
Sul discorso dul tempo, guarda JC, mi conosci, ho praticato yoga per moltissimi anni, ho vissuto per un po' in un ashram indiano, ho letto Krishnamurti, insomma ho un invidiabile CV da vecchio hippie.
Pero' questa cosa del tempo circolare non l'ho mai digerita ne' compresa. Certo, le stagioni ritornano, e certo da vecchi si torna fragili e vulnerabili come quando eravamo bambini, e certo certi amori durano tutta la vita e si rinnovano in continuazione.
Pero' io credo che il tempo vada sempre avanti, anche quando sembra tornare indietro. Questa tarda primavera gli oleandri sul terrazzo faranno nuovi fiori (se non mi dimentico di innaffiarli o non esagero), ma i fiori non saranno gli stessi dell'anno scorso.
Magari noi non percepiremo una grande differenza, ma solo perche' non siamo bravi osservatori.
E un giorno gli oleandri di fiori non ne faranno piu', e poi un giorno moriranno.
Ne nasceranno altri, certo, ma questo non mi sembra una buona ragione per definire circolare il tempo. O almeno il mio piccolo cervello tutta questa circolarita' delle filosofie orientali non riesce proprio a coglierla, sorry.
non riesco a mettere due righe una dietro l'altra oggi..ho ancora i sintomi dell'influenza per questo deleto tutti i posts..
I Pavement fanno parte del mio percorso musicale e mi sento di andarli a vedere. Gli Slint non li ho trovati male in reunion e i Dirty Three pure...e qui si mi contraddico...e non fa nulla, la contraddizione fa parte della mia vita. Amen
ma Bennato padre a 59 anni? tsk tsk
this is wrong!
Pensavo, nello specifico, alla gag della freccia lanciata da Obelix in "Le dodici fatiche di Asterix".
E' poi vero che i fiori paiono gli stessi ma non lo sono. Dubito perĆ² che tutto questo auto-revival possa aggiungere qualcosa a un capolavoro. E', per l'appunto, soltanto revival; il fiore, quando rrinasce, ĆØ uguale ma diverso. Come un nuovo disco dei Sonic Youth: sempre loro, ma diversi. Ecco perchĆ© preferisco un atto di quel genere - magari artisticamente mediocre: non conta, qui - al guardarsi l'ombelico di fronte allo specchio.
A vedere gli Slint riformati, a bologna, c'era TUTTA la scena indie italiana. Col cavolo che ci sono andato, io. Per motivi ovvi, non per spocchia.
JC the Rosetta stone toucher
E che ci sarebbe di sbagliato nel fatto di diventare padri a 59 anni? Che c'entra l'eta' se si affronta l'avventura (questa, altre) con lo spirito giusto?
JC -
Non stiamo dicendo cose molto diverse. Per forza di cose, Daydream nation suonato 20 anni dopo e' diverso. Se andassi a rileggere una qualsiasi cosa scritta da te 20 anni fa e la riscrivessi oggi, sarebbe uguale ma diversa (nello stile e forse anche nei contenuti).
In questo senso si', siamo sulla stessa lunghezza d'onda.
E si', non contesto i corsi e ricorsi storici, ci mancherebbe. Dico solo che una minigonna indossata nel 2010 e' diversa da una minigonna esibita nel 1965. Concettualmente, proprio.
O no?
E' ovvio che diciamo cose simili, ti pare? ;D
JC the french fries lover
Cosa c'e' di sbagliato ad avere figli a 59 anni? Tutto.
Fabio, ne discutiamo giovedi prossima in pizzeria. Salutami Scott Matthews stasera, quello si che e' un bel giovane astro della musica inglese. E merita lo spostamento ed il prezzo del biglietto. Amen
Proprio cosi'. Ornette Coleman tra l'altro l'ho incontrato l'anno scorso che passeggiava sul lungo Tamigi, nel periodo nel quale stava organizzando il Meltdown. E' un grazioso vecchino.
(Mentre stavo scrivendo questo commento mi e' arrivato l'invito ai Brit Awards, che ho gentilmente declinato, essendo quel giorno in Italia - per fortuna!).
Myriam -
Posso dire che Scott Matthews mi ha fatto andare di traverso la serata? E' salito sul palco ubriaco, ha messo in difficolta' l'orchestra d'archi, e' stato davvero indisponente e confusionario, e infatti agli inglesi attorno a me e' molto piaciuto.
Altra classe, anzi Classe, quella di Vashti Bunyan e, soprattutto di Green Gartside (cha sta diventando il mio concittadino preferito), che hanno omaggiato Nick Drake con rispetto, sobrieta', grazia.
Ricopio qui la mail che mi ha mandato il mio amico Marco Reina (themusicisinside.blogspot.com):
"A soli 59 anni, a causa di un attacco cardiaco fulminante, scompare Alex Chilton, uno dei musicisti la cui arte ho maggiormente amato grazie ai Box Tops prima e - soprattutto - ai Big Star dopo (per tacere di alcune perle uscite come solista).
La sua eredita' e' semplicemente immensa; sia sufficiente l'ascolto del cofanetto quadruplo "Keep An Eye On The Sky" pubblicato dalla Rhino lo scorso anno (ristampa dell'anno per Other Music di New York e per il sottoscritto) per rendersene conto.
Alex doveva suonare con i Big Star domenica 21 al South by Southwest 2010 in corso ad Austin, Texas ma si e' sentito male; un dolore al petto e...".
Da oggi nel cielo c'e' una stella polare in piu'.