Luck in Engadina
La musica di questa assolata Domenica mattina, la prima di primavera, si e' scelta da sola.
L'ultimo (in tutti i sensi: il giovane chitarrista della Virginia nel Dicembre 2009 e' andato a deliziare con il suo fingerpicking gli angeli dell'Engadina) album di Jack Rose e' anche il suo migliore. Un disco davvero completo, una specie di distillato dell'antologia della musica folk americana di Harry Smith, interpretata in chiave straordinariamente personale. Musica di deliziosa naturalita', ramblers' music, ideale colonna sonora di una passeggiata in montagna.
Ardente appassionato di polverosi 78 giri di musica folk, Rose riusci' a coglierne l'essenza piu' profonda e bucolica, di relazione profonda con i cicli delle stagioni e con l'armonia della natura.
Molto piu' di un disco di fingerpicking, al pari di Fifth dimension dei Byrds e di If I could only remember my name di David Crosby, Luck in the valley e' assoluta celebrazione della vita, in tutte le sue manifestazioni, dall'espressione di purissima gioia di Lick mountain ramble ai meditativi, introspettivi raga blues Blues for Percy Danforth e Tree in the valley (a proposito dei quali Wire ha scritto resembling Brij Bhushan Kabra playing on a back porch in Mississippi).
Con collaborazioni che spaziano tra Glenn Jones, i Black Twig Pickers e Harmonica Dan, Luck in the valley e' un piccolo tesoro da archiviare tra i dischi di John Fahey e quelli di Robbie Basho e ascoltare negli anni a venire. Per me, gia' musica classica.
E adesso fuori di qui, il programma di questa Domenica mattina prevede Kensington Gardens e Serpentine Gallery.
Commenti
la tua ĆØ iniziata straordinariamente, la mia si dovrebbe concludere con Josephine Foster al Bronson.
buona primavera
a presto
borguez