[Qualche pensiero musicale sparso].
[A chi chiedeva "massaggi sonori" qualche giorno fa, consiglio il secondo album di un manipolatore elettronico di Colonia (polacco di origine) che si chiama Paul Wirkus. Il suo "Deformation professionelle", uscito sulla tedesca Staubgold, e' un tappeto sonoro che ricorda tanto il minimalismo di Riley e Reich, con aggiunta di modernissimi glitches. Un'onda di suono purissimo da ascoltare osservando le scie di aerei che passano nel cielo, oppure sdraiati sul pavimento con le luci spente, in ogni caso lasciandosi trasportare, galleggiando. Un po' austero, ma molto rilassante].
[Per qualche giorno sono stato insofferente a ascolti prolungati. Un brano dei Sonic Youth, poi mettevo Cage, poi gli Stereolab, poi Feldman, poi Sufjan Stevens, poi Miles Davis, poi gli Smiths, ecc., in una girandola di frammenti non piu' lunghi di 10 minuti, senza alcun collegamento tra di loro. Sapete quando non sapete cosa volete ascoltare. Ieri sono stato all'Istituto di Arti Contemporanee a vedere l'anteprima di "Loud quiet loud", il film sui Pixies, e ho capito di cosa ho bisogno in questo periodo, di "Hey", di "Monkey gone to Heaven" di "Debaser". Il film e' strepitoso, loro completamente pazzi e geniali, il pubblico che li segue bello e giovanissimo, tipo vent'anni meno di loro in media. Adesso esco e ricompro Doolittle perche' la mia copia e' rimasta a Milano, non so come sia stato possibile. La mia mente, invece, quella dov'e'?].
[Uscito Uncut con quelli che considerano i dischi dell'anno. Lo so che e' il 2 Novembre, ma Uncut tutti gli anni brucia le tappe. Primo Dylan, il che e' qualcosa che proprio non comprendo. Siamo rimasti solo Bertoncelli e io a criticarlo forse, ma insomma a me questo Dylan non piace. Mi piace quello poetico e polemico di Freewheelin', adoro il leone che si faceva accompagnare da Emmylou Harris su Desire, ma a me questi "Modern times" suonano terribilmente gia' sentiti. E incensati fuori misura.
Al secondo posto mettono Scritti Politti, pura poesia che mi ricorda il sole e l'estate, disco prezioso e magico. Altre cose che piacciono a noi sono Joanna Newsom (4), Sufjan Stevens (9, e domani sera a due passi da casa, al Barbican), Bonnie Prince Billy (12), Cat Power (14), Vetiver (21), Espers (22), Yo La Tengo(27), Neko Case (30), Sonic Youth (35), Belle & Sebastian (49). Conservatore e parecchio ossequioso nei confronti delle major Uncut, ma non e' una sorpresa per nessuno, almeno credo].
[A chi chiedeva "massaggi sonori" qualche giorno fa, consiglio il secondo album di un manipolatore elettronico di Colonia (polacco di origine) che si chiama Paul Wirkus. Il suo "Deformation professionelle", uscito sulla tedesca Staubgold, e' un tappeto sonoro che ricorda tanto il minimalismo di Riley e Reich, con aggiunta di modernissimi glitches. Un'onda di suono purissimo da ascoltare osservando le scie di aerei che passano nel cielo, oppure sdraiati sul pavimento con le luci spente, in ogni caso lasciandosi trasportare, galleggiando. Un po' austero, ma molto rilassante].
[Per qualche giorno sono stato insofferente a ascolti prolungati. Un brano dei Sonic Youth, poi mettevo Cage, poi gli Stereolab, poi Feldman, poi Sufjan Stevens, poi Miles Davis, poi gli Smiths, ecc., in una girandola di frammenti non piu' lunghi di 10 minuti, senza alcun collegamento tra di loro. Sapete quando non sapete cosa volete ascoltare. Ieri sono stato all'Istituto di Arti Contemporanee a vedere l'anteprima di "Loud quiet loud", il film sui Pixies, e ho capito di cosa ho bisogno in questo periodo, di "Hey", di "Monkey gone to Heaven" di "Debaser". Il film e' strepitoso, loro completamente pazzi e geniali, il pubblico che li segue bello e giovanissimo, tipo vent'anni meno di loro in media. Adesso esco e ricompro Doolittle perche' la mia copia e' rimasta a Milano, non so come sia stato possibile. La mia mente, invece, quella dov'e'?].
[Uscito Uncut con quelli che considerano i dischi dell'anno. Lo so che e' il 2 Novembre, ma Uncut tutti gli anni brucia le tappe. Primo Dylan, il che e' qualcosa che proprio non comprendo. Siamo rimasti solo Bertoncelli e io a criticarlo forse, ma insomma a me questo Dylan non piace. Mi piace quello poetico e polemico di Freewheelin', adoro il leone che si faceva accompagnare da Emmylou Harris su Desire, ma a me questi "Modern times" suonano terribilmente gia' sentiti. E incensati fuori misura.
Al secondo posto mettono Scritti Politti, pura poesia che mi ricorda il sole e l'estate, disco prezioso e magico. Altre cose che piacciono a noi sono Joanna Newsom (4), Sufjan Stevens (9, e domani sera a due passi da casa, al Barbican), Bonnie Prince Billy (12), Cat Power (14), Vetiver (21), Espers (22), Yo La Tengo(27), Neko Case (30), Sonic Youth (35), Belle & Sebastian (49). Conservatore e parecchio ossequioso nei confronti delle major Uncut, ma non e' una sorpresa per nessuno, almeno credo].
Commenti
"Trent'anni dopo. "Modern times" e' un assoluto capolavoro. Un disco di blues, rock'n'roll degli inizi, ballate romantiche a cuore aperto. E quella voce raschiata via da quarte parte nella gola, fatta di tempo che passa e lascia segni profondi. Lo dico: e' uno degli album migliori di Dylan, paragonabile ai capolavori dei '60 e '70.
Adesso pero' ditemi una cosa: sono io che non so piu' comprendere il presente, o quest'anno le cose migliori le hanno dette Springsteen, Young e Dylan?"
Ah e io, come un Uncut, non faccio distinzioni su major e su etichette indipendenti, alcuni dei miei artisti preferiti pubblicano su major. La buona musica è dappertutto, via le etichette.
l'unico che commento che faccio è su Neil Yung: bello, sembra fatto vent'anni fa.
E' un complimento?
Certamente no!
Siamo comunque molto lontani da Harvest e Rust Never Sleeps, ma i capolavori si dicono tali proprio perchè non sorpassati, o sbaglio?
L'album precedente che ho io di NY è MTV Unplugghed, per metà musica da balera degna di una band romagnola (lo presi sull'entusiasmo del MTV Unplugged di Dylan, bellissimo).
il commento di Myriam sui Queen è una provocazione, non crederle!
Auro
Tu sei troppo giovane, ma io ricordo bene gli attacchi che i giornalisti facevano una ventina di anni fa a Marco Pannella durante le tribune elettorali, Pannella accusato (a ragione) di contraddirsi spesso. Quando un giornalista riusciva a metterlo con le spalle al muro, Pannella iniziava la sua risposta perennemente con la stessa frase: "La ringrazio per avermi fatto questa domanda che mi permette di chiarire una contraddizione solo apparente: adesso se mi da un minuto le spiego la posizione di noi radicali". Di fatto, per quanto ti concentrassi ad ascoltarlo, la contraddizione rimaneva, ancora piu' evidente di prima. Anni dopo, doveva essere appena prima delle elezioni del 1994, Pannella lo incontrai in aeroporto. Si era appena alleato con il nano porco e io non me la sentii di tacere. Mi avvicinai, mi presentai, quell'omone gentilissimo mi strinse la mano con un bel sorriso, e subito dopo tutta quella cordialita' gli dissi: "Lo sa pero', onorevole, che lei mi ha molto deluso? Com'e' possibile che un uomo politico della sua levatura possa anche solo pensare di rivolgere la parola a Berlusconi? Riesce a spiegarmi questa cosa?". Pannella, come mi sarei aspettato, mi disse: "Ti ringrazio per avermi fatto questa domanda che mi permette di chiarire una contraddizione solo apparente: adesso se vieni con me ti spiego la posizione di noi radicali". Mi chiese di seguirlo, ci sedemmo su un divanetto della lounge Alitalia, e lui inizio' a elencarmi tutte le volte che dagli anni '60 aveva avvertito una forte distanza con le posizioni politiche del PCI. Non mi convinse affatto, continuava ad interrompermi nel suo modo gentile e sorridente. Ma mi risulto' certamente piu' simpatico rispetto a quando lo vedevo alla televisione. Tutto questo Irene per dirti che ti ringrazio per avermi fatto questa domanda che mi permette di chiarire una contraddizione solo apparente, ecc. ecc.
A me piace cambiare idea sulle cose, non mi disturba affatto dire "mi sono sbagliato". Sbaglio spesso, e mi piace scoprire i miei errori e cercare di non ripeterli. Detto questo, nel caso specifico non sono nemmeno sicuro di essermi sbagliato. Capita a volte di ascoltare un disco e trovarlo sintonico con i nostri gusti e con il momento che stiamo vivendo, di parlarne bene, di desiderare riascoltarlo. A volte riascoltandolo confermiamo il nostro giudizio, a volte lo cambiamo. Che c'e' di male in tutto questo? A me e' capitato tante volte. Per quali ragioni succede? Credo che alcune siano oggettive, altre soggettive. Ci sono dischi che dopo un po' di ascolti "svelano il trucco", "perdono la magia". Altri che comprendi meglio, dei quali finisci per apprezzare passaggi che ai primi ascolti ti erano sfuggiti. E poi ci sono le ragioni soggettive. Prendi i Byrds per esempio. Posso adorarli o trovarli insopportabili, a seconda del momento che sto vivendo (a volte addirittura del tempo atmosferico). Stessa cosa con molta musica elettronica minimalista: di notte la ascolto volentieri, il mattino dopo (quando, mi verrebbe da dire, lo stato delle mie onde cerebrali si e' spostato dallo stato alfa a frequenze piu' legate alla necessita' di essere attivo), quella musica statica mi irrita (e magari ascolto i Byrds).
La contraddizione rimane, ovvio. Meno male. Adesso credo tu ti senta come quando hanno annunciato il mio aereo, e dopo aver salutato Pannella ho pensato: "Quest'uomo e' completamente inaffidabile".
Kit -
Sulla prima parte ho risposto qui sopra. Sulla seconda, l'accento era sull'"ossequiosita'". Ho scritto di musica per dieci anni su un quotidiano nazionale e ti assicuro che le pressioni che ricevi dagli uffici marketing delle case discografiche sono significative. Avendo un altro lavoro, sono sempre riuscito ad essere indipendente, ma chi campa di scrittura musicale (i pochissimi in Italia, un po' di piu' qui) credo che a certi compromessi finisca per cedere. Nessuna pubblicazione, come sai bene, vive grazie al prezzo che il lettore paga in edicola. La stampa vive grazie alla pubblicita'. Se la Sony sposta il 50% del budget pubblicitario da Uncut a Mojo (letti esattamente dalle stesse persone, quindi per loro chi se frega), Uncut non sa piu' come pagare i propri giornalisti migliori, che quindi vanno a scrivere su Mojo. I patatrac che dipendono da queste dinamiche includono testate come Melody Maker (fondato negli anni 20 e mi pare scomparso negli anni '90 per le ragioni di cui sopra) e Sounds. Da qui l'ossequiosita' e i codici Cencelli con i quali vengono stilate le classifiche.
Dette tutte queste cose, sono d'accordo con te. Il nome "Prospettive Musicali" l'ho pensato con in mente una collana di musica sperimentale anni '70 della EMI (una major), che aveva proprio lo stesso titolo.
Auro -
I Pixies si sono riformati nel 2004. Il successo di critica e finanziario del loro tour e' stato descritto da loro stessi come "massive". Le pressioni della 4AD e di chissa' quante altre case discografiche per avere qualcosa di nuovo da loro non possiamo nemmeno immaginarle. Ma da loro non e' uscita nemmeno una nota nuova. Li stimo immensamente per questo, hanno saputo quando fermarsi. Vedere Bjorn Borg appesantito (con la Donnay di legno quando tutti i suoi avversari
usavano come minimo racchette in fibra di titanio e non so che altro) perdere miseramente quando ha scelto di tornare a giocare, non e' stato affatto bello. Io continuo a pensare che Dylan avrebbe dovuto fermarsi dopo la Rolling Thunder Revue, Neil Young dopo "Rust never sleeps", gli Stones dopo "Exile on main street", ecc. Ci sono eccezioni, mi vengono in mente Patti Smith e i Sonic Youth, che continuano a distanza di anni a migliorarsi. Ma sono eccezioni, appunto. I dischi che Dylan ha inciso tra il 1962 e il 1975 sono tanti, si trovano a poco prezzo e sono sicuro che qualcuno ti manca. Investi in quelli, senti questo consiglio.
ero solo confusa, perchè non abbiamo mai parlato dell'album di Dylan ed ero rimasta alla tua recensione. Anche a me ha fatto un ottimo effetto all'inizio mente ero in America e ora qui non c'entra per niente e non lo degno neanche di un ascolto. Ma non credo sia una schifezza, penso solo che sia un lavoro di un certo genere, che appunto va ascoltato in un certo contesto. E sono una grande sostenitrice di "la musica giusta solo al momento giusto," per questo trovo sempre molto difficile parlare di album dell'anno, singolo dell'anno o robe così.
"Do I contradict myself? Very well then, I contradict myself. I am large, I contain multitudes." (Walt Whitman, con cui sono un po' più familiare che con Marco Pannella.)
Poco dopo, in un altro paese vicino ed in un locale ancora piu' piccolo passarono i Nirvana e non ci andai per preconcetto adolescenziale. A 18 si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età. Ancora mi sento un coglione.
sono ancora in cerca del perdono...
Che uomo inaffidabile quel Whitman! Sull'album dell'anno invece io non ho quasi mai dubbi. E' quello legato a un momento fondamentale dell'anno, spesso un disco che mi ha aiutato in un periodo un po' difficile, suoni che mi sono stati vicini quando ho avuto bisogno di loro.
Wiseacre -
Bello "epoca Stop al panico", era proprio cosi', ricordo che frequantavo Conchetta all'epoca e l'"inno" del periodo era proprio quel pezzo. Una specie di riempipista alternativo.
I Nirvana li vidi dopo un viaggio Voghera - Mezzago su una Dyane che perdeva i pezzi. Ricordo ancora gli spifferi e l'acqua che entrava attraverso la capottina completamente lisa. E poi loro, davanti a 200 persone, al Bloom. La tensione durante i bis, quando Novoselic sfascio' la batteria a colpi di basso. Parlare con Cobain solo per rendermi conto che era completamente fatto, non riusciva nemmeno a stare in piedi e tutto quello che desiderava era stare solo. E invece scoprire in Novoselic una persona molto simpatica, con tanta voglia di scherzare.
Mi sono reso conto che non ti ho ancora linkato, ora provvedo.
Andrea -
Il mio primo incontro con i Joy Division fu molto diverso. Andai a scuola il giorno dopo e incisi il loro nome sul banco.
Attendo comunque la tua solita classifica di fine anno prima di entrare da Radio Vittoria ad investire. Mi piacerebbe comprare qualcosa uscito nel terzo millennio.
Auro
Quello che non mi perdono e' l'ottusita' del meccanismo che mi ha portato a non vederli.
Quindi anche i nuovi Young e Springsteen sono da buttare ora secondo te? Tipo che la tua *classifica* di fine anno sarà composta solo da dischi di questo millennio? Nah, non ci credo. :-)
(E Whitman sarà stato pure contradditorio ma è un genio, al contrario di Pannella...)
Ho sempre adorato i Pixies..ma mi ha agghiacciato vedere Kim Deal a vagare ad un ATP di un paio d'anni fa ridotta ad una junkie in ciabatte.. come a volte i miti cadono. Uncut e' vero rivolta ad un certo pubblico che si diletta di certe sonorita'..Ovviamente le copertine si pagano se non direttamente, indirettamente...un po' meno le recensioni...ma c'e' modo..Penso tra la stampa inglese/francese ed italiana..l'unico veramente "indipendente" nel vero senso del termine rimane "Blow Up" che a volte fa disco del mese dei dischi che non hanno nemmeno distribuzione in Italia...Hai incontrato Sandro Perri? C'erano anche i tipi della Constellation? Sandro (Polmo Polpo) e' una bella personcina..le mie ex colleghe erano tutte innamorate di lui :) ...I Queen? C'e' roba peggiore in giro..Anche se personalmente non sono una fan dei Queen, devo dire che :A) erano dei gran musicisti B)hanno creato delle gran canzoni nazional-popolari C)spero che negli anni ricorderanno i Queen piuttosto che i Kaiser Chief o Strokes
Joanna Newsom, Ys (Drag City). Esce Lunedi'. C'e' ancora a Pavia Maximum Records? Se si' lo trovi li'.
Wiseacre -
Ma il preconcetto adolescenziale qual era?
Kit -
Strano non e' mica una brutta parola.
Thebigsunof06 -
Un saluto anche a te! Ma quindi sei stabile a Milano ora? Niente piu' Londra?
Myriam -
No, Perri non c'era, ma mi piacerebbe conoscerlo. Magari me lo presentate alla prossima serata Constellation?
Blow Up e' una rivista davvero onesta, l'unica rivista italiana di musica che ha senso leggere. Sono molto contento che stia andando bene. Quando inizio' a uscire in edicola mi capito' qualche volta di intervistare il loro direttore all'interno di Tropici & Meridiani, e quando mi traferii qui mi offrirono di collaborare come corrispondente da Londra (ma declinai per mancanza assoluta di tempo). La considero un'eccellente rivista, davvero coraggiosa e indipendente. Sui Franz Ferdinand dovresti leggerti l'editoriale di Wayne Coyne proprio su Uncut, dice le stesse cose che dici tu.
A me piace molto...ma proprio non riesco ad ascoltare i suoi lavori recenti, li sento come estranei e superflui.
Non so, il suo periodo d'oro l'ha avuto in anni diversi insomma non lo vedo a suonare nel contesto di oggi.
La stessa cosa la penso per Bowie e tutti gli altri cantanti dei tempi d'oro ormai passati.
Spero di essere stata chiara...
Ciao!
Poi si cresce, vivaddio.
ero io comunque quello bisognoso di massaggi (dunque grazie per il consiglio) e anche quello che parlava di persone "pese".
vorrei dire anche qualcosa sulla questione del lavoro ma lo faccio nel post relativo.
ciao, francesco
Perfettamente d'accordo con te. Aggiungerei alla lista gli Who, straincensati dalla stampa inglese in questi giorni (disco del mese di Uncut e Mojo). Sono dischi dei quali non sento alcun bisogno. Largo a Brightblack Morning Light, Sufjan Stevens, Antony. Life is now no?
Wiseacre -
In quell'atteggiamento vedo pero' anche un elemento positivo, il desiderio di andare oltre. Senza quello spirito di ricerca (traduzione matura del preconcetto sempiterno da intellighenzjia della bassa del quale io, nato a Voghera, figurati se non sono stato vittima) forse non esisterebbe il tuo strepitoso blog.
NN -
Il problema me l'hanno segnalato gia' altre persone e non so che dire. Suggerisco un refresh della pagina se non la trovate cambiata nel giro di un paio di giorni.
Proprio l'altra sera ho guardato "Vivre sa vie" di Godard (non impazzisco per). Ad un certo punto Anna Karina incontra un professore in un cafe' e questi le spiega come in gioventu' non si possa conoscere cio' che si ama, ma che la consapevolezza e la capacità di scelta vengano solo dalla ricerca continua e dall'esperienza, con la maturita'.
Poi c'e' gente che questa maturita' non la raggiunge mai, e sono quelli che continuano a ricercare e sperimentare. Gli altri o non si mettono in cammino o pensano di essere gia' arrivati ;-)
L'errore di pensare di essere arrivati e' uno dei piu' frequenti alla mia (nostra?) eta'. L'ho fatto e l'ho visto fare troppe volte (la conclusione sarebbe "e adesso basta", ma so che lo rifaro').
C'e' comunque un piacere nella ricerca, e' bello camminare, anche in salita, anche sbagliando strada.