Sabato mattina, cielo azzurro terso, faccio colazione presto, mi godo i raggi del sole leggendo i giornali sul terrazzo, poi esco, cammino fino al Barbican. Salgo la rampa che mi porta al centro di quel bizzarro canyon urbano e mi muovo in quel silenzio irreale, quella bolla di pace sospesa in mezzo alla citta' che sta gia' correndo.

Scendo le scale che mi portano all'ingresso principale, abbagliato dalla luce che si riflette nel laghetto. La galleria ha appena aperto, mostro la tessera stampa, l'addetta mi consegna gentilmente un press folder ed entro.

"In the face of history" ha un titolo che non ispira molto. Il sottotitolo della mostra invece si': "European photographers in the 20th century". Due piani, 4 sezioni, 22 fotografi disposti molto bene, in ordine piu' o meno cronologico, con bei salti mortali tripli geografici. Quella che manca, per fortuna, e' la Storia. Di storie invece ce ne sono tante, minime e personali, le uniche davvero interessanti. Non ci sono Persone, ci sono persone. Non ci sono Luoghi, ci sono luoghi. Potrei andare avanti ancora, ma sono sicuro che avete capito. In questi scatti ci si ritrova.

Splendidi gli scatti di Josef Sudek, poverissimi nella loro poetica semplicita'. Parlano di un mondo di piccole cose da osservare con meraviglia. Emozionanti gli scatti del giardino del suo studio: piccole variazioni di luce che si riflettono sulla rugiada, forme che emergono dalla nebbia. Tutto cosi' delicato che vengono in mente haiku anche a me che un verso non ho mai provato a scriverlo.

Robert Doisneau uno crede di conoscerlo ormai molto bene. E invece a immergersi nella banlieue parigina insieme a questo poeta si scoprono sempre foto che erano sfuggite. Non la trovo in rete, ma se verrete alla mostra e' l'ultima della sua serie: un gruppo di giovani che corrono felici tenendosi per mano, e sullo sfondo una muraglia di case popolari. La gioia e' dentro di noi, si puo' provare in ogni luogo. Oppure da nessuna parte. Dobbiamo scegliere da che parte stare.

E adesso arrivano i pezzi forti. Ed van der Elsken lo conosciamo soprattutto per i suoi scatti in bianco e nero, ma la proiezione di diapositive a colori in mostra lascia senza parole. Immagini di Amsterdam alla fine degli anni '60 e durante la prima meta' dei '70, idealismo e flower power. E biciclette, e zaini dappertutto. Sue le foto qui sopra, da me rifotografate cercando di eludere i severi controlli del Barbican. Cosa non farei per voi. Sono dovuto tornare indietro tre volte e rivedere tutto daccapo, non riuscivo piu' a staccarmi da foto che forse erano gia' dentro di me. Entusiasmo e' la parola giusta, o comunque l'unica che mi viene in mente quando penso a quegli scatti e a tutte le possibilita' che scatenano dentro. Entusiasmo per la vita.

Il pezzo da 95 della mostra e' un'altra proiezione di diapositive. Musica ultra-minimale che entra sotto pelle a poco a poco, come le foto di Annelies Strba. Che raccontano la storia di quattro generazioni della sua famiglia. 240 diapositive da vedere e rivedere. Le sue figlie sono eroine pre-raffaelite un paio di secoli dopo. Belle e dannatissime. E poi i gatti. E il lago.

Giovedi' 30/ 11 alle 12.15 ne parliamo a Radio Popolare. A proposito, mi sono dimenticato di segnalarvi una corrispondenza sul Turner Prize che ho fatto Giovedi' scorso, non ve la siete presa vero?

Commenti

lophelia ha detto…
Ed van der Elsken mi folgorò a Modena tre anni fa, ma vidi effettivamente solo il biancoenero. Anch'io pensai: ecco uno che fotografa la Vita, ecco il tipo di fotografia che mi interessa.
Grazie per questo ricchissimo post...
Fabio ha detto…
Viene voglia di entrare nelle sue foto, vivere nel suo mondo. Mi hanno dato i brividi. Voglia di tornare ad Amsterdam, adesso, subito.
Anonimo ha detto…
Spesso ho "esercitato" la mia mano facendo degli studi da Doisneau. Adoro la Fotografia di quel periodo.
Anche il resto è forte... penso che non pubblicherò le foto che ho fatto in questi giorni!
Grazie Fabio, mi hai evitato di fare un figuraccia.
Fabio ha detto…
No no, le *devi* pubblicare: la condivisione e' importante, fondamentale.
Viola ha detto…
Sono rimasta incantata...grazie di avermi fatto conoscere nuove cose...
Fabio ha detto…
Anche per me e' stato un viaggio, una scoperta. Grazie a te per aver lasciato un segno del tuo passaggio.