Lui ha perso il controllo
[Macclesfield, Luglio 1982]
[Curzon Soho, Ottobre 2007]
Il primo di una lunga serie di Interrail che feci fino a quando mi fu possibile (per ragioni di eta', e perche' credo oggi non esista piu' nulla di simile), risale al 1982. L'Interrail, per chi non l'ha mai sperimentato e non avra' piu' la possibilita' di farne esperienza in futuro, se fatto bene era una cosa davvero punk.
Ti vendevano a un prezzo ridicolo (che per me significava alcune serate a fare il cameriere in una birreria di Montebello della Battaglia che nemmeno esiste piu') un biglietto valido su tutti i treni d'Europa per un mese. Che voleva dire, spesso, che i treni diventavano, per un mese, la tua casa: il luogo dove dormivi e mangiavi, incontravi persone locali e altri viaggiatori, raccoglievi e scambiavi informazioni.
In quel modo, negli anni a venire, visitai tutta l'Europa, dormendo dove capitava, mangiando come capitava, ma senza mai perdermi un'esperienza di incontro interessante, una mostra, un concerto. Se dicessi che e' cosi' che ho imparato a diventare quello che leggete qui, non direi una cosa tanto sbagliata - nel bene e nel male naturalmente.
Il primo Interrail lo feci con 3 amici di allora: Paola, Fabrizio e un'amica di Paola della quale per quanto mi stia scervellando non ricordo il nome, pur avendo la certezza che era abbastanza inusuale e iniziava per O.
Attraversammo la Svizzera e la Francia, fino a Cherburg, poi con un traghetto arrivammo in Irlanda. Di quell'isola mi innamorai e ci sarei tornato davvero tante volte negli anni successivi. Ricordo che per visitare la costa Ovest ci spostavamo soprattutto in autostop: non facevamo in tempo a sporgere il pollice che qualche contadino o pescatore simpatico ci caricava tutti e 4, e con i nostri pesanti zaini, su macchine e furgoni.
Tornati a Dublino, ripartimmo per la Gran Bretagna, arrivando con il traghetto, se non ricordo male, dalle parti di Liverpool. L'idea era quella di andare, a quel punto, in Scozia. Il piu' rompiscatole dei 4, cioe' io, aveva gia' ritardato il piano, avendo voluto andare a visitare la casa di un allora piuttosto sconosciuto cantante irlandese, tale Bono Vox, che allora viveva a Bray in una Martello Tower, le fortificazioni sulla costa irlandese che erano state con gli anni trasformate in abitazioni.
Ma, appunto, il piu' rompiscatole dei 4, arrivato a Liverpool propose una nuova deviazione.
"Sentite, ehm, che ne dite se facciamo tappa a Macclesfield?"
"Macclesfield? E dove cavolo e'?"
"Vicino a Manchester, non tanto lontano da qui..."
"E cosa ci sarebbe di cosi' interessante a Macclesfield da vedere? Non e' nemmeno segnato sulla carta!"
"Un cimitero. Il cimitero dove e' sepolto Ian Curtis, il cantante dei Joy Division".
A quella nuova proposta di deviazione il gruppo si divise. Paola e Fabrizio decisero di proseguire alla volta della Scozia, dove li avremmo raggiunti. O. decise di darmi fiducia e di restare con me.
Il percorso da Manchester a Macclesfield su un vecchio treno me lo ricordo come fosse ieri. Una distesa di casette operaie tutte uguali come gocce d'acqua, intervallate da villaggi fatti di una chiesa, un pub, un negozio di alimentari, l'ufficio postale.
Appena scesi dal treno, nella giornata grigia e piovosa, chiedemmo al capostazione la direzione per il cimitero. Che era, mi pare di ricordare, un po' fuori dal grigio e sonnolento centro abitato.
Io mi sarei aspettato di trovare una tomba vera e propria. E invece Ian aveva voluto essere cremato, e le sue ceneri erano state raccolte sotto una piccola pietra allineata a tante altre in quello che sembrava quasi il bordo di un marciapiede. Nel silenzio rimanemmo a contemplare la scritta "Love will tear us apart" per parecchi minuti. I miei occhi ricordo che si riempirono di lacrime di emozione. Nessuno di noi due poteva rompere quel silenzio, fino a quando tirai fuori la mia macchina fotografica dallo zaino e chiesi a O. di scattare una foto della mia mano che accarezzava con affetto quella piccola pietra tombale, una foto che conservo ancora come uno dei ricordi piu' emozionanti di quel lungo viaggio.
Tutto questo mi e' passato nella mente mentre, ancora una volta, lacrime di commozione scorrevano sul mio viso, alla fine di Control di Anton Corbijn. Che si conclude con l'immagine del crematorio di Macclesfield, mentre la voce di Ian intona Atmosphere.
Se vi capita, non perdetelo. La ricostruzione dell'Inghilterra dell'epoca, in bianco e nero, e' superlativa. La storia di Ian la racconta uno che i Joy Division li ha conosciuti in prima persona, e al film hanno collaborato Debbie Curtis (qui interpretata da una strepitosa Samantha Morton) e il compianto Tony Wilson.
Non so dire di piu', se non che il film mette i brividi: le immagini, la musica, le ambientazioni, la storia che del resto gia' conoscete.
Anzi, una cosa la voglio aggiungere. Che i Joy Division sono stati il piu' grande gruppo musicale di tutti i tempi.
[Corbijn Interview + Control footage (Joy Division) subtitled]
[Mi stavo dimenticando di segnalare che domani a Zoe si parla di Hayward Gallery e che le prossime due domeniche tocca a me condurre Prospettive Musicali. Questa Domenica, il 14, credo di trasmettere quasi per intero "For Bunita Marcus" di Morton Feldman, composizione pianistica prossima al silenzio della quale vi ho gia' parlato da queste parti e che figura qui di fianco nella colonnina Emozioni. Domenica 21 non lo so ancora che trasmettero', dipende da tante cose.]
[11/ 10/ 07: stop press. "Caro Fabio, mi spiace dirtelo solo ora, ma solo ora ĆØ stato deciso a livello di Network, salta la trasmissione di domenica 14.10. Ti ho lasciato un messaggio anche sulla segreteria. Ciao, Ezio"]
[Curzon Soho, Ottobre 2007]
Il primo di una lunga serie di Interrail che feci fino a quando mi fu possibile (per ragioni di eta', e perche' credo oggi non esista piu' nulla di simile), risale al 1982. L'Interrail, per chi non l'ha mai sperimentato e non avra' piu' la possibilita' di farne esperienza in futuro, se fatto bene era una cosa davvero punk.
Ti vendevano a un prezzo ridicolo (che per me significava alcune serate a fare il cameriere in una birreria di Montebello della Battaglia che nemmeno esiste piu') un biglietto valido su tutti i treni d'Europa per un mese. Che voleva dire, spesso, che i treni diventavano, per un mese, la tua casa: il luogo dove dormivi e mangiavi, incontravi persone locali e altri viaggiatori, raccoglievi e scambiavi informazioni.
In quel modo, negli anni a venire, visitai tutta l'Europa, dormendo dove capitava, mangiando come capitava, ma senza mai perdermi un'esperienza di incontro interessante, una mostra, un concerto. Se dicessi che e' cosi' che ho imparato a diventare quello che leggete qui, non direi una cosa tanto sbagliata - nel bene e nel male naturalmente.
Il primo Interrail lo feci con 3 amici di allora: Paola, Fabrizio e un'amica di Paola della quale per quanto mi stia scervellando non ricordo il nome, pur avendo la certezza che era abbastanza inusuale e iniziava per O.
Attraversammo la Svizzera e la Francia, fino a Cherburg, poi con un traghetto arrivammo in Irlanda. Di quell'isola mi innamorai e ci sarei tornato davvero tante volte negli anni successivi. Ricordo che per visitare la costa Ovest ci spostavamo soprattutto in autostop: non facevamo in tempo a sporgere il pollice che qualche contadino o pescatore simpatico ci caricava tutti e 4, e con i nostri pesanti zaini, su macchine e furgoni.
Tornati a Dublino, ripartimmo per la Gran Bretagna, arrivando con il traghetto, se non ricordo male, dalle parti di Liverpool. L'idea era quella di andare, a quel punto, in Scozia. Il piu' rompiscatole dei 4, cioe' io, aveva gia' ritardato il piano, avendo voluto andare a visitare la casa di un allora piuttosto sconosciuto cantante irlandese, tale Bono Vox, che allora viveva a Bray in una Martello Tower, le fortificazioni sulla costa irlandese che erano state con gli anni trasformate in abitazioni.
Ma, appunto, il piu' rompiscatole dei 4, arrivato a Liverpool propose una nuova deviazione.
"Sentite, ehm, che ne dite se facciamo tappa a Macclesfield?"
"Macclesfield? E dove cavolo e'?"
"Vicino a Manchester, non tanto lontano da qui..."
"E cosa ci sarebbe di cosi' interessante a Macclesfield da vedere? Non e' nemmeno segnato sulla carta!"
"Un cimitero. Il cimitero dove e' sepolto Ian Curtis, il cantante dei Joy Division".
A quella nuova proposta di deviazione il gruppo si divise. Paola e Fabrizio decisero di proseguire alla volta della Scozia, dove li avremmo raggiunti. O. decise di darmi fiducia e di restare con me.
Il percorso da Manchester a Macclesfield su un vecchio treno me lo ricordo come fosse ieri. Una distesa di casette operaie tutte uguali come gocce d'acqua, intervallate da villaggi fatti di una chiesa, un pub, un negozio di alimentari, l'ufficio postale.
Appena scesi dal treno, nella giornata grigia e piovosa, chiedemmo al capostazione la direzione per il cimitero. Che era, mi pare di ricordare, un po' fuori dal grigio e sonnolento centro abitato.
Io mi sarei aspettato di trovare una tomba vera e propria. E invece Ian aveva voluto essere cremato, e le sue ceneri erano state raccolte sotto una piccola pietra allineata a tante altre in quello che sembrava quasi il bordo di un marciapiede. Nel silenzio rimanemmo a contemplare la scritta "Love will tear us apart" per parecchi minuti. I miei occhi ricordo che si riempirono di lacrime di emozione. Nessuno di noi due poteva rompere quel silenzio, fino a quando tirai fuori la mia macchina fotografica dallo zaino e chiesi a O. di scattare una foto della mia mano che accarezzava con affetto quella piccola pietra tombale, una foto che conservo ancora come uno dei ricordi piu' emozionanti di quel lungo viaggio.
Tutto questo mi e' passato nella mente mentre, ancora una volta, lacrime di commozione scorrevano sul mio viso, alla fine di Control di Anton Corbijn. Che si conclude con l'immagine del crematorio di Macclesfield, mentre la voce di Ian intona Atmosphere.
Se vi capita, non perdetelo. La ricostruzione dell'Inghilterra dell'epoca, in bianco e nero, e' superlativa. La storia di Ian la racconta uno che i Joy Division li ha conosciuti in prima persona, e al film hanno collaborato Debbie Curtis (qui interpretata da una strepitosa Samantha Morton) e il compianto Tony Wilson.
Non so dire di piu', se non che il film mette i brividi: le immagini, la musica, le ambientazioni, la storia che del resto gia' conoscete.
Anzi, una cosa la voglio aggiungere. Che i Joy Division sono stati il piu' grande gruppo musicale di tutti i tempi.
[Corbijn Interview + Control footage (Joy Division) subtitled]
[Mi stavo dimenticando di segnalare che domani a Zoe si parla di Hayward Gallery e che le prossime due domeniche tocca a me condurre Prospettive Musicali. Questa Domenica, il 14, credo di trasmettere quasi per intero "For Bunita Marcus" di Morton Feldman, composizione pianistica prossima al silenzio della quale vi ho gia' parlato da queste parti e che figura qui di fianco nella colonnina Emozioni. Domenica 21 non lo so ancora che trasmettero', dipende da tante cose.]
[11/ 10/ 07: stop press. "Caro Fabio, mi spiace dirtelo solo ora, ma solo ora ĆØ stato deciso a livello di Network, salta la trasmissione di domenica 14.10. Ti ho lasciato un messaggio anche sulla segreteria. Ciao, Ezio"]
Commenti
Claudia
per molto tempo ho creduto anch'io che gli itinerari scelti in quei viaggi, apparentemente senza raziocinio, potessero determinare definitivamente le nostre esistenze future... e in qualche modo lo hanno fatto!
poi altro tempo ĆØ passato e i trolley griffati non rendono giustizia a nessuno, ma che bell'imprinting!
quoto pur'io, e quasi ti appoggio l'affermazione finale senza neppure esserne convinto!
ho fatto l'interrail purio, ma al giorno d'oggi mi piacerebbe fare il couch-surfing ma ahime' le ossa fan male!
Non si aveva affatto idea che l'Interrail fosse un fatto limitato nel tempo, che un giorno non ci sarebbe stato piu'. Non si aveva nemmeno idea che il tempo fosse limitato del resto.
Andrea -
Non confondiamo pero' l'Interrail, il viaggio libero per eccellenza dove se vuoi puoi startene tranquillo a leggere e scrivere e fotografare, con il couch-surfing che a me da' l'idea di andare a trovare una vecchia zia con la quale non abbiamo nulla da dirci...
ma ĆØ bello, in questi tempi cupi e confusi, sapere che qualcuno ha delle certezze.
anch'io amo solo il passato, perĆ² credo che l'Interrail ci sia ancora, almeno, un mio allievo l'estate scorsa o forse due estati fa, mi disse di averlo fatto o di avere l'intenzione di farlo, non ricordo.
abbasso i low cost, abbasso ryanair che sfrutta i lavoratori, viva il treno!
ciao, francesco.
Il problema del treno e' che oggi le lunghe tratte costano alcune volte tanto quanto costa un Ryanair o un Easyjet. Poi va anche detto che i treni sui quali percorrevamo l'Europa noi non erano mica quei tubi ad aria condizionata dove devi prenotare il posto. Ricordo bene un viaggio nel Sud della Spagna fatto con il vento nei capelli (allora belli lunghi). Non potrei ripercorrere quel tratto di strada ferrata guardandolo dal finestrino dell'Intercity Euro-Express Faster Faster senza sentire il profumo di quel vento caldo, senza fermarmi ad ogni stazione, senza il rumore metallico degli sportelli chiusi a mano e il cigolio male oliato delle ruote.
Spero di riuscire a vedere Control qua in Italia...
Io l'Interrail non l'ho mai fatto, perĆ² ho fatto alcuni viaggi in stile "on-the-road" prenotando solo l'aereo e nient'altro. Uno dei piĆ¹ belli ĆØ stato in Irlanda, nel '99, 3 settimane passati tra non so piĆ¹ quanti ostelli e bed&breakfast...ovviamente le foto davanti al muro di Windmill Lane a Dublino sono tra le cose piĆ¹ belle
complimenti per il coraggio, comunque.
:-)
Una domanda veloce: mi confermi che il 22 trasmetterai il nuovo Scott Walker per intero? Sto preparando un mix-tape per la prossima estate (mi porto avanti) e volevo essere sicuro, non avendolo ancora ascoltato, di mettere un floor-filler in scaletta.
Buon rientro a Milano! W l'Italia!
Credo che la generazione post-Interrail sia quella degli Erasmus, un modo anche migliore per conoscere l'Europa (per chi riesce ad accedervi, ovviamente..).
Invece adesso siamo al couch-surfing, che tristezza!!
Bella la recensione del film, i JD sono stati uno dei miei gruppi preferiti dell'epoca e li ascolto ancora volentieri.
Auro
Il problema e' ben piu' grave ho scoperto ieri sera ascoltando il messaggio di Ezio in segreteria. La ragione della sospensione di Prospettive Musicali pare sia l'elezione farsa del patetico partito democratico (tutto rigorosamente minuscolo). Ora io dico solo una cosa: se un solo lettore di London Calling ha deciso di andare a dare un euro (pur sempre qualcosa) a quei cialtroni, vi prego, ripensateci. E cosi' pure, pensate due o piu' volte prima di mettere la croce su un partito che non porti nel simbolo la gloriosa, quella si' falce e martello.
Maud -
La foto l'ho scattata al Curzon Soho, ma il film l'ho visto allo Screen on the Green. Personalmente sto boicottando il Curzon, nel senso che se un film che mi interessa e' solo li' ci vado lo stesso, ma se posso andare in una sala che non fa parte di quel circuito ne approfitto. Come neo-immigrata ti informo che il Curzon e' stato storicamente una piccola catena cinematografica indipendente che metteva insieme qualita' dell'offerta e prezzi contenuti. Da quando i Curzon sono diventati 5, i prezzi sono lievitati considerevolmente. Da qui il mio (e di alcuni miei amici) boicottaggio. Buon film: l'inglese e' quello del Nord, con un po' di accento, ma anche se fosse muto sarebbe un film fantastico. Poi fammi sapere se ti e' piaciuto.
Marco -
Dopo Bismillah Khan e Eliane Radigue dici che e' scattata la censura? Per il tuo mixtape estivo consiglio oltre a Scott Walker (in particolare "And who will go the ball? And what will go to the ball?" che non so piu' se Mojo o Uncut ha recensito con un eloquente "And who will understand the ball?") anche "Metal machine music", che suonata in spiaggia fa sempre il suo effetto, e l'opera omnia dei Sigillum S. Buon rientro a Milano anche a te!
Auro -
Confermo che gli inglesi con la simpatia degli irlandesi non hanno proprio nulla a che vedere. Immagina l'opposto. L'Erasmus e' saltato fuori durante il mio ultimo anno di universita' accipicchia, e proprio quando stavo per partire per il servizio civile...
per caritĆ , che roba cafona!
per quello che mi riguarda l'unico evento importante che accadrĆ nel mondo domenica 14 ĆØ il concerto di Ani Di Franco a Milano...
:)
bellissimo il tuo racconto,rafforza il mio grande rimpianto di non aver mai fatto questa esperienza...
ciao, :)
zoe.
Quante fotocopie avranno fatto per far figurare 3 milioni e mezzo di sudditi lobotomizzati convinti di aver fatto nascere una cosa pensata da segreterie di partiti aginizzanti? "La cosa piĆ¹ nuova successa in politica negli ultimi anni", ma pensa te! Com'ĆØ stata Ani di Franco?
Moya -
Bentornata! Sai che non sapevo che stai a Londra anche tu? A questo punto sarebbe bello conoscerci. Bellissime le Orcadi. Prima o poi voglio proprio spingermi fino alle Shetland, naturalmente con il traghetto che parte dalla Scozia. Proprio vero che quando i Joy Division fanno capolino dallo shuffle dell'iPod ti devi fermare ed ascoltare.
L'Altra Zoe -
Mi vergogno profondamente infatti! PerĆ² sono contento di avere parlato di lei nel blog. Bello e triste il fatto di perdere di vista le persone: restano per sempre giovani nella memoria, non invecchiano mai, restano bellissime.
Ani non si discute.
Anche se io, questa volta, ho percepito un non so che di troppo organizzato e perfetto che non mi ha coinvolto piĆ¹ di tanto.
Ha fatto un concerto antologico, molto per i fans, poche cose nuove, poche imperfezioni, pochi deragliamenti, sarĆ la maternitĆ ...
Comunque a Ani si perdona ogni cosa.
A ognuno la sua fede, anzi il suo olimpo, giacchĆØ siamo politeisti.
Sono piĆ¹ di ventanni che i Joy Division accompagnano le mie emozioni e ogni giorno vedo nel mondo
che ci circonda quanto Ian avesse ragione giĆ allora.
Grazie ancora Ivan.
Heart and soul one will burn.
ciao Max
Tra l'altro, rileggendo quello che ci siamo scritti a proposito del PD sembra che tutto questo che sta accadendo tu e io lo avessimo in qualche modo previsto.
Massimiliano -
E' un sentire forte, a volte troppo forte. Fa davvero male.
Tra parentesi, riflessione personale: non so se sono ancora capace di scrivere post come questo. E non so come mai.