Sono il proprietario del caffe' del pinguino, ti diro' cose a caso
[Penguin Cafe Orchestra, Union Chapel, Dicembre 2007]
Sono dieci anni che uno dei piu' grandi compositori che quest'isola abbia espresso ci ha lasciato. Non aveva ancora compiuto cinquant'anni quando un tumore al cervello l'ha portato via. Era la notte dell'11 Dicembre 1997. Si chiamava Simon Jeffes.
Per ricordare suo padre, esattamente dieci anni dopo il figlio Arthur ha riformato per tre concerti la leggendaria orchestra del caffe' del pinguino.
Sono il proprietario del caffe' del pinguino, ti diro' cose a caso inizia una poesia di Simon, scritta nel 1972. Alla quale si ispira per dare il nome alla sua erratica formazione. Che e' strana di quella eccentricita' inglese, e un po' casuale, con componenti che vanno e vengono, fanno un giro e poi ritornano.
Ci mettono quattro anni a incidere il primo disco, che pero' esce niente meno che su Obscure, l'etichetta di Brian Eno. Altri cinque per incidere il suo seguito, l'omonimo Penguin Cafe Orchestra del 1981. Si trova a 5 sterline da Fopp, quello che ha riaperto in Covent Garden, ed e' un ricostituente formidabile. Non smetti di sorridere per alcune ore dopo averlo preso.
C'e' dentro un brano che ti piace la prima volta che lo ascolti e rimane con te per il resto della tua vita. Quando te lo dimentichi lo ritrovi in giro, su Radio 3 o in qualche pubblicita'. Si intitola Telephone and rubber band. Un giorno Simon solleva la cornetta del telefono e sente questa combinazione di tono libero ed occupato insieme. Chiama immediatamente il suo amico George, lo invita a casa, e i due costruiscono su quei toni registrati con una segreteria analogica quello che rimarra' per sempre un piccolo gioiello di architettura sonora minimalista deliziosamente accessibile. Quel tono telefonico non esiste piu' tra l'altro, proprio come tante persone e cose che ci accompagnano per un pezzo di strada e poi spariscono. A me tutte le volte che lo ascolto viene in mente quando studiavo qui da ragazzino e chiamavo la mia famiglia in Italia una volta alla settimana, e la aspettavo per tutta la settimana quella telefonata.
Di ricostituenti Simon ne ha inventati tanti. Music for a found harmonium (davvero scritta su un harmonium trovato per le strade di Kyoto), Perpetuum mobile e Scherzo and trio sono quelli dei quali io mi servo piu' spesso. Fanno passare tutto: malinconie, paure, sindrome da cuore che non riesce a corrispondere con altri cuori. Stai bene appena fanno effetto.
E l'altra sera era davanti a me la Penguin Cafe Orchestra. Li vedi sul palco che suonano e sorridono tra di loro e per conto proprio mentre suonano questi gioielli di folk etnico minimale che sembrano caduti dalla cartellina delle idee di Brian Eno e Philip Glass.
Il pubblico merita una nota a parte. Quaranta-qualcosa e cinquanta-qualcosa educatissimi e silenziosi. Arrivano da Hampstead, Highgate, Highbury, Barnsbury. Insegnano, compongono, scrivono. Concentrati fino all'ultimo e pronti a esternare il loro entusiasmo all'ultima nota di ogni brano con un generoso scroscio di applausi, prima di rimettersi silenziosamente all'ascolto. Gente che i dischi della Penguin li ha rovinati di ascolti e alla quale non sembra vero trovarseli davanti in una fredda notte londinese. Uno non ci spera mica che certe cose possono succedere.
E in questo blog gli inglesi si e' detto spesso che sono casinisti e che bevono fino a quando vomitano e che sono chiusi e ti ignorano eccetera eccetera. Poi vai a sentire la Penguin Cafe Orchestra alla Union Chapel, Richard Thompson al Barbican, Jonathan Coe da Foyles, e inizi ad amarlo questo popolo. Capisci da dove arrivano certe idee e perche' e' bello stare qui nonostante tutto.
E che in una notte d'inverno quando non te lo aspetti si puo' aprire una porta, e un pinguino ti invita a entrare, e un'orchestra ti accoglie con archi ukulele harmonium trombone flautini. E tutti sorridono. E capisci perche' un giorno di tanti anni fa, quando hai scoperto quella cosa meravigliosa che si chiama musica, hai deciso che non l'avresti lasciata mai piu'.
[Penguin Cafe Orchestra, Music for a found harmonium]
Sono dieci anni che uno dei piu' grandi compositori che quest'isola abbia espresso ci ha lasciato. Non aveva ancora compiuto cinquant'anni quando un tumore al cervello l'ha portato via. Era la notte dell'11 Dicembre 1997. Si chiamava Simon Jeffes.
Per ricordare suo padre, esattamente dieci anni dopo il figlio Arthur ha riformato per tre concerti la leggendaria orchestra del caffe' del pinguino.
Sono il proprietario del caffe' del pinguino, ti diro' cose a caso inizia una poesia di Simon, scritta nel 1972. Alla quale si ispira per dare il nome alla sua erratica formazione. Che e' strana di quella eccentricita' inglese, e un po' casuale, con componenti che vanno e vengono, fanno un giro e poi ritornano.
Ci mettono quattro anni a incidere il primo disco, che pero' esce niente meno che su Obscure, l'etichetta di Brian Eno. Altri cinque per incidere il suo seguito, l'omonimo Penguin Cafe Orchestra del 1981. Si trova a 5 sterline da Fopp, quello che ha riaperto in Covent Garden, ed e' un ricostituente formidabile. Non smetti di sorridere per alcune ore dopo averlo preso.
C'e' dentro un brano che ti piace la prima volta che lo ascolti e rimane con te per il resto della tua vita. Quando te lo dimentichi lo ritrovi in giro, su Radio 3 o in qualche pubblicita'. Si intitola Telephone and rubber band. Un giorno Simon solleva la cornetta del telefono e sente questa combinazione di tono libero ed occupato insieme. Chiama immediatamente il suo amico George, lo invita a casa, e i due costruiscono su quei toni registrati con una segreteria analogica quello che rimarra' per sempre un piccolo gioiello di architettura sonora minimalista deliziosamente accessibile. Quel tono telefonico non esiste piu' tra l'altro, proprio come tante persone e cose che ci accompagnano per un pezzo di strada e poi spariscono. A me tutte le volte che lo ascolto viene in mente quando studiavo qui da ragazzino e chiamavo la mia famiglia in Italia una volta alla settimana, e la aspettavo per tutta la settimana quella telefonata.
Di ricostituenti Simon ne ha inventati tanti. Music for a found harmonium (davvero scritta su un harmonium trovato per le strade di Kyoto), Perpetuum mobile e Scherzo and trio sono quelli dei quali io mi servo piu' spesso. Fanno passare tutto: malinconie, paure, sindrome da cuore che non riesce a corrispondere con altri cuori. Stai bene appena fanno effetto.
E l'altra sera era davanti a me la Penguin Cafe Orchestra. Li vedi sul palco che suonano e sorridono tra di loro e per conto proprio mentre suonano questi gioielli di folk etnico minimale che sembrano caduti dalla cartellina delle idee di Brian Eno e Philip Glass.
Il pubblico merita una nota a parte. Quaranta-qualcosa e cinquanta-qualcosa educatissimi e silenziosi. Arrivano da Hampstead, Highgate, Highbury, Barnsbury. Insegnano, compongono, scrivono. Concentrati fino all'ultimo e pronti a esternare il loro entusiasmo all'ultima nota di ogni brano con un generoso scroscio di applausi, prima di rimettersi silenziosamente all'ascolto. Gente che i dischi della Penguin li ha rovinati di ascolti e alla quale non sembra vero trovarseli davanti in una fredda notte londinese. Uno non ci spera mica che certe cose possono succedere.
E in questo blog gli inglesi si e' detto spesso che sono casinisti e che bevono fino a quando vomitano e che sono chiusi e ti ignorano eccetera eccetera. Poi vai a sentire la Penguin Cafe Orchestra alla Union Chapel, Richard Thompson al Barbican, Jonathan Coe da Foyles, e inizi ad amarlo questo popolo. Capisci da dove arrivano certe idee e perche' e' bello stare qui nonostante tutto.
E che in una notte d'inverno quando non te lo aspetti si puo' aprire una porta, e un pinguino ti invita a entrare, e un'orchestra ti accoglie con archi ukulele harmonium trombone flautini. E tutti sorridono. E capisci perche' un giorno di tanti anni fa, quando hai scoperto quella cosa meravigliosa che si chiama musica, hai deciso che non l'avresti lasciata mai piu'.
[Penguin Cafe Orchestra, Music for a found harmonium]
Commenti
tiro una riga sopra quell'appunto e ti ringrazio confuso e un po' emozionato, e immerso nell'esatta sensazione che, come sempre, esistono solo due tipi di musica...quella bella e quella brutta!
Nicola
Grazie! In realta' forse dovremmo parlare di ritmi, al plurale. Camminando ad Hampstead senti Wyatt, a Notting Hill un Veloso d'epoca, a Brick Lane MIA...
Borguez -
No, mi raccomando, non tirare una riga sul nome della Penguin. Spero di leggere presto di la' da te un post su di loro, io ho solo scalfito la superficie di quello che si potrebbe scrivere. Molto molto vero quello che dici sui due tipi di musica. A me colpisce anche come la bella musica diventa brutta se non sei predisposto ad ascoltarla in quel momento. E poi puo' diventare indispensabile, quando l'umore e il tempo cambiano di nuovo.
Nicola -
Esatto, sai che non ci avevo mai pensato? Non esistono "eredi" della Penguin Cafe Orchestra. Per questo sono cosi' importanti. Inoltre, come persone, sono il classico esempio di ageing gracefully come direbbero qui. mantengono una grazia che si continua a riflettere nelle loro delicate gighe minimali.
Mauro -
Ti consiglio i primi due loro dischi, e nel caso voglia iniziare da uno, partirei dal secondo, quello omonimo che citavo nel post.
cosƬ a memoria ne vedi le tracce in Rachel's, Tin Hat, 33.3, Terminal 4, a volte nei Town & Country meno misticheggianti.
Che poi siano stati una roba unica, simao d'accordo tutti, come lo siamo per i Tuxedomoon, ad esempio.
cheers,
g.
Primule
Tornato a casa, sono andato su internet per recuperare un pĆ² di notizie, e ho saputo della scomparsa di Simon Jeffes. La notizia mi ha stordito, perchĆØ ero molto affezionato a lui, alla sua musica e agli insoliti musicisti di cui si circondava. Una piccola perla nella volgaritĆ della musica e degli artisti che ci circondano.
Non ho altre parole per ricordarlo.
E' musica che risveglia la parte migliore di noi, e non mi stupisco che piaccia ai bambini. Pensa che ce n'erano alcuni anche al concerto, concentratissimi.
anche se altra cosa.
http://www.pozon.sk/sounds.php?l=en
ciao francesco
Comunque grazie ai Penguin, gli devo molti ricordi di gioia...
Lucio