Oggi cartoni animati
Ci ha messo un po' ad arrivare ma finalmente Persepolis e' uscito anche qui. L'ho visto ieri sera al solito Barbican, che detto per inciso e' l'unico cinema di Londra dove puoi vedere una prima visione a 7 sterline. Ormai pure il Curzon Soho, che e' un po' come dire a Milano l'Anteo, costa la bellezza di 12. Il cinema a Londra sta diventando un passatempo da ricchi, un po' come il golf e fare la spesa da Planet Organic.
Il Barbican pero' resiste a mantenere i prezzi bassi, con la sua aria distaccata da centro conferenze e i chilometri che devi fare le prime volte, prima di riuscire a capire che per arrivare al cinema devi salire all'ultimo piano e attraversare la serra.
Persepolis a me e' piaciuto molto, in parte perche' vado matto per i cartoni animati, e questo e' un cartone come quelli di quando eravamo piccoli noi, penna e carta e niente grafica tridimensionale al computer. Due dimensioni, non una di piu', e rigoroso concettuale bianco e nero per quasi tutta la durata del film.
E in parte per la storia, che e' elegia del displacement, e diventa struggente quando Marji constata che I was a stranger in Austria and in my Country too. Il senso del film sta proprio in quello spaesamento, in quella non appartenenza di Marji se non a se stessa. E nel suo aggrapparsi alla vita anche nei momenti bui, quando non credi piu' che un futuro possa esistere ne' qui ne' altrove.
La prima parte e' un po' didattica, specie quando racconta di come l'Occidente lo scia' se lo sia inventato di sana pianta per soddisfare la solita sete di oro nero. E poi ti fa vedere come la rivoluzione e' stata tradita e usata. E no, non ho visto la versione inglese con la voce di Iggy Pop a doppiare lo zio rivoluzionario di Marji, ma quella in francese con le voci di Chiara Mastroianni e di Catherine Deneuve.
Poi viene il bello, quando Marji prima si innamora del mondo occidentale, fatto di cassette di Abba e Iron Maiden spacciate al mercato nero di Teheran, e poi contro quell'Occidente impatta in maniera traumatica. E' questa la parte piu' bella del film, quella ambientata a Vienna: gli amici punk, un amore che si trasforma in mostro, la vita per strada. L'Occidente e' anche questo, ti racconta Persepolis: nessuna solidarieta' per la ragazzina che guarda con occhi affamati le sachertorte nelle vetrine delle pasticcerie del centro.
Ed e' un film di riferimenti: al neorealismo italiano quando racconta le difficolta' della vita, al rigoroso bianco e nero di Lang e Murnau nello stile grafico elegante e essenziale, a Miyazaki in versione riveduta e corretta in chiave minimalista.
E adesso immaginate che si sia rotta la pellicola, perche' sto per scappare, ancora una volta al Barbican ma questa volta al teatro, a vedere la prima europea di Homeland di Laurie Anderson.
[Se finisco il post arrivo tardi, ma prima vi devo dire che domani la versione radiofonica del blog salta, ma recuperiamo, eccome se recuperiamo, le prossime due domeniche, quando tocchera' a me condurre Prospettive Musicali, alle 22.35 su Radio Popolare].
[PERSEPOLIS trailer]
Commenti
Prima di andare a vederlo ho letto il fumetto dal quale ĆØ tratto: la trasposizione cinematografica mi pare particolarmente riuscita.
Fabio, l'hai visto il film sulla vita di Ian Curtis, "Control"? E' uscito lƬ? e "The future is unwritten"?
Ciao caro, a presto. :)
Ho visto entrambi, credo il giorno stesso della loro uscita. Tra l'altro oggi esce nelle sale londinesi Joy Division, il documentario. Ne stanno parlando da giorni come di un capolavoro.
Q -
Sai che a me invece il film ha un po' ricordato proprio quei cartoni dell'Est (Gustavo, ecc.)? E lo dico con piacere, perche' a me quei cartoni minimalisti piacciono tantissimo. Di una semplicita' imbarazzante.
cortocircuiti culturali.
JC