Pink rhymes



Stellari ancora una volta quelli di Soul Jazz. In questa citta' dove la musica e' deceduta da anni, il palazzetto di mattoni rosso al centro di Soho, che ospita Sounds of the Universe e quella che e' la migliore etichetta britannica degli ultimi vent'anni, e' un'oasi di resistenza urbana all'omologazione.

Dopo le raccolte Studio One e Tropicalia, dopo le retrospettive su A Certain Ratio e ESG, adesso pubblicano una imprescindibile storia dell'hip-hop declinato al femminile. Altro capolavoro assoluto.

Guardate, saltate le prime due tracce e buttatevi a capofitto su quello che fu, 1979, il primo singolo rap femminile della storia. Vicious rap di Tanya Winley. E' una cosa da mettersi a urlare, giuro. Si apre con sirene di auto della polizia (in pratica la colonna sonora di Central London quest'oggi...), poi parte un groove funkadelico nero come la notte, e poi arriva Tanya, e provate a fermarla. Non ce la farete, va avanti per qualcosa come 7 minuti senza prendere fiato. La sua e' una filippica da paura contro le prevaricazioni dei poliziotti bianchi nei confronti di neri e donne, specie se abitanti in sinistri council blocks alla periferia della metropoli. E pensate che tutto questo, prima di Rappers delight e di questo spaventoso 12", nemmeno esisteva. Pazza visionaria Tanya Winley (che dopo non pubblico' piu' nulla!).

Venti tracce in tutto, non una meno che superlativa. Ascoltare per credere, non c'e' un filler. Cronologicamente si affronta l'hip hop dai suoi albori figli della black poetry di Gil Scott-Heron e del toasting dei Last Poets: Sarah Webster Fabio (su Smithsonian Folkways!), 1972, e subito dopo Camille Yarborough, 1975. Sentite la sua Take yo'praise, che fa sparire la versione patetica che il rivoltante Fatboy Slim ne fece una decina di anni fa, senza sangue, senza sudore, senza cuore come si addice a un inglese rosino doc (sparite!). Anima esposta, invece, quella di Camille Yarborough: cosi' vicina ai griot africani che una tribu' del Ghana la nomino' regina!

Ma ci sono tutte, le regine. MC Lyte, Queen Latifah con il singolo estratto dal suo capolavoro freestyle del 1989, All hail the queen, le magnifiche Sentence di una giovanissima Angie Stone, Missy Elliott con una I can't stand the rain che ne cattura tutto il plumbeo spirito blues (e di Miss E, vi prego, che non manchi sui vostri scaffali l'epocale So addictive), Roxanne Shante.

Aprono orizzonti quelli di Soul Jazz. Il libretto allegato e' lettura indispensabile che volerete via. E adesso aspetto solo Sabato per correre in negozio e portarmi a casa tutti gli LP originali che trovo.

Le pepite non finiscono davvero mai. Troppo bella questa cosa che chiamiamo musica, troppo, troppo.

Commenti

Anonimo ha detto…
sull'argomento segnalo la raccolta Soul Jazz Singles 2008-2009, triplo cd con una messe di brani che spaziano dal meglio di grime ecc. in stile assai poco pacchiano e molto sperimentale, tanta elettronica metropolitana e idem p-funk da danza. ottimo e abbondante, come si diceva ai tmepi dei nonni nostri...

JC
Fabio ha detto…
E a un prezzo molto contenuto, che non fa mai male. Tuttavia JC, non sono sicuro di riuscire ad ascoltare il grime. E per una ragione molto semplice: perche' non riesco a non associarla ai terrificanti council blocks di Peckham, dei quali sono la colonna sonora.

E se i council blocks di South Harlem negli anni '70, dove nacque l'hip-hop, mi sembrano, in prospettiva, pieni di vita, beh, le case popolari di Peckham e Elephant & Castle fanno davvero paura. Quella paura che poi trova espressione proprio nell'oppressione del grime.

Colonna sonora iper-realista, forse troppo. Il suono della Londra senza speranza di questi anni. Fa venire i brividi il grime, e contemporaneamente e' la musica del mondo che sara', di fronte al quale chiudo gli occhi per non vedere.

Avresti dovuto essere in strada ieri, e vedere la rabbia della gente, tenuta a bada con fatica da centinaia e centinaia di agenti. Presto esplodera', vedrai, e allora saranno cazzi, altro che le scemenze che discutono oggi ai Docklands.
Anonimo ha detto…
quella rabbia che aspetto - forse invano - di veder esplodere in Italia. E che, dovesse scoppiare, mi vedrĆ  in prima fila, le tasche piene di mattoni. Stanne sicuro. a volte ci sono cose piĆ¹ importanti della musica e dell'arte, pur facendone parte e/o essendo sue figlie/padri/madri...

Il grime di quella raccolta, perĆ², mi piace proprio perchĆ© poco "congestionato" ritmicamente e verbalmente. PiĆ¹ vicino a una mutazinone della prima jungle, se vuoi, che a Dizzee Rascal (che non mi sfagiola molto, a dire il vero).

Comunque, ecco il punto di ivsta in anticipo sul prossimo Sentireascoltare:

Rinse:07 Spyro
AA. VV.
Rinse
La Rinse ĆØ l’etichetta fondata dai Klaxons qualcosa come tre anni e rotti or sono con l’appoggio della Polydor e consacrata a tracciare una mappa della proliferazione britannica di ragga e grime. Che sono qui proposti in ogni possibile variante attraverso uno stordente assemblaggio di assalti e storture ritmico-verbali in tracce che di rado superano i due minuti di durata (bizzarro che l’unica volta in cui ciĆ² accade si tocchi il vertice della raccolta: la splendida Shadow Boxing di Spyro ĆØ robotica sinfonietta dal passo stralunato e cinematico). PoichĆ© i brani scorrono uno dentro all’altro a comporre un mix frammentato e collagistico, i maniaci non esiteranno a mandarlo giĆ¹ tutto d’un fiato. Tutti gli altri possono piluccare il meglio, ossia quanto trascende i confini di due sottogeneri tra i piĆ¹ “pompati” dell’ultimo lustro al presente dati come ampiamente digeriti.

Nello specifico, spiccano le schermaglie lui vs. lei in F Your Ex (Sway piĆ¹ Stush), il contorto Joker con Retro Racer e l’orientaleggiante Standard Vip di Jme. Il resto lo fanno tinte soul mutanti (Dva e Alanha con I’m Leaving; Ps Vip di Lauren Mason e Dok) e il pioniere Dizzee Rascal con la satura I Luv You, una sensazionale contaminazione electro-folk (!!) come I Don’t Smoke architettata da Dee Kline e il rhythm & horror Interested intestato a Terror Danjah. Materia un poco ardua da maneggiare se non respirata sul campo e ciĆ² nonostante perfetto specchio dell’epoca in cui viviamo, tutta frenesia di vita e consumo che influenza tanto la fruizione della musica che la sua concezione. Ne consegue un loop sonoro vivace, per quanto livellato verso il basso dall’eccesso di offerta. E ciĆ² a prescindere dall’ambito di riferimento, come da qualsiasi futura crisi che ci aspetta dietro l’angolo. (6.6/10)

Soul Jazz Singles 2008-2009
AA. VV.
Soul Jazz Records
Non lascia ma raddoppia, Soul Jazz, approntando un nuovo tomo di brani sparsi sui 12” pubblicati lo scorso anno, replicando cosƬ la felice iniziativa dedicata alle annate 2006-2007. A dire il vero triplica, giacchĆ© a questo giro la raccolta ĆØ un’autentica abbuffata di tre dischetti - uno dei quali mixato e disponibilie solo in tiratura limitata - venduti perĆ² al prezzo di un singolo. Senso acuto per il commercio in tempi di crisi, e va bene, rafforzato perĆ² dal rispetto nei confronti di acquirenti e appassionati che ĆØ una delle caratteristiche fondanti della griffe londinese. La quale, come ben sappiamo, ĆØ per lo piĆ¹ attiva nella riscoperta di materiali dimenticati ancorchĆ© degnissimi infondendo la medesima passione di quando preferisce tastare il polso del “qui e ora”.

All’attualitĆ  sonora, peraltro edificata su cento e piĆ¹ ieri, Soul jazz destina principalmente le uscite in vinile di durata medio/breve qui recuperate. Se siete dell’opinione scettica che non sempre quantitĆ  rimi con qualitĆ , sappiate che a questo giro c’ĆØ da scartare giusto un pugno di brani “dopo disco” poco incisivi e qualche ridondanza stilistica eccessiva. Quasi non vi si fa caso, avendo l’opportunitĆ  di affondare i denti nel meglio del dubstep (i classici Kode 9, Digital Mystikz e Cult Of The 13th Hour a.k.a. Kevin Martin sono all’apice della forma) e segnare sul taccuino nomi meno noti epperĆ² di rilievo: su tutti il Ramadanman aereo di Carla e profondamente ambient-dub di Dayrider, per quanto non siano certo da meno un nervoso Kutz o le venature post-industriali escogitate da Kalbata.

Altrove si gioca di baile-funk screziato wave (Tetine remixati da CSS: I Go To The Doctor ĆØ da sfracello su qualsiasi pista), il ragga(muffin) urbano della fenomenale Warrior Queen (sia nella rutilante Things Change che nel martello Shooting Range) e ibridi assortiti come Pinch, la cui Fighting Talk distilla orrore in frammentato ralenti techno. Nondimeno, la palma di capolavoro assoluto se l’aggiudica Simplex di Subway, otto minuti in decollo dall’electro e planata su paesaggi alla Blade Runner attraverso la Germania dipinta da Harmonia e Cluster. La festa, avrete inteso, ĆØ grande: di quelle che il mattino seguente lasciano, per svariate ore, un benefico cerchio alla testa. (7.4/10)

JC
Fabio ha detto…
Beh, ieri se si fosse fatto vedere un banchiere credo che lo avrebbero smontato pezzo per pezzo. E giustamente, se consideri l'arroganza con la quale parlano della crisi.

Ricordo ancora un mio vicino di casa banchiere, agli albori della crisi. "Non sei preoccupato?" gli chiesi. E lui "Ma no!", risolino ebete, "tanto il governo mettera' tutto a posto". E poi e' salito sulla sua auto rombando via.

Non una parola sulla perdita del posto di lavoro altrui, sui danni all'ambiente di questo modello di sviluppo sterminatore, sulle implicazioni della crisi nei confronti dei piu' poveri.

Poi mi chiedono perche' sono comunista.

Sulla tua scrittura musicale mi tolgo il cappello. E si', anche a me vengono in mente Cluster e Harmonia ascoltando Bug, anche se forse lui e i suoi amici si limitano a rappresentare la Londra di oggi, droghe sintetiche e coltelli ad ogni angolo di strada, e del krautrock conoscono solo forse il nome.

Pero' insomma, posso chiudere occhi e orecchie, ma la musica della rivolta oggi e' quella: stridente e arrabbiata, ritmica e tonica.

Ancora una volta, e forse piu' ancora che nel passato, il qui e ora scuote e disturba.
Anonimo ha detto…
Direi che un nuovo 68+77 ĆØ d'uopo. Anzi, li dico prossimi. per quanto possiamo ancora tollerare - Pop Group docet - la "mass presa in giro" di noi nuovi post-proletari?

ammiro i francesi, che sequestrano i capi delle loro aziende.

Rage is the new loud.

ora vado a casa ad ascoltare i RATM; tanto, da dopo pasqua, sono in cassa integrazione a metĆ  orario pure io...

credo che scriverĆ² 200 articoli, oppure un libro. e giocerĆ² molto a basket e col mio gatto. e passeggerĆ² per la campagna e magerĆ² gelato biologico. suonerĆ² i giri di basso dei can e dei JD sulla chitarra acustica.

mi faro i cazzi miei, da uomo rinascimentale post moderno, insomma. vi dirĆ² che non vedo l'ora...

JC
Fabio ha detto…
The times they are a-changing, e questa volta mi sa che si fara' sul serio e su scala planetaria finalmente.

La cassa integrazione al 50% non mi sembra malissimo, se non hai particolari debiti. Suona come un landing molto soft. Qui invece sei dentro, e ti fanno lavorare come un mulo, oppure sei fuori del tutto. Non potro' mai dire quanto, avendo provato altro, apprezzo gli ammortizzatori sociali messi a punto dalle socialdemocrazie europee. Evidentemente qui mentre da noi si combatteva per delle nobili cause stavano al pub a bere una pinta dopo l'altra. Poi e' arrivata la Thatcher e addio.

I Rage Against the Machine mi sono venuti in mente spesso in questi giorni. Il loro primo album resta tra i ricordi piu' belli dei miei anni tra i 20 e i 30.

Fuck you, I won't do what you tell me: pura poesia.
Unknown ha detto…
...sono stata a Excel oggi ..si e no 300 persone ...di cui 98 fotografi/giornalisti...in Francia ci sarebbero state 3000000 persone!!
sarei felice di entrare in una nuova era
Fabio ha detto…
Ho visto. Sconsolante. Meta' dei 200 erano etiopi che protestavano per questioni nazionali.

La Gran Bretagna e' un Paese morto nel suo delirio di Jade Goody che muore di cancro in esclusiva sul Sun (e ci credo che e' morta se faceva la spesa alla Tesco) e Kate Moss che ha nel sangue piu' cocaina che globuli rossi, London Paper e Topshop. Su questo blog lo si dice da anni e tra l'altro pare essersene accorta anche Repubblica che a questo ha dedicato un articolo un paio di giorni fa.
Anonimo ha detto…
The living dead, insomma. Ma non pensiate che qui siano rose & fiori, pesche & panna. PerĆ², ieri alla manifestazione antifascista a Milano c'era anche gente comune.

E a roma, contro il governo, parlano di 2 milioni 2 di teste...

ĆØ giĆ  qualcosa...

JC