Beginner's guide to americana (Nascente, 2010)

Pensate ai generi che si sono succeduti in Nord America durante lo scorso secolo, dal country al rock'n'roll, dal delta blues al cajun, dal gospel all'hillbilly, dal bluegrass al soul: uno dei patrimoni musicali piu' ricchi dell'umanita'. Di fronte al quale siamo sempre in qualche modo principianti: c'e' sempre qualcosa ancora da esplorare, scoprire, approfondire.

Magari anche solo una lirica. E infatti i temi trattati dai country singers e dai bluesman sono di una bellezza assolutamente struggente: canzoni d'amore assoluto, di vagabondaggio, di fratellanza, di gelosia, di protesta. Canzoni che parlano di vita vissuta fino alle sue estreme conseguenze.

Questa raccolta (tre dischi pagati complessivamente 4 sterline e 89, pubblicati da Nascente) e' assolutamente formidabile. Non potrebbe essere diversamente, dato che attinge a piene mani dalle collezioni dei principali musicologi americani del secolo scorso: Alan Lomax, Harry Smith, Art Rosenbaum, Chris Strachwitz. Gente che l'America l'ha percorsa tutta per strade secondarie di campagna, alla ricerca delle sue radici rurali piu' autentiche.

Il primo disco parte dagli anni '20 e arriva fino alla seconda guerra mondiale: folk, blues e country primitivi, registrati approssimativamente, pieni di un fruscio attraverso il quale si fanno strada armoniche e mandolini: per queste orecchie, il paradiso. Charley Patton, la Carter Family, gli Heavenly Gospel Singers, Blind Willie Johnson, Lead Belly, Muddy Waters, Woody Guthrie, Robert Johnson sono alcuni dei nomi inclusi.

Il secondo disco parte dalla seconda guerra mondiale e arriva fino agli anni '70. Inizia con il divino Hank Williams e arriva fino a Emmylou Harris (con la sua versione di Sin City, firmata da Gram Parsons e Chris Hillman). In mezzo troviamo, tra gli altri, Odetta, Johnny Cash, Chuck Berry, Willie Nelson, Aretha Franklin, la Band, Al Green, Townes Van Zandt, e tanti altri.

Il terzo disco, dedicato al post-punk, soffre un po' la difficolta' di ottenere diritti di stampa quando ci si avvicina al presente. E infatti se non mancano brani di Meat Puppets (dal loro memorabile secondo disco), Wilco, Steve Earle, Calexico, ci si domanda che fine abbiano fatto, giusto per fare un paio di nomi, i Gun Club e Will Oldham.

Ma non sottilizziamo: si tratta pur sempre di una delle migliori raccolte del suo genere, e un viaggio emozionante dalla prima all'ultima nota.

Come cantava Johnny Cash, get rhythm, when you get the blues!

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