Bill Frisell, All we are saying... (Savoy Jazz, 2011)
Musica che scalda il cuore, quella di John Lennon interpretata da Bill Frisell. La coperta di Linus per l'autunno 2011, necessaria adesso che la luce se ne va alle quattro del pomeriggio, i marciapiedi sono diventati tappeti di foglie gialle bagnate di pioggia, il cielo ha assunto quel colore grigio monocromatico che probabilmente restera' uguale a se stesso per i mesi a venire.
A Lennon e' legato il primo ricordo che ho di un negozio di dischi. Era il 1973, avevo 8 anni, e papa' mi porto' con lui a comprare una copia di Mind games che credo possegga ancora. (Undici anni dopo entrai in quello stesso negozio, ma questa volta per chiedere la mia prima audizione radiofonica. Il proprietario aveva infatti aperto una delle prime radio locali. Mi affidarono un programma serale, il bisnonno di Prospettive Musicali, e toccai il cielo con un dito).
Quello di Frisell e' un omaggio molto rispettoso. Non c'e' molta interpretazione, e quando c'e' in genere si limita alle battute introduttive. Certamente c'e' pochissimo jazz. Trovo pero' che la chitarra di Frisell sia capace di estrarre dalle canzoni dei Beatles e del Lennon solista tutta la loro vena malinconica: la nostalgia per un passato che non e' piu', per un'epoca dinamica di speranze e illusioni.
All we are saying... e' il terzo disco inciso da Frisell in poco piu' di un anno. Dei tre, a me continua a piacere molto anche il disco con Vinicius Cantuaria, pubblicato qualche mese fa dalla francese Naive.
All we are saying... sa esprimere un infinito amore per musiche che hanno attraversato le nostre vite. E' un ringraziamento. E per quelli della mia eta' e' un album di ricordi e foto un po' sbiadite, da sfogliare sorridendo, anche se magari un po' malinconicamente.
A Lennon e' legato il primo ricordo che ho di un negozio di dischi. Era il 1973, avevo 8 anni, e papa' mi porto' con lui a comprare una copia di Mind games che credo possegga ancora. (Undici anni dopo entrai in quello stesso negozio, ma questa volta per chiedere la mia prima audizione radiofonica. Il proprietario aveva infatti aperto una delle prime radio locali. Mi affidarono un programma serale, il bisnonno di Prospettive Musicali, e toccai il cielo con un dito).
Quello di Frisell e' un omaggio molto rispettoso. Non c'e' molta interpretazione, e quando c'e' in genere si limita alle battute introduttive. Certamente c'e' pochissimo jazz. Trovo pero' che la chitarra di Frisell sia capace di estrarre dalle canzoni dei Beatles e del Lennon solista tutta la loro vena malinconica: la nostalgia per un passato che non e' piu', per un'epoca dinamica di speranze e illusioni.
All we are saying... e' il terzo disco inciso da Frisell in poco piu' di un anno. Dei tre, a me continua a piacere molto anche il disco con Vinicius Cantuaria, pubblicato qualche mese fa dalla francese Naive.
All we are saying... sa esprimere un infinito amore per musiche che hanno attraversato le nostre vite. E' un ringraziamento. E per quelli della mia eta' e' un album di ricordi e foto un po' sbiadite, da sfogliare sorridendo, anche se magari un po' malinconicamente.
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