Soho, novembre 2013. La Nordic Bakery, rituale essenziale del fine settimana: un cinnamon bun caldo di forno, il caffe' migliore della citta', l'atmosfera silenziosa e l'FT Life & Arts appena comprato all'edicola di Beak Street.
In tre righe hai rivelato il segreto della felicitĆ . Quella che risiede nelle piccole cose e dispensa grandi soddisfazioni. Felice di leggerti cosƬ in forma.
Ho pensato un po' a quello che hai scritto. Non sono sicuro che la mia foto e quello che ho scritto catturino propriamente "il segreto della felicita'".
Forse si tratta piu' di attimi di serenita', quei momenti nei quali ci si concede tempo per se', chiudendo fuori dalla porta i piccoli e grandi problemi di ogni giorno.
La felicita', e ci sono arrivato dopo aver negato per anni questo semplice assunto, e' qualcosa che ha a che fare con l'unione, mentre la foto cattura un momento, in fondo, di solitudine.
Sai quando credo di essere stato davvero felice davanti a un cinnamon bun (che e' il mio dolcetto preferito)? Quando l'ho condiviso: due parti uguali, meta' per te e meta' per me.
Il segreto della felicita' si chiama secondo me condivisione. Altrimenti possiamo stare bene, ma io non chiamerei quella condizione felicita'.
(Questa cosa l'ho pensata l'ultima volta che sono stato alla Nordic Bakery con la Gio'. Abbiamo preso un cinnamon bun in due, e ce ne hanno dato uno enorme, praticamente doppio. Un po' evangelica come considerazione, se vuoi, ma io ci credo davvero: quando condividi qualcosa, la stai in realta' moltiplicando).
In questi giorni sto leggendo un bel libro sull'improvvisazione nella musica e nell'arte in genere, che consiglio molto. In inglese si intitola Free play, e in italiano e' stato tradotto da Feltrinelli col titolo Il gioco libero della vita.
Lo scrittore, che oltre a essere un filosofo allievo di Bateson e' un violinista dedito all'improvvisazione, racconta bene come le migliori improvvisazioni in musica nascano da un profondo senso di condivisione, un dialogo profondo che si viene a generare tra i musicisti.
Attraverso la condivisione si genera quella comunicazione profonda attraverso la quale superiamo i nostri umani limiti, evolvendoci, rinnovandoci.
Io credo pero' che si debba scegliere con cura con chi condividere cosa. Altrimenti magari ci si evolve anche, ma in direzioni che non sono davvero il risultato di un dialogo equilibrato.
Di improvvisazioni musicali insignificanti e' pieno il mondo, mentre quelle davvero riuscite sono tutto sommato in quantita' limitata.
Anonimo ha detto…
ciao Fabio - proprio vero. Condividere ĆØ moltiplicare... ĆØ quello che mi dico quando ripenso a vecchie situazioni. Cameracentouno - hai super ragione. puoi avere tutto ma se non hai con chi condiviverlo non vale nulla. bisogna pensarci piĆ¹ spesso.
Una frase che chi mi conosce bene mi ha spesso sentito pronunciare e' che non ha senso condividere la poesia con chi non e' un poeta.
Intendo dire che la condivisione richiede una certa dose di cautela e una certa componente di fortuna.
Cautela perche' non tutti sono in grado di apprezzare le stesse esperienze, e quando questa corrispondenza di amorosi sensi non si verifica allora il tentativo di condivisione diventa frustrante e anzi detrae dal piacere dell'esperienza che si desidera condividere.
Fortuna perche', e' una banalita' ma ripeterlo ci aiuta a non dimenticare questo elementare truismo, chi trova qualcuno con il quale condividere la vita in modo profondo, trova il tesoro piu' prezioso di tutti.
Cambiando discorso: quanto tempo e' che non *condividiamo* piu' un caffe' d'orzo tu e io?
Sicuramente prima di Natale un salto dalle tue parti lo faccio, a rompere le scatole a quelli del terzo piano che non hanno il latte di soia, come sto facendo da anni senza peraltro ottenere alcun risultato.
Commenti
Felice di leggerti cosƬ in forma.
Forse si tratta piu' di attimi di serenita', quei momenti nei quali ci si concede tempo per se', chiudendo fuori dalla porta i piccoli e grandi problemi di ogni giorno.
La felicita', e ci sono arrivato dopo aver negato per anni questo semplice assunto, e' qualcosa che ha a che fare con l'unione, mentre la foto cattura un momento, in fondo, di solitudine.
Sai quando credo di essere stato davvero felice davanti a un cinnamon bun (che e' il mio dolcetto preferito)? Quando l'ho condiviso: due parti uguali, meta' per te e meta' per me.
Il segreto della felicita' si chiama secondo me condivisione. Altrimenti possiamo stare bene, ma io non chiamerei quella condizione felicita'.
(Questa cosa l'ho pensata l'ultima volta che sono stato alla Nordic Bakery con la Gio'. Abbiamo preso un cinnamon bun in due, e ce ne hanno dato uno enorme, praticamente doppio. Un po' evangelica come considerazione, se vuoi, ma io ci credo davvero: quando condividi qualcosa, la stai in realta' moltiplicando).
E' che quando si ĆØ sintetici, si rischia di semplificare troppo.
FelicitĆ ĆØ una parola grossa, serenitĆ ĆØ giĆ piĆ¹ a misura d'uomo.
Alla base c'ĆØ il concetto di condivisione che ho sempre considerato qualcosa di cui non poter fare a meno. E quando mi ĆØ mancata ho sofferto molto.
PerchĆ© puoi avere tutto, ma se non sai con chi condiviverlo (passami il neologismo) ĆØ un po' come avere niente.
Ci sono arrivata anch'io per vie traverse ma poi ti resta. Spero per sempre.
In questi giorni sto leggendo un bel libro sull'improvvisazione nella musica e nell'arte in genere, che consiglio molto. In inglese si intitola Free play, e in italiano e' stato tradotto da Feltrinelli col titolo Il gioco libero della vita.
Lo scrittore, che oltre a essere un filosofo allievo di Bateson e' un violinista dedito all'improvvisazione, racconta bene come le migliori improvvisazioni in musica nascano da un profondo senso di condivisione, un dialogo profondo che si viene a generare tra i musicisti.
Attraverso la condivisione si genera quella comunicazione profonda attraverso la quale superiamo i nostri umani limiti, evolvendoci, rinnovandoci.
Io credo pero' che si debba scegliere con cura con chi condividere cosa. Altrimenti magari ci si evolve anche, ma in direzioni che non sono davvero il risultato di un dialogo equilibrato.
Di improvvisazioni musicali insignificanti e' pieno il mondo, mentre quelle davvero riuscite sono tutto sommato in quantita' limitata.
proprio vero. Condividere ĆØ moltiplicare... ĆØ quello che mi dico quando ripenso a vecchie situazioni. Cameracentouno - hai super ragione. puoi avere tutto ma se non hai con chi condiviverlo non vale nulla.
bisogna pensarci piĆ¹ spesso.
cris
Intendo dire che la condivisione richiede una certa dose di cautela e una certa componente di fortuna.
Cautela perche' non tutti sono in grado di apprezzare le stesse esperienze, e quando questa corrispondenza di amorosi sensi non si verifica allora il tentativo di condivisione diventa frustrante e anzi detrae dal piacere dell'esperienza che si desidera condividere.
Fortuna perche', e' una banalita' ma ripeterlo ci aiuta a non dimenticare questo elementare truismo, chi trova qualcuno con il quale condividere la vita in modo profondo, trova il tesoro piu' prezioso di tutti.
Cambiando discorso: quanto tempo e' che non *condividiamo* piu' un caffe' d'orzo tu e io?