I dischi dell'anno di London calling: # 7


E' stato amore al primo ascolto, ed e' un disco che suono spesso ancora adesso, a mesi di distanza. KURT VILE suona come una versione sfocata e distesa dei Crazy Horse. Ascoltando la sua musica tornano alla mente anche  i Dream Syndicate, e il Lou Reed di Coney Island baby.

Se Pushin' against a stone e' stato il disco dell'estate e del viaggio, Wakin on a pretty daze e' stato l'album della primavera e del risveglio.

Commenti

Anonimo ha detto…
Concordo sulla tua menzione di Kurt Vile nella tua selezione Fabio.
Album che migliora ad ogni ascolto, superato per me in questo ambito musicale solo dal sensazionale "The Graceless Age" di John Murry e dal solito Bill Callahan con il magnifico "Dream River".
Mi sono anche innamorato della collaborazione tra Mark Kozelek e Jimmy LaValle, "Perils From The Sea".
Per me i 4 migliori dell'anno in ambito "songwriting", se mi passi il termine, visto che ogni creazione musicale in effetti lo è.
Nicola
Fabio ha detto…
John Murry me lo sta consigliando ormai da mesi il mio amico Marco Reina, che l'ha anche ascoltato dal vivo. E' nella mia lista della spesa da un po'.

Bill Callahan ha pubblicato quest'anno una raccolta di canzoni magnifica, concordo con te, e Mark Kozelek e' tornato ai livelli dei migliori Red House Painters.

Per me e' stato un anno di ritorno al songwriting, come lo definisci tu: quelle canzoni che sanno cambiare l'umore di una giornata, e a volte spezzare il cuore.

Qualche sera fa stavo sentendo un programma di Radio RAI che mi capita a volte di sentire quando mi trovo a Milano, e qualcuno ha detto che una bella canzone, per quanto semplice, puo' segnare un'inizio o un cambiamento importante. Concordo, e secondo me gli artisti da te citati quel potere l'hanno.
Anonimo ha detto…
Murry ha lo sguardo vitreo e l'espressione nervosa e sperduta di chi ha già visto l'abisso e ha vissuto in una sorta di shining la propria fine: ci sono video live e interviste su YT che non possono lasciare indifferenti.
Kozelek mi porta via con sè, sempre, nel mio passato e nelle traiettorie seguite e lasciate, nelle potenzialità realizzate e in quelle inespresse.
Parla ai miei ricordi e mi fa calare lungo una spirale di pensieri scartati ed emozioni sopite.
Mi piacerebbe conversare con te una volta prima o dopo una tua trasmissione, che seguo sempre quando riesco.
Mi proponi sempre spunti e idee di qualità, Aaron Parks di recente, e te ne sono sempre grato.
Nicola
Fabio ha detto…
Aaron Parks e' flusso di coscienza purissima che si fa suono sospeso in uno stato immateriale e ipnagogico. La sua musica aiuta a astrarsi dalla realta' e poi a farvi ritorno leggeri, a guardarla negli occhi in modo nuovo.

Il tempo di Prospettive Musicali che preferisco e' quello che lo precede, quando ho davanti a me un foglio bianco lungo un'ora e mezza da riempire di suoni, parole e colori. Ogni volta e' una grande emozione, ed e' bello trasmettere solo una o due volte al mese perche' in questo modo si mantiene quell'emozione intatta: non diventa mai un'abitudine.

La prossima volta che torno a Milano, a fine gennaio, sarebbe bello conoscerci di persona.