Wapping, marzo 2014. Da qualche giorno mi sto divertendo abbastanza a giochicchiare in Instagram, da dove ho estratto questa foto e quella qui sotto, scattate oggi pomeriggio. Se ci siete anche voi e volete seguirmi anche li' sono @Fabio25. Siete i primi perche' non lo sa ancora nessuno.
E sto giochicchiando anche un po' in Twitter, dove invece sono @Prospettivemusicali. Anche questo e' un account aperto anni fa e poi subito abbandonato senza dedicarci tempo.
Sono account che non aggiorno tanto regolarmente, ma magari qualche volta se proprio non ho nientissimo di meglio da fare si'.
E sto giochicchiando anche un po' in Twitter, dove invece sono @Prospettivemusicali. Anche questo e' un account aperto anni fa e poi subito abbandonato senza dedicarci tempo.
Sono account che non aggiorno tanto regolarmente, ma magari qualche volta se proprio non ho nientissimo di meglio da fare si'.
Commenti
A me piacciono gli scambi individuali: diretti, emozionanti, veri, sinceri.
I social network non sono nulla di tutto cio'.
Detto questo, se uno proprio non ha un cazzo da fare vanno benissimo anche quelli, e meno male che esistono.
bah
(cmq concordo, solo che per me è utilissimo avere almeno qualche notiziola da amici sparsi ovunque sul pianeta, per dire)
Pero' diciamo che non sono notizie assolutamente fondamentali dai, e dato che il tempo a nostra disposizione non e' infinito, forse c'e' un modo migliore per impiegarlo.
Poi a me piacciono gli scambi mirati, piu' che quelli generici. "Ho letto che sta uscendo una ristampa che ti potrebbe interessare". "Ho visto questo articolo e ho pensato a quello che ci siamo detti ieri". "Ho letto che nella tua citta' stanno per organizzare questa mostra che ti potrebbe piacere".
A te, non "al mondo".
Poi certo, si diventa invisibili "al mondo", ma che importa? Si possono avere tanti amici veri anche senza social network, no?
E quelli che si perdono, beh probabilmente e' perche' non erano cosi' fondamentali, cosi' veri, cosi' amici.
Pero' ripeto, nei social network ci girello anch'io quando non ho di meglio da fare. Possono essere utili e c'e 'chi li sa usare molto bene (io proprio no).
sappi, comunque, che è grazie a questo tuo blog che, in grossa parte, riesco a tenere il contatto con te, i tuoi interessi, i tuoi suggerimenti di lettura/ascolto.
ed è un blog pubblico.
per dire.
{ verrò/verremo a trovarti, promesso! }
Sai che io continuo a considerare i blog una categoria a se' stante, del tutto indipendente dai social network?
Un blog e' un quadernetto di pensieri, con un suo indirizzo per accedervi.
E' non invasivo, e per questo si differenzia parecchio dai post di Facebook e Twitter che vengono spediti a detra e a manca, in centinaia di aggregatori di feed.
Un blog lo segui quando vuoi, se ne hai voglia.
In un blog sei libero di essere te stesso, perche' e' un po' una casa, anche se una casa dove tutti sono invitati a entrare.
E' pubblico, come dici tu, ma ha una sua natura in qualche modo intima, raccolta.
Non stai parlando al bar o in piazza, che e' l'impressione che ho quando intervengo in un social network. Stai parlando a casa con coloro che hanno scelto di farti visita, di leggerti, di lasciare un commento.
Lo pensai nel 2004 quando aprii London Calling e da allora l'ho scritto molte volte: questo blog si e' evoluto negli anni seguendo i miei percorsi (e a volte anticipandoli). Si evolvera' ancora. Cambiera'.
Ma chiudere, finche' restero' su questa Terra, non chiudera' mai.