Un'altra che elegantemente lo manda affancool
Come vi dicevo qualche giorno fa, durante queste fasi conclusive del governo farsa di Matteo Renzi, mentre dietro la cortina fumogena dei mille giorni (dagli annunci a raffica ai quali e' seguito il nulla siamo passati adesso all'annuncio di futuri annunci a raffica ai quali seguira' il nulla) il decotto capocomico e la sua compagnia di giro di attori da recita dell'oratorio (e guardate che correggendo un filo l'accento la ministra coccode' sbattiocchioni Boschi con quei suoi bei tailleur da sorelle Bandiera la sua porca figura tra i Legnanesi la farebbe) stanno elaborando (lo spero per loro) una exit strategy che gli permetta di non uscire di scena tra sputi e uova marce, ho scelto di riportare in questo blog solo citazioni da articoli di giornalisti fino a poco fa positivi o almeno attendisti nei suoi confronti.
Niente Fatto Quotidiano, Micromega, Manifesto, ecc. che sono stati critici fin dal primo momento.
Scrive oggi Lucia Annunziata, direttrice dell'Huffington Post, gruppo L'Espresso:
Surreale il percorso della riforma della scuola. Non c'è nulla di meno serio di un premier che su un argomento così delicato per le famiglie e le decine di migliaia di lavoratori del settore, non lavori insieme al suo ministro; un premier che pochi giorni prima di proporre questa riforma scenda in campo con pirotecniche affermazioni tipo "vi stupiro'", salvo poi ritirare l'intero progetto evidentemente non pronto, con la flebile scusa dell'ingorgo.
Surreale anche il percorso della riforma del lavoro, che ha subito lo stesso travaglio di quella della scuola, con un ministro, Poletti, che un giorno annuncia, un giorno nega quel che ha detto. E il riemergere di un tema, l'abolizione o meno dell'articolo 18, che ha a lungo diviso il paese, e che certo meritava di essere trattato , non fosse altro per capire cosa ne pensa il governo, e che è stato però seppellito sotto un aggettivo, in questo caso "superato".
Ma se la voce lavoro è dispersa, la voce giustizia, la più delicata da vent'anni a questa parte, è finita dritta dritta di nuovo nelle secche dello scambio politico, irretita nelle fibrillazioni della maggioranza e delle preoccupazioni di Silvio Berlusconi.
Stesso destino per le risorse fresche, i milioni promessi per il rilancio dell'economia, passati da 43 miliardi, oppure 30, altre cifre vaganti, a infine solo a 3,8.
Alla faccia di quella che l'Annunziata chiama approssimazione amministrativa! Si annunciano 43 miliardi, ma nei fatti diventano 3.8. Si annuncia una rivoluzione sul fronte scolastico (assunzione di 100 mila insegnanti precari) e a pochi giorni dal varo del nuovo anno viene ritirata.
Il confuso anche nel taglio della barba cosiddetto ministro Poletti continua, di fatto, a ribadire di non avere la piu' pallida idea della delicata materia della quale il premier per scherzare l'ha chiamato a occuparsi, forse come burla.
La riforma della giustizia, leggetevi il capitolo relativo alla responsabilita' civile dei magistrati e quello sulla stretta alle intercettazioni, e' evidente che Renzi se l'e' fatta dettare parola per parola da Silvio Berlusconi.
Prosegue l'Annunziata:
La sua è stata ("e' stata": l'uso del passato prossimo dice molto su quanto l'Annunziata prevede che questa truffa ordita dalla banda dei rignanesi ai danni degli italiani durera' ancora) una visione del potere senza gabbie etiche, solo e puramente funzionale.
Non ha mai avuto dubbi infatti sulla natura tattica delle alleanze, e così come non ha esitato a far fuori Enrico Letta, così ha risdoganato e rimesso al centro senza nessuna spiegazione l'arcinemico del suo stesso partito, Silvio Berlusconi; o ha distrutto e rivivificato carriere a seconda dei voti che aveva necessità di raccogliere su questo o quel provvedimento.
Arriva tardi e male perché in questi mesi non ha saputo o voluto raccordarsi davvero con il paese, e la sua crisi. Il suo orizzonte è stato il più politicista di tutti i leader più recenti. Proprio perché concentrato sulla presa dei centri di potere.
Alla fine, spenti i fuochi artificiali, il Renzi che esce da Palazzo Chigi e naviga nel mondo reale è nei fatti un premier tenuto continuamente a balia da altri. Un premier decisamente messo al suo posto di ragazzino. E non solo dalla copertina dell'Economist.
[...]
Arriva tardi e male perché in questi mesi non ha saputo o voluto raccordarsi davvero con il paese, e la sua crisi. Il suo orizzonte è stato il più politicista di tutti i leader più recenti. Proprio perché concentrato sulla presa dei centri di potere.
Ma non ha saputo mai spiegare a tutti noi perché si sta sempre peggio, cos'è che non funziona nelle nostre città e come mai l'Italia ha continuato a scivolare verso dati economici negativi. Non lo abbiamo visto parlare con nessun poveraccio, salvo i suoi giri veloci e le sue pacche sulle spalle.
Ha visitato a mala pena qualche fabbrica, della lunga vicenda della Alcoa non ha preso mai nota, ha fatto i suoi gesti di potere disprezzando Squinzi e i sindacati, ma ha visto Landini che è 'nuovo' e cool ma non sembra avergli parlato a sufficienza da capire che lui e Landini vivono in luoghi diversi.
Parla tanto di quote rose, ma non parla mai di aborto, di diritti, di bambini uccisi da madri a da padri in depressione. Non ha mai fatto una filippica sull'onestà collettiva, sulla evasione fiscale, in compenso abbiamo tante filippiche su gufi e invidiosi e specie altre.
Non ha mai detto una parola sul disagio dei giovani, sul degrado che alcol droga e bassi affitti hanno scatenato questa estate sul nostro territorio nazionale, in compenso fa docce gelate, e prepara una mossa smart via l'altra, un permanente girotondo di discorsi, conferenze stampa, convegni - oggi sappiamo già della conferenza stampa di mercoledì e poi del convegno europeo di venerdì e poi della la visita all'Onu prima anticipata da quella - e dove altro? - alla Sylicon Valley.
Ma soprattutto sembra non aver mai albergato nella sua testa l'idea che un paese in gravissima crisi c'è bisogno di un qualche misura speciale. Forse di una idea di unità nazionale che non sia solo il suo patto con Berlusconi e Ncd a fini di raccattare i voti che gli servono.
Ma soprattutto sembra non aver mai albergato nella sua testa l'idea che un paese in gravissima crisi c'è bisogno di un qualche misura speciale. Forse di una idea di unità nazionale che non sia solo il suo patto con Berlusconi e Ncd a fini di raccattare i voti che gli servono.
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Alla fine, spenti i fuochi artificiali, il Renzi che esce da Palazzo Chigi e naviga nel mondo reale è nei fatti un premier tenuto continuamente a balia da altri. Un premier decisamente messo al suo posto di ragazzino. E non solo dalla copertina dell'Economist.
L'avventura di Matteo Renzi e dei suoi dilettanti allo sbaraglio direi che si e' finalmente conclusa. Il loro fallimento e' inappellabilmente totale e coinvolge tutte le dimensioni della cosa pubblica e della convivenza sociale: economia, diritti, politiche ambientali, lavoro, scuola, giustizia, welfare, previdenza.
Cala la tela. Se gestissi una ditta di trasporti manderei a Palazzo Chigi il preventivo per una sessantina di scatoloni da recapitare a Rignano sull'Arno, valido per i prossimi due mesi.
Cala la tela. Se gestissi una ditta di trasporti manderei a Palazzo Chigi il preventivo per una sessantina di scatoloni da recapitare a Rignano sull'Arno, valido per i prossimi due mesi.
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