Mi sono svegliato alle 4
Mi sono svegliato alle 4. Ho aperto la radio. Ho sentito la voce rauca e gracchiante di Farage che farneticava contro Bruxelles, le banche, gli immigrati, tra cori di ubriachi.
Ha vinto l'Inghilterra crassa dei pub, della birra e delle patatine vomitate sul marciapiede il venerdi' sera, dei vecchi rimbambiti che leggono il Daily Mail in quegli squallidi giardinetti/ prigione dietro casa, del cibo di plastica di Tesco, delle risate sguaiate degli ubriachi.
Ha perso la Londra del BFI e del Barbican, del Cafe Oto e della Tate, di Hampstead e delle lunghe passeggiate distese a Richmond e lungo Regent's canal all'ora del tramonto, dei libri e dei ragionamenti, della musica e dei caffe' nei quali discorrere tranquillamente.
Abbiamo perso noi, europei e cittadini del mondo, che abbiamo creduto in un sogno.
E' un giorno tristissimo.
Commenti
Le destre populiste no si battono copiandole ma non si battono nemmeno disprezzandone gli elettori (comunque anche parte della sinistra estrema era pro-Brexit)
La stampa che si e' schierata per l'uscita dalla UE e' poco letta in Scozia. Il Daily Mail per esempio vende ogni giorno quasi 2 milioni di copie, delle quali in Scozia ne arrivano meno di 100 mila.
Nicola Sturgeon la prima cosa che ha detto stamattina e' che chiedera' immediatamente un nuovo referendum per l'indipendenza, a rimarcare la distanza culturale dall'Inghilterra.
In Inghilterra invece vivo da 15 anni e infatti a questa mi riferivo.
Stamattina Owen Jones nel sito del Guardian sosteneva che il voto pro-Leave e' una "working-class revolt" contro il "contempt" (che non so tradurre: e' una via di mezzo tra supponenza e snobismo) delle elite. Piu' Remain dava voce a endorsements di peso (Barack Obama, economisti di fama internazionale, personaggi della cultura) e piu' la risposta della classe lavoratrice impoverita si radicalizzava, fino all'up yours collettivo finale.
Non si tratta di disprezzare gli elettori, ma di capire la netta differenza culturale tra chi (ripeto: qui in Inghilterra, non sto parlando della Scozia) ha votato per rimanere e chi per lasciare l'Unione.
Non c'e' dubbio che ci sia del vero in quello che afferma Bifo, euroscettico di sinistra da sempre. E' quello che sostiene Owen Jones sul Guardian. Si e' trattato del voto delle classi popolari contro le elite (che dalla loro prospettiva comprendono anche te e me, per mettere le cose in chiaro).
Dopodiche' gia' il giorno dopo molti elettori di Leave hanno compreso (soprattutto davanti alla reazione di Juncker e di altri papaveri dell'Unione: andatevene e fate presto) che hanno sostanzialmente versato arsenico nell'acqua che dovranno bere anche loro - come raccontavo ieri a Radio Popolare.
Paradossalmente anche aree che beneficiano immensamente delle sovvenzioni europee (Galles, Cornovaglia) hanno votato contro. Adesso dovranno pagare un conto molto alto. E chi lo paghera' in termini di tagli dei servizi? Non certo le elite che di quei servizi non hanno strettamente bisogno.
Ieri qui si respirava tutto tranne che un senso di trionfo. Le persone sembravano inebetite. Al lavoro noi di Remain parlavamo apertamente. Chi ha votato Leave stava zitto, pensieroso.
Paradossalmente i patrioti siamo noi immigrati, ai quali spiace vedere precipitare questo Paese nell'irrilevanza internazionale.
Sono rimasti soli, con le loro tristi bandierine, la loro monarchia con le ragnatele e la loro stupida supponenza.
Domanda per te: che si dice dalle tue parti? E credi che si tratti della stessa working class revolt che potrebbe portare Donald Trump alla Casa Bianca?
Va ricucito un dialogo con gli elettori che si e' rotto in quegli anni, quando la base elettorale Labour si e' sentita abbandonata. Ci vorra' tempo.
Ieri vedevo una serie di interviste della BBC. A un certo punto la giornalista (una bella signora dall'accento perfetto e dall'abito stirato, quindi per i sostenitori del Leave una nemica del popolo immagino) fuori da un pub dove si stava festeggiando ha intervistato una cinquantenne parecchio messa male (denti uno si' e uno no, capelli gialli con tinta fatta prima di Natale) e le ha chiesto se non temesse le conseguenze del voto.
La risposta, biascicata e cancellata malamente a un certo punto da un beep, e' stata molto chiara: "Wha'da'ffuck we been left to lose?".
E' quello l'elettorato da riconquistare, con un messaggio di speranza. Non sara' facilissimo.
Corbyn e' un pessimo leader che sta trascinando il Labour Party verso l'irrilevanza, proprio nel drammatico momento in cui il Regno Unito ha bisogno di un partito laburista forte, europeista ed unito per combattere i Tories e Ukip.
Ma la mia speranza e' che i giovani laburisti che lo hanno votato per quello che egli rappresentava (pace, giustizia, eguaglianza) ora - accortisi del tradimento (che' di questo si tratta) - lo mandino presto a quel paese.
I valori sulla cui base e' stato eletto segretario sono meravigliosi e per cui val la pena lottare ed impegnarsi; l'uomo va velocemente consegnato alla spazzatura della storia.
Questo dato e' in se' drammatico, e mostra il distacco del partito laburista dai suoi elettori.
Quello che e' successo e' chiaro come il sole.
Hanno votato Leave:
- Le classi sociali inferiori
- Le classi culturali inferiori
- Gli anziani
- I piccoli centri dell'Inghilterra profonda.
Tutti costoro si sentono rappresentati dall'UKIP, in quanto visto come indipendente dall'establishment.
E' questa la base elettorale che il partito laburista ha perduto, e l'ha perduta per colpa di Blair e Brown, non per chi, come Corbyn, ha cercato di voltare pagina.
Tornare indietro (come del resto hanno fatto i sostenitori del Leave) nella storia si e' sempre rivelata una follia, cosi' come lo e' non dare ascolto alla base e alle sue scelte.