Riduzione dell'orario di lavoro e reddito di cittadinanza: le sfide di una sinistra moderna
Oggi in Svizzera, credo per la prima volta al mondo, i cittadini sono chiamati a votare sul reddito di cittadinanza.
Non mi illudo sui risultati, naturalmente. Si tratta, ancora, di una battaglia di avanguardia che non godra' della maggioranza di voti. E' ancora purtroppo molto diffusa la convinzione che se paghi le persone per non fare nulla, e' proprio cio' che faranno.
Noi sappiamo bene che non e' cosi'. Se voi e io avessimo risolto il problema della sopravvivenza economica ci dedicheremmo a progetti sociali e alla crescita personale, non certo a buttare il nostro tempo. E cosi', forse dopo un periodo iniziale di adattamento, farebbero tutti.
Inoltre il reddito di cittadinanza, che rompe finalmente la relazione biunivoca tra reddito e lavoro, e' l'unica soluzione possibile per contrastare l'attuale inaccettabile livello di disoccupazione, combinato composto delle politiche di austerita' e della sostituzione di lavoratori con processi automatizzati governati da intelligenze artificiali.
Ci vorra' tempo per cambiare la mentalita' della maggioranza, ma il fatto che si inizino a proporre referendum sul tema e' promettente.
Una sinistra moderna secondo me si deve concentrare su due obiettivi:
1) La riduzione dell'orario di lavoro fino al raggiungimento della piena occupazione
2) Un reddito di cittadinanza uguale per tutti finanziato da una forte progressivita' fiscale su profitti e rendite.
Commenti
Uno dei difetti diffusi a sinistra ĆØ quello di basarsi troppo sulla filosofia e poco sulla realtĆ delle cose: nel Paese in cui i dipendenti del comune vanno a timbrare il cartellino in mutande, il reddito di cittadinanza mi sembra semplicemente improponibile. Anzi, ĆØ uno di quegli argomenti che spostano ancora di piĆ¹ il voto a destra, in particolare verso la lega, facendo incazzare gli operai e tutti quelli che hanno un lavoro a bassa paga.
Se vogliamo parlare di un sussidio di disoccupazione dignitoso, si un sostegno al reddito per chi ne ha bisogno, va bene, ma ĆØ altra cosa.
ciao
Auro
Gli operai con la chiave inglese e i dipendenti che timbrano il cartellino appartengono al passato.
Non li vedo perche' sono ormai davvero pochi in Italia e in Inghilterra: la produzione si e' spostata da molto tempo altrove.
La rivoluzione digitale ha sostituito i lavoratori che dici con professioni liquide, senza contratto e senza tutele.
Dove lavoro io quando qualcuno se ne va o non lo sostituiscono proprio o lo rimpiazzano con un intern nativo digitale, che costa pochissimo, non ha pretese, e' docile e acritico perche' non conosce il mondo di diritti dei lavoratori e di tutele che le lotte degli anni '70 avevano generato prima di venire spazzate via dal pensiero unico neoliberista.
Se ragioniamo in termini di lavori del passato non cogliamo le problematiche del presente secondo me. E quindi non riusciamo a formulare proposte positive, che mettano al centro la persona (non il lavoratore).
Comunque si', un sussidio di disoccupazione dignitoso e un sostegno al reddito per chi ne ha bisogno (misure che pure non si vedono all'orizzonte) sarebbero un ottimo inizio: sono ovviamente d'accordo.
Se leghi la possibilitĆ della tua "crescita personale" a uno stipendio che dovrebbe venirti corrisposto dallo Stato, per te la vedo davvero male.
Ancora una volta, non capisco perche' tu senta il bisogno di offendermi dato che non ci conosciamo. Da dove nasce questo tuo bisogno di attaccarmi a livello personale?
Dove ho scritto che lego la possibilita' della *mia* crescita personale a uno stipendio che dovrebbe venir*mi* corrisposto dallo Stato?
Sono sicuro che, se ne hai la volonta', il senso collettivo/ sociale di questo post lo capisci da solo.