314/ 2025 e 2024.
Buon 2025 un po' in ritardo agli ascoltatori del programma che passano di qui regolarmente per consultare gli elenchi dei dischi trasmessi e ascoltare i podcast, e a chi è capitato qui oggi per la prima volta.
Come all'inizio di ogni anno, anche per questo 2025 ho scelto una parola e una frase che vorrei mi accompagnassero per questi 12 mesi.
La parola dell'anno che si apre è per me Offline. Vivere quanto più tempo possibile lontano dagli schermi e a contatto con il mondo reale.
L'espressione è Non farci caso. Non permettere ad alcuno di perturbare la nostra vita e ferire la nostra serenità, con espressioni arroganti e con comportamenti deliberatamente offensivi che spesso originano da un malessere che è solo loro e del quale non possiamo farci carico.
Un ultimo sguardo all'anno che si è da poco concluso è a questo punto d'obbligo, per ringraziare i libri, i film, le mostre e i dischi che ci hanno emozionato particolarmente.
Il tempo e le parole.
Il libro che ho preferito è stato l'illuminante volume dell'economista giapponese Saito Kohei intitolato Il capitale nell'Antropocene. Declina la teoria marxista in chiave decrescitista, come soluzione possibile, forse l'unica, alla distruzione del pianeta che è annullamento finale dell'umanità.
Altri libri che mi sono piaciuti tantissimo e consiglio se ancora non li avete letti sono, in ordine cronologico di lettura, due saggi e due romanzi:
Enrico Deaglio, C'era una volta in Italia 1960 1969
Massimo Recalcati, La legge del desiderio
Murakami Haruki, La città e le sue mura incerte
Sally Rooney, Intermezzo.
Il tempo e i colori.
Mi ha colpito quando ho riletto la lista delle mostre che ho preferito quest'anno constatare che la cinquina comprende quasi solo artisti italiani che hanno vissuto e lavorato nella seconda metà dello scorso secolo.
La mia preferita è quella (ancora in corso ma per poco) dedicata dal Palazzo Reale a Enrico Baj, esponente di spicco della vita culturale di questa città, che ha saputo combinare magistralmente ironia leggera e impegno.
Altre mostre che ho apprezzato particolarmente, ancora una volta in ordine cronologico, sono state:
Pino Pascali, Fondazione Prada
Alessandro Mendini, Triennale
Valerio Adami, Palazzo Reale
Salvarti, Palazzo Reale.
Il tempo e le storie.
Al cinema (perchè sono tutti film che ho visto in quel luogo magico nel quale si riesce a entrare dentro se stessi prendendo congedo temporaneo dal qui e ora) ho preferito su tutte le altre una pellicola girata da una regista sudcoreana che si chiama Celine Song.
Porta il titolo di Past lives e racconta di come nella vita ci si possa incontrare, perdersi, ritrovarsi, perdersi ancora restando presenze importanti che fanno battere forte il cuore. New York così poetica non l'avete mai vista. Musiche di Cat Power e Sharon Van Etten in momenti laceranti di un film che non si dimentica.
E poi mi sono piaciuti tanto (in ordine cronologico, lo sapete già):
Wim Wenders, Perfect days
Marco Amenta, Anna
Luigi Di Capua, Holy shoes
Boris Lojkine, L'histoire de Souleymane.
Il tempo e i suoni.
La musica merita un discorso a parte, perchè essendo la mia passione principale e avendone ascoltata tantissima da sempre non riesco a farne una questione cronologica. Aggiungete che non sono particolarmente interessato alla musica che sta uscendo in questi anni e capite perchè i dischi che ho ascoltato e riascoltato più ossessivamente quest'anno sono stati:
Cure, Seventeen seconds, 1980
Lou Reed, Berlin, 1973
Tom Waits, Closing time, 1973
Tom Waits, Bad as me, 2011
Bob Dylan, Blood on the tracks, 1975.
Tutte musiche oscure nei toni, lo so. Eppure mi hanno dato conforto e un senso di comprensione quando li ho suonati quest'anno e so che a questi dischi mi aggrapperò ancora in futuro. Grato perchè qualcuno tanti anni fa li scrisse senza paura di guardare dentro la propria anima e dialogare con i propri fantasmi.
E adesso, via da questo schermo. Offline, offline!
Ancora buon anno, vi voglio bene.
Altri libri che mi sono piaciuti tantissimo e consiglio se ancora non li avete letti sono, in ordine cronologico di lettura, due saggi e due romanzi:
Enrico Deaglio, C'era una volta in Italia 1960 1969
Massimo Recalcati, La legge del desiderio
Murakami Haruki, La città e le sue mura incerte
Sally Rooney, Intermezzo.
Il tempo e i colori.
Mi ha colpito quando ho riletto la lista delle mostre che ho preferito quest'anno constatare che la cinquina comprende quasi solo artisti italiani che hanno vissuto e lavorato nella seconda metà dello scorso secolo.
La mia preferita è quella (ancora in corso ma per poco) dedicata dal Palazzo Reale a Enrico Baj, esponente di spicco della vita culturale di questa città, che ha saputo combinare magistralmente ironia leggera e impegno.
Altre mostre che ho apprezzato particolarmente, ancora una volta in ordine cronologico, sono state:
Pino Pascali, Fondazione Prada
Alessandro Mendini, Triennale
Valerio Adami, Palazzo Reale
Salvarti, Palazzo Reale.
Il tempo e le storie.
Al cinema (perchè sono tutti film che ho visto in quel luogo magico nel quale si riesce a entrare dentro se stessi prendendo congedo temporaneo dal qui e ora) ho preferito su tutte le altre una pellicola girata da una regista sudcoreana che si chiama Celine Song.
Porta il titolo di Past lives e racconta di come nella vita ci si possa incontrare, perdersi, ritrovarsi, perdersi ancora restando presenze importanti che fanno battere forte il cuore. New York così poetica non l'avete mai vista. Musiche di Cat Power e Sharon Van Etten in momenti laceranti di un film che non si dimentica.
E poi mi sono piaciuti tanto (in ordine cronologico, lo sapete già):
Wim Wenders, Perfect days
Marco Amenta, Anna
Luigi Di Capua, Holy shoes
Boris Lojkine, L'histoire de Souleymane.
Il tempo e i suoni.
La musica merita un discorso a parte, perchè essendo la mia passione principale e avendone ascoltata tantissima da sempre non riesco a farne una questione cronologica. Aggiungete che non sono particolarmente interessato alla musica che sta uscendo in questi anni e capite perchè i dischi che ho ascoltato e riascoltato più ossessivamente quest'anno sono stati:
Cure, Seventeen seconds, 1980
Lou Reed, Berlin, 1973
Tom Waits, Closing time, 1973
Tom Waits, Bad as me, 2011
Bob Dylan, Blood on the tracks, 1975.
Tutte musiche oscure nei toni, lo so. Eppure mi hanno dato conforto e un senso di comprensione quando li ho suonati quest'anno e so che a questi dischi mi aggrapperò ancora in futuro. Grato perchè qualcuno tanti anni fa li scrisse senza paura di guardare dentro la propria anima e dialogare con i propri fantasmi.
E adesso, via da questo schermo. Offline, offline!
Ancora buon anno, vi voglio bene.
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