[Alela Diane, West Finchley Arts Depot, Aprile 2007]


E' sempre la stessa cosa ai festival: per un paio d'ore non succede davvero nulla di interessante e poi tutto all'improvviso bisognerebbe possedere due corpi per riuscire a stare dietro a tutto quello che contemporaneamente accade su palchi diversi.

"Ma e' ovvio che verrai ad ascoltare me!" ha esclamato con il suo solito sorriso troppo simpatico Adem quando gli ho raccontato che il suo set sarebbe capitato sovrapposto a quello di Alela Diane e che non sapevo proprio chi scegliere.

E infatti la prima parte del concerto di quello che e' il mio cantautore folk inglese preferito di questi anni, oltre che una persona umanamente deliziosa, l'ho ascoltata. Ma poi il richiamo di Alela Diane e' stato troppo forte.

(I miei amici che l'hanno ascoltato per intero pero' mi hanno raccontato di qualcosa di memorabile, con Adem che scende dal palco e si mette a suonare tra il pubblico. E quando dice: "Ma io sono piccolo di statura, mi vedete lo stesso da dietro?" il pubblico delle prime file si siede in cerchio attorno a lui ad ascoltarlo in religioso silenzio. Mi hanno detto che si e' trattato di un concerto davvero indimenticabile).

Io, intanto che succedevano queste cose, ero al piano sotto, nel piccolo e raccolto auditorium dell'Arts Depot, in completa adorazione del fingerpicking delicato della magica Alela Diane. Il suo per ora unico album, "The pirate's gospel", e' per il momento la cosa piu' strepitosa uscita quest'anno, insieme al disco di Matt Valentine e Erika Elder su Ecstatic Peace e all'EP di Michael Cashmore con Antony alla voce.

Dal vivo Alela e' di una semplicita' e di una sobrieta' incredibili. Il suo fingerpicking potrebbe uscire tranquillamente da una qualsiasi raccolta di folk delle origini assemblata da Harry Smith. Il silenzio che la circonda aggiunge enorme solennita' alle sue canzoni fatte di un'ispirazione poetica completamente fuori dal tempo.

La ascolto e mi viene in mente quando, qualche anno fa, mi capito' di scoprire nel retro di un pub di King's Cross un cantautore con i capelli lunghi e la barba che suonava seduto su cuscini. O la volta che in un minuscolo teatro di Bloomsbury sali' in pieno pomeriggio sul palco senza venire annunciata una graziosa ragazza che suonava l'arpa. Esatto, Devendra e Joanna, che sono poi i riferimenti piu' prossimi al suono di Alela.

Ha suonato solo mezz'ora Alela, brani presenti sull'album e altri nuovi che, mi ha detto, incidera' a Maggio per un disco che sara' pronto quest'inverno.

Fino ad allora, mi raccomando, non perdete le delizie di "The pirate's gospel", che esce in questi giorni anche in Europa, pubblicato da Names.


[Headliners del festival, lo dico per completezza d'informazione, erano gli Earlies. Comprai quando usci' il loro album e non mi convinse, tanto meno mi hanno convinto dal vivo. Immaginate un incrocio tra Arcade Fire e Beta Band se non li avete mai sentiti. Non fanno proprio per me].

Commenti

Andrea ha detto…
il sito di alela diane rivela che la sua impostazione "country" e' tutt'altro che una facciata...

pizzi, merletti, gatti...

http://www.aleladiane.com/
Fabio ha detto…
Negli Stati Uniti e' nato alcuni anni fa un movimento contro-culturale legato all'arte dell'uncinetto. Una sorta di recupero delle radici e di una tecnica lenta, contrapposta alla produzione di massa e ai vestiti lo cost.

I gatti sono adorabili, e Alela il suo gatto l'ha anche citato tra una canzone e l'altra, Sabato pomeriggio.

Il sito e' superlativo. Guarda questa foto: http://www.aleladiane.com/about.html.
Anonimo ha detto…
Per maggiori approfondimenti sulla musica femminile underground e - tra le mille altre cose - sul knitting alternativo (!), Fabio e lettori di Fabio sono invitati a leggere Venus (www.venuszine.com), splendida rivista di Chicago che tratta del binomio musica/donne. Particolarmente interessante perche' ne parla da una prospettiva femminile, cosa rara nel rock. Di Alela sono stati loro a scrivere per primi nel 2006. La rivista non si trova in edicola in Europa e, quindi, l'abbonamento e' un must. Vivamente consigliata.
Fabio ha detto…
Ti leggo da New York Marco, mi hai ricordato una rivista davvero strepitosa. Other Music non l'aveva nell'espositore, ma non mi do per vinto, prima di tornare a Londra faccio un salto da Borders dove dovrei trovarla.
Anonimo ha detto…
Fabio: info per te e per i tuoi lettori.
Il numero nuovo di Venus (Summer 2007) sara' nelle edicole americane il primo giugno prossimo. Ora trovi quello con Feist in copertina. Ti consiglio di recuperare anche il precedente, con una splendida foto di copertina a Cat Power e intervista alla regista di "Old Joy" (a proposito, lo sapevi che era una donna? Non e' ancora piu' sorprendente sapere che una simile bellissima esplorazione dell'animo maschile sia stata fatta da una regista?)
Comunico anche una buona notizia a te e a chi ti legge: Arthur sta per rinascere. Presto, iniziera' la nuova serie (Volume II).
Disponibili in rete articoli preparati per il numero 26 mai uscito. Buona lettura su www.arthurmag.com
Chiudo con i consigli raccomandando fortissimamente - di diritto tra i dischi dell'anno - l'album d'esordio dei Lavender Diamond, in uscita ad inizio maggio su Matador negli USA e Rough Trade in EU. Dalla California con amore, esattamente 40 anni dopo la mitica "summer of love" (1967)....
Fabio ha detto…
Grazie per tutti questi consigli. A chi ancora non lo possedesse, consiglio di recuperare l'EP "The cavalry of light" dei Lavender Diamond, che se non sbaglio mi portasti tu da New York prima che venisse stampato in Inghilterra - e che trasmisi a suo tempo a Prospettive Musicali. Disco che continuo ad ascoltare con piacere.

Della possibile rinascita di Arthur avevo letto su Wire di Maggio. Tra gli articoli nuovi in rete ce n'e'anche uno di Thurston Moore (il suo meglio del 2006).

Di Kelly Reichardt, guarda che bella questa foto, scattata mentre dirigeva il sublime "Old joy": http://www.filmmakermagazine.com/winter2006/images/sundance/old_joy.jpg.
Anonimo ha detto…
ora sono qui per segnalarvi che, in barba ad ogni convenienza di “coolaggine” ( intraducibile necessità di questi tempi duri…insomma la professione di essere cool che tutti sembrano seguire eccetto quelli che, per apparire ancora più cool fanno i non cool—-) insomma, io credo che il dovere di un musicista sia nella condivisione e così mi andrebbe che voi passaste da www.myspace.com/rigorighetti e vi ascoltaste 4 brani da me cantanti ( ringhiati) e scritti nonchè arrangiati e registrati a mie spese ….e poi magari se vi va mi diciate che ne pensate……e se non vi va buon 1°maggio —-
rigo